Un'altra pagina della crisi infinita del Manchester United
- Postato il 28 agosto 2025
- Di Il Foglio
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Un'altra pagina della crisi infinita del Manchester United
Puntuale come la scadenza di una cambiale, anche Ruben Amorim è passato dall’elenco degli allenatori rampanti a quello, ultimamente decisamente nutrito, dei tecnici divorati dal Manchester United. C’era una volta il “maledetto United”, come venne definito nell’omonimo romanzo (“The Damned Utd”) da David Peace il Leeds allenato da Brian Clough nei 44 giorni che ne misero a dura prova la carriera dopo i formidabili anni al Derby County. Clough, maestro della panchina, seppe però sopravvivere reagendo alle dinamiche di quel Leeds, fuggendo giusto in tempo per poi tornare a splendere alla guida del Nottingham Forest, trascinato due volte sul tetto d’Europa. Adesso il maledetto United sembra quello di Manchester, che continua a spendere e spandere senza trovare neanche lontanamente il bandolo della matassa.
Comprano e vendono, i Diavoli Rossi, talvolta svendono, facendo le fortune altrui: il Napoli ne ha già goduto con il talismano McTominay e chissà che con Hojlund non si ripeta il copione. E cambia allenatori come se fossero magliette, nella speranza di trovare quello adatto. Amorim ha sacrificato il suo progetto portoghese, ha lasciato lo Sporting nel momento di massimo splendore, dopo aver battuto in Champions League il Manchester City, convinto di essere l’uomo giusto per interrompere una striscia infernale. Dall’addio di David Moyes ci hanno già provato in sette, escludendo gli interim di Ryan Giggs, Michael Carrick e Ruud van Nistelrooy, vecchie glorie accorse al capezzale. E se Louis van Gaal e José Mourinho non avevano nulla da dimostrare, forti di un passato glorioso, per Solskjaer, Rangnick, ten Hag e Amorim, quella dello United è stata una panchina per cuori forti. Qualche trofeo qua e là è arrivato, ma la musica non cambia.
Nel tracollo in Coppa di Lega contro il Grimsby, avanzato ai calci di rigore dopo essere andato addirittura avanti 2-0 davanti al proprio pubblico (a proposito, da queste parti forse sarebbe il caso di dare un’occhiata al meccanismo delle coppe inglesi, più che all’usanza di giocare nel bel mezzo delle feste natalizie), Amorim ha visto cedere di schianto la sua reputazione, diventando un meme istantaneo a causa di un’inquadratura che lo ha immortalato intento a giochicchiare con la lavagnetta degli schemi mentre la sua squadra era sotto di due reti contro una formazione di quarta serie.
“Per come è iniziata la partita, non eravamo nemmeno in campo. Ha vinto la squadra migliore, l’unica che era davvero sul terreno di gioco. Penso che a questo punto qualcosa debba cambiare, questo è il limite. Abbiamo perso ai rigori, ma la sensazione è la stessa: penso che il calcio, per stavolta, sia stato onesto con ciò che aveva detto il campo”, ha dichiarato a fine partita, con un esercizio di brutale onestà che lascia però svariate domande. “Non si può cambiare tutto in un’estate, ma queste partite vanno vinte: quando giochi con una formazione di quarta serie, non può essere solo colpa del portiere”, ha poi aggiunto, con un chiaro riferimento all’ennesima papera di André Onana, acquisto dai contorni tragici per lo United ed esaltanti per l’Inter. Adesso l’esonero, con una media punti che dal suo arrivo supera di pochissimo l’1,30 a partita in 45 panchine, sembra dietro l’angolo. E poi? Avanti il prossimo.
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