Una terapia rivoluzionaria contro l'infiammazione
- Postato il 8 dicembre 2024
- Di Focus.it
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Cellule immunitarie potenziate ad hoc per lenire l'infiammazione potrebbero rappresentare, in futuro, una svolta nel trattamento dei pazienti reduci da trapianto o affetti da malattie autoimmuni. Rispetto alle terapie usate oggi, a base di farmaci immunosoppressori, che nel ridurre l'infiammazione ovunque abbassano però le difese immunitarie, esponendo i pazienti a potenziali nuove infezioni e forme tumorali, il nuovo approccio a base di cellule ingegnerizzate per intervenire solo dove necessario potrebbe risultare rivoluzionario. La scoperta è stata pubblicata su Science.. Infiammazione: spegnerla solo dove serve. Un gruppo di scienziati dell'Università della California di San Francisco ha deciso di sfruttare versioni ingegnerizzate in laboratorio di linfociti T (le cellule immunitarie che di norma riconoscono e distruggono le cellule infettate e limitano la riproduzione di un patogeno o delle cellule tumorali) per farne "arbitri" immunitari, in grado di calmare reazioni infiammatorie eccessive. L'idea era di ricercare un modo più preciso di disattivare il sistema immunitario solo dove occorre, per scongiurare un'infiammazione potenzialmente dannosa.. In cerca di freni efficaci. Il corpo umano ha già un naturale freno inibitore della risposta immunitaria: si tratta dei linfociti T soppressori, che intervengono a spegnere la risposta immunitaria quando essa non è più necessaria (per esempio, perché l'infezione è sotto controllo). Queste cellule, tuttavia, non sempre riescono a intervenire quando la reazione immunitaria è dannosa. Nei pazienti con diabete di tipo 1, per esempio, il sistema immunitario malfunzionante distrugge le cellule delle isole pancreatiche o di Langerhans, che producono l'insulina, e i linfociti T soppressori stanno a guardare.. Intervento sartoriale. Il team californiano ha trasferito le proprietà antinfiammatorie dei soppressori in un altro tipo di cellula immunitaria: le cellule CD4, continuamente in circolo nel sistema sanguigno e in quello linfatico. Questi linfociti - gli stessi che vengono usati per la terapia CAR-T per neutralizzare le cellule tumorali - una volta riconosciuto il loro bersaglio, producono molecole proteiche che attivano altre componenti del sistema immunitario. In più, queste versioni ingegnerizzate di CD4 sono state dotate di un sensore molecolare che le potesse guidare fino al tessuto desiderato.. trovare il bersaglio e proteggerlo. Gli scienziati hanno preparato una prima popolazione di queste cellule affinché fossero in grado di ricercare le cellule delle isole pancreatiche e, una volta sul posto, di produrre due molecole capaci di ammansire i linfociti T killer o citotossici, quelli che distruggono le cellule riconosciute come infette (e che risultano impazziti nelle risposte di tipo autoimmune).
Quando questi novelli "arbitri immunitari" sono stati introdotti in topi reduci da un trapianto di cellule di isole pancreatiche, una procedura per i pazienti affetti da diabete di tipo 1: hanno trovato le cellule appena introdotte e vulnerabili a un attacco e hanno evitato che il sistema immunitario si armasse contro di esse.. Sedare solo dove occorre. Se in futuro questa terapia divenisse attuabile sull'uomo, significherebbe la possibilità di spegnere la risposta immunitaria non in tutto l'organismo, con gli effetti collaterali che ne derivano, bensì solo dove il sistema immunitario si sta comportando in modo improprio. La nuova tecnologia potrebbe inoltre essere sfruttata per perfezionare le terapie con cellule CAR-T in modo che queste attacchino solo i tumori e non le cellule sane..