Una scoperta sorprendente nel cuore della Sardegna

  • Postato il 12 aprile 2025
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  • Di SiViaggia.it
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Nel suggestivo scenario naturale delle campagne di Baunei, nel Nuorese, la scienza ha segnato un nuovo e importante capitolo della paleontologia italiana.

Durante le riprese di un documentario dedicato al paesaggio geomorfologico della Sardegna, un team di ricercatori composto dai professori Antonio Assorgia, Sergio Ginesu e Stefania Sias (rispettivamente delle Università di Sassari e Cagliari) ha individuato una serie di impronte fossili attribuibili con alta probabilità a un dinosauro. Si tratta di un evento straordinario, non solo per la portata scientifica, ma anche perché segna la prima vera evidenza diretta della presenza dei dinosauri sull’isola.

L’eccezionalità della scoperta risiede nel fatto che fino a oggi, nessuna traccia così esplicita e ben conservata era mai stata rinvenuta in Sardegna. Le impronte, perfettamente incastonate in una formazione rocciosa risalente al Giurassico, offrono una testimonianza tangibile della fauna che popolava l’area milioni di anni fa. Un ritrovamento avvenuto quasi per caso, ma che, come spesso accade in ambito scientifico, è destinato a ridefinire molte certezze.

Un teropode sulle coste giurassiche dell’isola

Secondo le analisi condotte dal gruppo di ricerca, le impronte appartengono con ogni probabilità a un teropode: un dinosauro carnivoro bipede, conosciuto per l’andatura agile e per le sue doti predatorie. Il terreno su cui l’animale si è mosso (e sul quale ha lasciato le sue tracce) era costituito da sedimenti sabbiosi e fangosi, tipici di ambienti costieri e palustri, soggetti al continuo alternarsi delle maree.

Datato al Giurassico medio, circa 165 milioni di anni fa, il dinosauro ha camminato in un ecosistema molto diverso da quello attuale, ma la cui composizione geologica ha permesso di conservare in maniera eccezionale le sue orme. La superficie su cui le impronte sono state identificate non racconta però la storia di un solo individuo: sono infatti visibili anche altri segni fossili, compatibili con la presenza di specie coeve, che contribuiscono così a delineare un quadro più ampio della biodiversità mesozoica dell’area.

Il valore scientifico e divulgativo del ritrovamento

La scoperta è emersa nel corso di un progetto di documentazione che da anni coinvolge il regista e produttore Francesco Ginesu. Lo stesso Ginesu, in un post condiviso sui social, ha sottolineato quanto tale ritrovamento, pur avvenuto in modo fortuito, rappresenti un momento di svolta: “Una scoperta eccezionale, emersa quasi per caso ma che, come spesso accade nella scienza, ha il potere di cambiare radicalmente ciò che pensavamo di sapere“.

Il progetto del documentario (frutto di sei anni di lavoro a stretto contatto con gli studiosi) ha avuto il merito non solo favorire direttamente la scoperta, ma anche di aprire nuovi scenari di ricerca sul passato geologico e faunistico della Sardegna.

I risultati sono stati approfonditi in due appuntamenti pubblici, a Sassari e a Baunei, con l’intervento dei protagonisti della ricerca e il paleontologo Marco Zedda dell’Università di Sassari. L’obiettivo è quello di condividere con la comunità scientifica e con il pubblico gli sviluppi e le implicazioni di un rinvenimento che promette di avere rilevanza internazionale.

La scoperta avvenuta a Baunei si inserisce con forza nel rinnovato interesse per la paleontologia italiana, e rappresenta un tassello fondamentale per comprendere la suddivisione dei dinosauri nell’area mediterranea.

Autore
SiViaggia.it

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