Una nuova definizione di obesità
- Postato il 19 gennaio 2025
- Di Focus.it
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Una nuova e appena proposta definizione di obesità va oltre gli attuali standard di misurazione per meglio valutare lo stato di salute complessivo dei pazienti, e stabilire quanto l'eccesso di grasso incida sulla vita di tutti i giorni.
In uno studio pubblicato sul Lancet Diabetes and Endocrinology, una cinquantina di scienziati invita ad adottare una visione più sfumata dell'obesità, non delimitata soltanto dai rigidi paletti dell'indice di massa corporea, poiché non necessariamente una situazione di sovrappeso deve essere patologica.. Obesità: che cosa prevede la definizione standard?. L'OMS definisce l'obesità una malattia cronica complessa contraddistinta da un eccesso di depositi di grasso che possono danneggiare la salute. L'obesità, si legge sul sito dell'Organizzazione, «può causare un aumento del rischio di diabete di tipo 2 e malattia cardiaca, può compromettere la salute delle ossa e quella riproduttiva, aumentare il rischio di certi tipi di cancro. L'obesità influenza la qualità di vita, del sonno e del movimento».. Attualmente, la diagnosi di sovrappeso e obesità viene effettuata misurando peso e altezza e calcolando con questi parametri l'indice di massa corporea, IMC (in inglese body mass index, BMI), ossia il rapporto tra il peso (kg) e il quadrato dell'altezza (metri quadrati). Si parla di sovrappeso quando l'IMC è uguale o maggiore di 25 e di obesità quando è uguale o maggiore di 30.. Obesità: perché l'IMC non basta. L'obesità definita dall'IMC è riconosciuta come causa di malattie cardiache, diabete di tipo 2, osteoartrite e altri problemi di salute legati per esempio all'infiammazione cronica, o alla capacità del grasso addominale di infiltrarsi in organi come il fegato e il pancreas, fino a comprometterne la funzionalità. Tuttavia, l'indice di massa corporea da solo non basta a descrivere la natura e la distribuzione del grasso corporeo di una persona, né descrive bene il suo stato di salute.
«Con il BMI, non sappiamo se quel peso "in eccesso" sia dovuto a un eccesso di grasso corporeo o a una maggiore massa muscolare o massa grassa», spiega Francesco Rubino, Professore di Chirurgia metabolica e bariatica al King's College London e Presidente della Commissione sull'Obesità Clinica che ha redatto il rapporto sul Lancet.. «Alcuni individui con obesità possono mantenere una normale funzione d'organo e un buono stato di salute globale, anche a lungo termine; mentre altri mostrano segni e sintomi di malattia grave qui e adesso», aggiunge Rubino. Anche quando la distribuzione del grasso corporeo è misurata in modo rigoroso, oltre all'IMC anche con scansioni ai raggi X o valutazioni del grasso addominale, il modo in cui il grasso in eccesso impatta sulla salute dipende da fattori individuali. Come la genetica, l'età, l'etnia, l'alimentazione.. Obesità: come andrebbe definita, allora?. Rubino e colleghi propongono una definizione più sfumata di obesità, che divida i pazienti in affetti da obesità clinica o preclinica. Entrambe sarebbero caratterizzate da grasso corporeo in eccesso, ma solo l'obesità clinica comprenderebbe sintomi rilevabili come difficoltà respiratorie, problemi cardiaci, difficoltà nel condurre le attività di tutti i giorni. La forma preclinica riguarderebbe pazienti che sono a rischio di sviluppare i sintomi citati, ma che grasso a parte parrebbero in un buono stato di salute e di funzionalità d'organo.. A livello pratico, i medici dovrebbero, oltre a calcolare l'IMC, analizzare in modo diretto i livelli di grasso corporeo misurando il girovita e con esami ai raggi X, prescrivere esami del sangue per valutare la salute degli organi interni e interrogare i pazienti sui sintomi avvertiti. Per i sanitari si tratterebbe di un carico di lavoro aggiuntivo, che però porterebbe a terapie personalizzate e a migliori esiti di cura in quella che è a tutti gli effetti un'epidemia, che riguarda oltre un miliardo di persone nel mondo.. La questione dei farmaci per la perdita di peso. La nuova definizione è di particolare importanza data la diffusione di farmaci dal rapido effetto dimagrante, come quelli a base di semaglutide. La riformulazione di obesità proposta permetterebbe infatti «un accesso tempestivo ai trattamenti basati sull'evidenza per gli individui con obesità clinica, come si conviene per le persone affette da qualche forma di patologia cronica», dice Rubino, e «strategie di trattamento per la riduzione di rischio per le persone con obesità preclinica, che presentano un rischio aumentato, ma senza patologie concomitanti. Questo potrà facilitare una riallocazione razionale delle risorse sanitarie»..