Una "montagnola" artificiale per favorire Pogacar ai mondiale di Abu Dhabi del 2028? Velocisti sul piede di guerra
- Postato il 3 dicembre 2025
- Di Virgilio.it
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Col ciclismo su strada in letargo, in attesa della ripresa degli appuntamenti ufficiali in programma a gennaio in Australia, ogni notizia è buona per provare a destare un po’ di scalpore. E non è un caso che da qualche tempo a questa parte ogni volta che si parla di Tadej Pogacar si finisca per innescare qualche piccola miccia. Anche se stavolta lo sloveno ha ben poche “colpe”: l’ultimo nodo del contendere riguarda i mondiali del 2028, quelli che l’UCI ha assegnato ad Abu Dhabi (non è la prima volta del Medio Oriente, che già nel 2016 ospitò i campionati del mondo in Qatar, con la vittoria di Peter Sagan), che a detta di qualcuno vorrebbero diventare l’ennesimo pretesto per favorire il campione sloveno.
- L'idea "rivoluzionaria": rendere la vita dura ai velocisti
- Al Wathba è un'opera ingegneristica, ma quanto "sportiva"?
- I dubbi degli addetti ai lavori e l'appello di Madiot
L’idea “rivoluzionaria”: rendere la vita dura ai velocisti
Se nei giorni scorsi avevano fatto rumore le parole pronunciate da Pogacar riguardo la necessità di invertire nel calendario World Tour le date di Giro e Vuelta, con la corsa rosa da posticipare a fine agosto e quella spagnola da anticipare a maggio (il comitato dei corridori ha apprezzato, ma i diretti interessati hanno risposto picche), stavolta Pogacar è finito nel calderone senza alcuna responsabilità.
Perché a far discutere è piuttosto la volontà degli organizzatori del mondiale di ciclismo 2028 di installare una collinetta artificiale nei chilometri conclusivi della corsa per rendere un po’ più duro il compito ai velocisti, e quindi in qualche modo favorire possibili attacchi da parte di finisseur o gente abituata a certe classiche (Pogacar è l’identikit che calza a pennello per entrambe).
Al Wathba è un’opera ingegneristica, ma quanto “sportiva”?
Al Wathba, questo il nome della “montagnola” che dovrebbe sorgere lungo il percorso, sarebbe una vera e propria opera di ingegneria al servizio del ciclismo: rispetto alla lunghezza attuale di 1,4 km si passerebbe a un tratto da quasi 4 km, con una pendenza media del 6,5% e punte anche del 13%.
Un tratto abbastanza lungo per mettere fuori causa i velocisti, favorendo chi come Pogacar potrebbe far saltare il banco e salutare la compagnia. E la cosa chiaramente non è piaciuta agli specialisti degli sprint, che dopo tanti anni di anticamera non vedevano l’ora di tornare a giocarsi un mondiale in volata.
I dubbi degli addetti ai lavori e l’appello di Madiot
Pogacar è un uomo UAE, e come tale da quelle parti tutti sognano di vederlo trionfare una volta di più in maglia iridata. In tanti però hanno cominciato a far capire di averne le tasche piene di questo ciclismo che guarda sempre e solo agli interessi di pochi, in nome dello spettacolo (legittimo, ma pur sempre penalizzante per la maggior parte del gruppo).
“L’UCI deve riprendere in mano il controllo della situazione, perché mi rifiuto di pensare che possa avvallare il progetto di costruzione di una montagnola artificiale per avvantaggiare un singolo corridore a discapito di altri”, ha detto Marc Madiot, storico manager della Groupama-FDJ. “Questo non è più sport, ma solo marketing. E non è un bene per il ciclismo”.