Una donna vestita da orso per una mostra viene presa a pugni da un visitatore: “È stato come un terremoto. Io sono caduta giù e ho iniziato ad urlare”
- Postato il 7 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Durante una visita alla mostra immersiva Art of Play, allestita negli spazi comunali di Roma e curata da Postology Srl, un uomo ha preso a pugni a quello che credeva fosse un pupazzo. In realtà, dentro il costume da orso rosa, ovvero una mascotte pensata per abbracciare il pubblico, c’era una persona: una giovane attrice professionista. Il colpo l’ha fatta cadere a terra. Portata al pronto soccorso, nei giorni successivi ha ricevuto una prognosi di sessanta giorni. Ora, assistita dalla Cgil, ha sporto denuncia e chiesto giustizia.
“È stato come un terremoto. Io sono caduta giù e ho iniziato ad urlare. Mi sono molto agitata anche perché sotto al costume da teddy indossavo gli occhiali, che si sarebbero potuti rompere. Cosa che, fortunatamente, non è successa”, racconta a Fanpage.it. La scena è avvenuta davanti alle telecamere di sorveglianza. L’uomo si sarebbe giustificato così: “Non sapevo ci fosse dentro una persona, ma non è scritto da nessuna parte!”.
L’aggressione non è un episodio isolato. La performer racconta che le molestie da parte del pubblico si ripetono da mesi. “Già da novembre, quando la mostra è stata aperta al pubblico, spesso abbiamo subito molestie, spintoni e bullismo. Una situazione che peggiora durante i weekend, quando i visitatori aumentano e la folla si muove incontrollata verso di noi”. E quel 13 aprile, il giorno del pugno, la sala era quasi vuota: “Non c’era quasi nessuno, poi sono entrati loro. Varcata la soglia, la donna ha iniziato a riprendere l’uomo. Si è avvicinato con calma. Indossando il pupazzo riuscivo a vedere tutto frontale, ma non ai lati. E mi ha sferrato un cazzotto”.
Le conseguenze non sono state solo immediate. Dopo una prima visita in pronto soccorso, la donna ha continuato ad accusare malesseri: “Cinque giorni dopo le ferite si sono sgonfiate, ma ho continuato a stare male. Nausea, dolore alla tempia e all’occhio, giramenti di testa. Così sono tornata in ospedale, al Gemelli, e dopo una visita maxillo-facciale mi hanno dato due mesi di prognosi, ma dovrò continuare a fare altre visite. La prossima, ad esempio, è dall’otorinolaringoiatra”.
Il danno fisico si somma a quello psicologico. “Ogni giorno da tempo, per me, andare a lavorare comportava una buona dose di ansia. Quel costume spesso mi ha fatto venire anche gli attacchi di panico. Da subito ho lamentato che questo sistema non andava bene e ho chiesto di cambiarlo. Avrebbero dovuto specificare che all’interno della mascotte si trovava una persona. Potevano dirlo con la canzone di sottofondo, mettere un cartello, farlo presente in biglietteria. Potevano farci parlare, ma non volevano“, ha confessato.
Ora l’attrice ha deciso di denunciare. Non solo l’aggressore, ma anche il contesto lavorativo che non ha garantito sicurezza né tutele. “Non potrò lavorare per sessanta giorni, ma le conseguenze dureranno almeno un anno, Non si può lavorare in condizioni di sicurezza precarie, non si può trattare così la vita delle persone. Per questo ho deciso di non restare in silenzio”.
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