“Una commissione d’inchiesta per Attanasio, Iacovacci e Paciolla”: l’appello dei familiari. Ma la maggioranza diserta e non firma

  • Postato il 5 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Altro che il sostegno trasversale richiesto dai familiari di Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mario Paciolla, che da tempo rivendicano di istituire una commissione d’inchiesta per ottenere verità e giustizia sulle morti dell’ambasciatore e del carabiniere nella Repubblica Democratica del Congo, così come del giovane cooperante in Colombia. Nel giorno della presentazione della proposta di legge, sostenuta da tutte le opposizioni e con primo firmatario il senatore di Azione, Marco Lombardo, nessuno tra i parlamentari delle forze che sostengono il governo Meloni si presenta all’iniziativa nella Sala Koch del Senato. Un “silenzio che fa rumore“, denunciano i familiari.

Nonostante gli appelli all’unità, di fronte a “morti che non hanno colore politico”, le firme del centrodestra non si sono unite, almeno per ora, a quelle delle opposizioni a favore della proposta di legge. “Io ho raccolto la disponibilità personale di parlamentari della maggioranza. Non faccio nomi, ma queste sensibilità ci sono. Evidentemente c’è qualcosa che li blocca. Noi dobbiamo rimuovere questo ostacolo di natura politica”, ha rivendicato Lombardo.

Poco prima erano stati i familiari delle vittime a denunciare le assenze: “Spiace che in quest’Aula non siano presenti rappresentanti della maggioranza. Ma spero che questa giornata smuova le coscienze. Mi rivolgo soprattutto ai parlamentari che dovranno esprimersi: chi si asterrà da questo impegno civile sarà come dichiararsi complice indiretto di questo atroce crimine”, aveva spiegato Salvatore Attanasio, padre di Luca. Per poi rivendicare, ai microfoni del Fattoquotidiano.it: “Se mi aspettavo la presenza del ministro degli Esteri Antonio Tajani o di altri esponenti della maggioranza e del ministero a questa iniziativa? Con la Farnesina ho ottimi rapporti, ma c’è qualcosa nei vertici che ostacola un’azione propositiva. Mi sarei aspettato la presenza di altri organi istituzionali”.

Parole simili a quelle di Dario Iacovacci, fratello di Vittorio: “Constatiamo come a livello parlamentare tutto si stia riducendo a una questione politica. Come se la verità sulle morti di Stato possa essere oggetto di convenienza o tatticismi. Oggi una parte dello Stato non si è vista. L’ambasciatore era un dipendente del ministero degli Esteri, mio fratello di quello della Difesa. Non avere oggi qui nessuno ci lascia perplessi e ci fa pensare”.

Le vicende sono differenti, eppure c’è un filo rosso che le lega, così come nel caso di altri processi segnati da depistaggi, ostruzionismo, mancate collaborazioni estere e scarso impegno delle istituzioni italiane (come nel caso del processo sul sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, ndr).

Sia nel caso di Attanasio e Iacovacci, come in quello Paciolla, le inchieste giudiziarie sono arrivate – almeno per ora – a conclusioni a dir poco lacunose. Nel processo contro il Pam, l’agenzia Onu del Programma Alimentare mondiale, per gli omicidi di Attanasio e Iacovacci, lo Stato italiano e il governo non si erano mai costituiti parte civile, mentre per il caso Paciolla l’Italia ha accettato la tesi del suicidio, al di là delle tante incongruenze rilevate dai familiari. “Quello di Mario Paciolla, ha ricordato Don Ciotti, è stato un omicidio camuffato. Noi ribadiamo il diritto alla verità. E chiediamo istituzioni trasparenti, non silenti. Basta depistaggi, basta mezze verità”, hanno ribadito i genitori Anna e Pino Paciolla. Il figlio era stato ritrovato il 15 luglio 2020 senza vita, con tagli ai polsi e un nodo stretto al collo nel suo appartamento a San Vicente del Caguán. Ma loro non hanno mai creduto alla tesi del suicidio. Mentre in Colombia l’inchiesta finiva nel nulla, in Italia si è conclusa con una richiesta di archiviazione.

Così, a cinque anni di distanza dai fatti, la speranza è che una commissione d’inchiesta possa aiutare a fare luce sui due casi, raccogliendo nuove prove, in quanto in possesso del medesimo potere ispettivo della magistratura, pure nell’accesso ad atti riservati. Eppure, come ha avvertito Lombardo, ora “serve la volontà politica” per andare avanti: “Ci sono tutti i tempi tecnici per avviare l’iter della commissione, anche in Aula. Ci appelliamo quindi al presidente del Senato, Ignazio La Russa, e alla maggioranza, perché firmino e si possa partire entro la fine della legislatura”. Firme che al momento mancano, con la maggioranza rimasta in silenzio.

“Lo Stato italiano è coinvolto direttamente e profondamente. Mi chiedo: perché tanta ostilità verso uno strumento di verità e giustizia che dovrebbe essere condiviso da ogni appartenenza politica? Qui è in gioco la credibilità delle nostre istituzioni”, ha rilanciato Dario Iacovacci. “Noi non ci rassegneremo e non archivieremo la memoria di questi nostri tre connazionali. Lo Stato che non è stato in grado di difendere le loro vite dovrà dimostrare di difendere la loro memoria, che è anche quella del nostro Paese”, ha concluso Lombardo.

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