Un viaggio qualunque: non voglio morire

  • Postato il 31 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Un viaggio qualunque: non voglio morire

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Un ragazzo aggredito su un treno a Milano sussurra “non voglio morire”, e quel grido rompe l’illusione della normalità. Perché non è normale viaggiare con la paura accanto, né restare spettatori mentre l’umanità vacilla.


Ero al mare, in un pomeriggio come gli altri, in uno di quei momenti in cui cerchi solo leggerezza. Invece, scrollando tra un post e l’altro, o trovato un video che mi ha tolto il fiato. Ho visto uno sguardo spaventato e una voce tremante che diceva solo: “non voglio morire”.

È successo su un treno, a Milano, qualche giorno fa. Tre persone hanno aggredito un ragazzo, un pendolare, colpendolo al collo. Lui ha provato a reagire, ma si è ritrovato per terra, sanguinante, con quel pensiero che nessuno dovrebbe mai avere: “sto per morire.”

Non riesco a smettere di pensarci. Spesso prendo anche io il treno, molte mie colleghe prendono il treno più volte al giorno, come tanti studenti e lavoratori, e so cosa vuol dire contare le fermate, pensare a un esame, mandare un messaggio prima di scendere. Nessuno dovrebbe salire su un treno e avere paura di non tornare a casa. E invece succede.

Non se ne parla abbastanza e finiamo per abituarci, come se fosse normale sentire notizie del genere. Ma non lo è.

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PRETENDERE SICUREZZA NON È UN PRIVILEGIO, È UN DIRITTO

Non è normale che la violenza viaggi con noi. Non è normale che un ragazzo chieda aiuto con gli occhi mentre le persone si fermano per filmarlo. Non è normale che serva un video virale per scuotere le coscienze.

Fermiamoci tutti un secondo, oggi, a pensare. A quanto fragile sia la nostra routine, bastano pochi minuti per cambiare tutto. Non possiamo accettare che l’unica protezione sia la fortuna.

Scrivo da studentessa, da ragazza, da essere umano. Quel ragazzo poteva essere chiunque. Poteva essere mio fratello, potevo essere io.

Non lasciamo che questa diventi solo l’ennesima storia che si dimentica. Usiamola per cambiare qualcosa, per pretendere di viaggiare senza paura. Per ricordarci che nessuno, mai, dovrebbe guardare in camera e dire “non voglio morire” su un treno di tutti i giorni. Perché la verità è che finché penseremo “a me non capiterà”, continueremo a vivere in un’illusione comoda, ma pericolosa. E allora sì, forse non possiamo cambiare tutto da soli. Ma possiamo iniziare a pretendere di più. Di meglio. Di umano.

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