Sviluppare un vaccino universale contro i diversi ceppi di Haemophilus influenzae, un batterio responsabile di malattie infettive nei bambini, risolverebbe due problemi in un colpo solo: proteggerebbe i piccoli dalle infezioni e ridurrebbe l'utilizzo di antibiotici, contro i quali il batterio sta sviluppando resistenza.
Una ricerca pubblicata su Nature Microbiology ha trovato che questa possibilità non è poi così lontana perché, a differenza di altri batteri, l'H. influenzae mostra una ridotta variabilità genetica nelle diverse aree del mondo in cui è diffuso. Una "stabilità" che renderà più semplice sviluppare un vaccino che vada bene ovunque.. Uno sgradito compagno d'infanzia. L'H. influenzae (che, a dispetto del nome, è un batterio e non un virus e non causa l'influenza) è un batterio che colonizza, di norma in modo innocuo, il naso e la gola. Si può però spostare in altre parti del corpo causando infezioni di varia gravità: dalle più comuni come otiti o congiuntiviti, alle più gravi come polmoniti e meningiti, per un totale di circa 200 milioni di casi di infezioni pediatriche di vario tipo all'anno.
Esistono 6 tipi di H. influenzae, indicati con le lettere dalla a alla f e distinguibili dalle capsule di polisaccaridi (carboidrati complessi) che li ricoprono. Il più comune è il tipo b (Hib), che può dar luogo a meningite e contro il quale, fortunatamente, esiste già un vaccino altamente efficace. I batteri che non rientrano nel gruppo b danno origine a infezioni meno gravi, come otiti, bronchiti o sinusiti, ma sono comunque responsabili di una buona fetta delle infezioni totali, circa 175 milioni di casi all'anno, contro le quali si fa spesso ricorso agli antibiotici.. Un vaccino universale è possibile. Una collaborazione di scienziati del Wellcome Sanger Institute (Regno Unito), dell'Università di Oslo (Norvegia), dell'Università di Oxford (Regno Unito) e della Mahidol University in Thailandia ha realizzato il primo studio di sequenziamento genomico su larga scala di campioni del batterio raccolti ovunque nel mondo tra 1962 e 2023, ricostruendo così un quadro globale di come è evoluto e di come si presenta il patogeno.. Dopo aver studiato quasi 10.000 campioni di H. influenzae, il team ha concluso che il batterio, a differenza di molti altri importanti patogeni respiratori, non ha evoluto lignaggi regionali specifici. E che, pur avendo una spiccata tendenza alla ricombinazione genetica (cioè allo scambio di materiale genetico tra batteri diversi in fase di riproduzione), queste variazioni genetiche sono costantemente rimosse dalla selezione naturale, perché il batterio nel complesso presenta una variabilità genetica molto bassa. . È un'ottima notizia perché, come spiega Anna Pöntinen, biostatistica dell'Università di Oslo che ha co-firmato lo studio, «se ci fossero state molte varianti locali diverse, sarebbe stato molto più difficile sviluppare un vaccino. I risultati confermano la nostra ipotesi originale: è possibile sviluppare un vaccino universale per proteggere da tutti i tipi di infezioni causate da Haemophilus». Riducendo la dipendenza globale dagli antibiotici ad ampio spettro..