Un tipo di solitudine di cui si parla poco

  • Postato il 7 novembre 2025
  • Di Focus.it
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Studi scientifici e senso comune hanno già attestato la diffusione di un'epidemia di solitudine tra i giovani adulti, forse - ma non soltanto - eredità della pandemia. Ma una lettura monolitica del problema non è utile a trovare soluzioni. Ora uno studio pubblicato su PLOS One rivela che, almeno per le giovani donne, la solitudine ha contorni più ambigui e complessi, e ha a che fare con quella fase specifica di vita in cui si affrontano grandi cambiamenti.. Sole nonostante la rete. Un gruppo di ricercatori dell'Università del Kansas e della Michigan State University (Stati Uniti) ha messo in relazione l'età di circa 4.800 statunitensi con il loro livello di benessere o malessere sociale (connessioni sociali, supporto amicale, numero di amici, solitudine percepita, disconnessione). In linea con gli studi precedenti, dall'analisi è emerso che il periodo in cui ci si affaccia all'età adulta è caratterizzato da solitudine e disconnessione, molto di più di quanto non siano le fasi che lo precedono (la giovinezza) o che lo seguono (il periodo centrale dell'età adulta).. Tuttavia, per un gruppo in particolare, quello delle giovani adulte donne, questo senso di solitudine è parso molto ambivalente: le donne di questa età, individuabile con gli anni successivi alla laurea, presentano infatti un'ampia rete amicale, un'agenda di appuntamenti piena e molti cambiamenti, a fronte di un certo, persistente senso di disconnessione. Questo doppio binario sarebbe più evidente nelle ragazze, che tendono a dedicare più tempo alle amicizie e ad avere aspettative più alte dai legami, dunque più intimi ma più complessi da alimentare. Capita più spesso che queste aspettative siano deluse, e che le giovani adulte, per quanto felici della loro rete sociale, fatichino a ricavare tempo per essa. Da qui la tensione tra il benessere sulla carta e il malessere delle relazioni calate nella vita reale.. Una rivoluzione dietro l'altra. Almeno per una fetta di giovani adulti, più spesso donne e più spesso con un'istruzione avanzata, la solitudine non sarebbe quindi mancanza di relazioni significative, ma più una conseguenza dei grandi cambiamenti tipici di questa fase - trasferimenti, cambi di lavoro, l'inizio di relazioni stabili, matrimoni e convivenze, figli; tappe positive che però causano un declino della socialità e che possono avere conseguenze pratiche sul benessere sociale.. A pesare sulla solitudine sarebbe la carenza di stabilità e di permanenza nelle relazioni: c'è meno tempo per curare relazioni che non siano familiari, dopo anni di interazioni abbondanti e illimitate con gli amici. Anche le relazioni più quotidiane, le amicizie nate sul luogo di lavoro, sono per natura instabili. Al contrario, persone più in là con gli anni, meno colte e con una routine più prevedibile sono meno stressate nella loro sfera relazionale e mostrano un maggiore livello di benessere sociale.. Una fase passeggera. Lo studio si conclude con una nota positiva: si tratta comunque di cambiamenti "buoni", che contribuiscono alla costruzione di sé e che possono alla fine trasformarsi in stabilità, una volta che le persone si sono abituate a quella nuova pelle. Se le relazioni hanno la pazienza di aspettare, e di evolvere, ci sarà di nuovo tempo per coltivarle..
Autore
Focus.it

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