Un estratto di una pianta mediterranea aiuta a curare le malattie infiammatorie intestinali

  • Postato il 2 giugno 2025
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La speranza per chi soffre di colite ulcerosa arriva da un estratto del corbezzolo mediterraneo. In uno studio su modello murino, i topi trattati con l’estratto di Arbutus unedo hanno evidenziato minori lesioni al colon e una drastica riduzione dei marker infiammatori.

Una pianta antica che parla al futuro della medicina

Il corbezzolo è un arbusto sempreverde diffuso lungo le coste mediterranee e le pendici montuose dell’Europa occidentale. Da secoli la sua corteccia, le foglie e i frutti sono stati impiegati in molte tradizioni erboristiche come rimedio per disturbi gastrici, renali e cardiovascolari. Ma è solo negli ultimi anni che i ricercatori hanno indagato in laboratorio le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie di questo vegetale, mettendo in luce un potenziale finora inaspettato per la gestione della colite ulcerosa.

L’idea è nata al Istituto Superiore di Biotecnologia di Beja (Tunisia), dove un gruppo guidato dalla dott.ssa Soumaya Wahabi ha voluto valutare se l’estratto acquoso dei frutti potesse prevenire e alleviare l’infiammazione intestinale. Il loro articolo, pubblicato di recente sul Journal of the Science of Food and Agriculture, descrive esperimenti condotti su un modello murino e apre la strada a nuove indagini su cellule umane e sperimentazioni cliniche.

Cosa rende speciale l’estratto di corbezzolo

Il merito principale dell’estratto di Arbutus unedo risiede nella ricchezza di composti fenolici e flavonoidi: acidi caffeico e ferulico, clorogenico, rutin, quercetina, naringenina e altri ancora. Questi principi attivi, ben noti per la loro capacità di contrastare lo stress ossidativo e i processi infiammatori, si sommano a un potenziale antivirale e antibatterico già evidenziato da studi precedenti.

Più nello specifico, l’estratto riesce a:

  • Limitare i radicali liberi, grazie all’azione antiossidante dei fenoli.
  • Modulare le vie infiammatorie, regolando l’espressione di proteine come NF-κB e COX-2, coinvolte nella risposta immunitaria.
  • Tutela la barriera intestinale, preservando l’integrità della mucosa da danni chimici o infettivi.

Queste proprietà, combinate, rendono l’estratto di corbezzolo un candidato promettente per affiancare terapie convenzionali, con l’obiettivo di ridurre la gravità dei sintomi e la frequenza delle ricadute.

I risultati dello studio

Nel disegno sperimentale, i topi sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto dosi pre-trattamento con l’estratto di corbezzolo per diversi giorni, l’altro no. Successivamente entrambi i gruppi sono stati esposti a un agente chimico noto per indurre una forma di colite simile a quella umana.

Al termine dell’esperimento, il gruppo protetto dall’estratto ha mostrato un dosaggio di lesioni coliche significativamente inferiore, con minore infiltrazione di cellule infiammatorie e un’architettura tissutale più conservata rispetto ai controlli. Inoltre, sono stati registrati livelli più bassi di marker ossidativi e di citochine pro-infiammatorie nelle feci e nel siero.

In sintesi, l’assunzione preventiva dell’estratto pareva arginare il processo di danno alla mucosa, suggerendo un meccanismo di protezione che potrebbe essere sfruttato anche nell’uomo.

Come lavora l’estratto: tra farmaco e nutraceutico

corbezzolo
Come lavora l’estratto: tra farmaco e nutraceutico (blitzquotidiano.it)

Per spiegare questi effetti, gli autori ipotizzano che i composti fenolici agiscano su più fronti. Da un lato, intercettano e neutralizzano i radicali liberi che altrimenti alimenterebbero uno stato di stress ossidativo responsabile di danni cellulari. Dall’altro, inibiscono molecole chiave nella cascata infiammatoria, down‐regolando la produzione di prostaglandine e leucotrieni, sostanze che amplificano il processo infiammatorio.

Per queste caratteristiche, l’estratto di corbezzolo sta attirando l’attenzione di nutraceutici e industrie farmaceutiche, che vedono in esso un ponte fra alimentazione funzionale e terapie mediche tradizionali. La speranza è di integrarlo in formulazioni che possano essere somministrate ai pazienti con colite ulcerosa, non tanto come sostituto dei farmaci, ma come supporto per migliorare la qualità di vita e ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti convenzionali.

Il parere degli esperti di medicina integrata

A proposito di integrazione tra scienza e natura, la dott.ssa Jillian Cohen, specialista in medicina integrativa presso l’Hackensack Meridian Health (New Jersey), definisce i dati “entusiasmanti e incoraggianti”, pur sottolineando che siamo ancora in una fase preclinica. Secondo Cohen, l’estratto di corbezzolo potrebbe rappresentare un passo avanti verso “opzioni più accessibili e sostenibili per la gestione cronica delle malattie infiammatorie intestinali”, ma serve cautela.

Nel suo intervento, la dottoressa richiama l’importanza di:

  • Verificare la sicurezza e la tollerabilità in modelli umani.
  • Studiare l’interazione con farmaci immunosoppressori e biologici già in uso.
  • Valutare gli effetti a lungo termine, evitando approcci improvvisati o non controllati.

Questo approccio integrato, che combina rigore scientifico e rispetto per i rimedi naturali, è fondamentale per tradurre in pratica clinica i promettenti risultati ottenuti nei laboratori.

Cosa puoi fare oggi, in attesa dei trial umani

Mentre il corbezzolo segue il suo percorso di validazione, chi convive con la colite ulcerosa può comunque adottare strategie nutrizionali già supportate dalla ricerca. La dottoressa Monique Richard, nutrizionista, suggerisce di ricorrere a cibi ricchi di antiossidanti, aminoacidi protettivi e polifenoli per sostenere la barriera intestinale:

  • Vegetali a foglia verde e crucifere per il glutatione, un potente antiossidante.

  • Brodo di ossa, legumi e uova per la glutamina, nutriente chiave della mucosa.

  • Tè verde, uva e curcuma per i principali polifenoli (EGCG, resveratrolo, curcumina).

L’idea è abbreviare il gap fra evidenza scientifica e abitudini quotidiane, arricchendo la dieta con alimenti che già svolgono funzioni anti‐infiammatorie e protettive.

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