Un brindisi per gli indiani presi in giro dal Messi Tour

  • Postato il 20 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Un brindisi per gli indiani presi in giro dal Messi Tour

Fatemi iniziare con un brindisi per gli illusi appassionati di calcio dell’ex colonia inglese, che oltre al danno di pagare soldi per partecipare alla baracconata del “GOAT tour” di Lionel Messi, hanno pure subito la beffa di non vederlo nemmeno palleggiare in campo. Anche io avrei sfondato tutto, come hanno fatto i tifosi presenti allo stadio di Calcutta, ma per un motivo diverso: l’inaugurazione della statua alta 21 metri che lo rappresenta è stata una delle più grandi buffonate della storia del calcio recente. 

 

Intanto il monumento assomiglia a Messi tanto quanto le mie chiappe assomigliano a un pandoro, ma poi la cerimonia è stata più triste di un’edizione del Pallone d’Oro con Blatter presidente: Messi neppure non c’era, era in videocollegamento tipo redattore in smartworking; presenti al disvelamento dell’opera d’arte c’erano poche decine di scappati di casa chiaramente prezzolati: indiani barbuti e bambini sorridenti che sventolavano bandiere dell’Argentina tutte identiche; applausi mosci quando il telo viola che copriva la statua ha mostrato un tizio che avrebbe dovuto essere la Pulce con la Coppa del mondo in mano (ma almeno il pacco glielo hanno fatto bello grosso). Insomma, una cosa più brutta della serie di rigori in finale di Coppa Intercontinentale tra Paris Saint-Germaian e Flamengo e più pietosa del “Collina ci ha detto che gli arbitri asiatici sono bravissimi” detto dal presidente della Lega Serie A per confermare Milan-Como a Perth

 

Ho il sospetto che non mi rifarò con la Coppa d’Africa che sta iniziando: un torneo che in Europa serve a far incazzare presidenti e tifosi che si trovano senza giocatori africani per oltre un mese, e ai giornalisti sportivi per fare sfoggio di conoscenze sul piede preferito del terzino destro del Senegal o sul prossimo Salah (il tutto condito dalle annotazioni cripto colonialiste su quanto questo trofeo sia sottovalutato mentre invece non si dovrebbe parlare d’altro, e quindi ve lo spieghiamo noi). 

 

Non penso guarderò una sola partita di Coppa d’Africa a meno che il direttore non mi obblighi. Preferisco leggere l’ennesima intervista a qualche ex calciatore che ha lasciato il calcio da poco, tipo Benatia, e notare come la retorica di “ai miei tempi sì che…” compare sempre più precocemente. “Oggi non ci sono più difensori cattivi, io sì che picchiavo”, dice l’ex juventino. E sono sicuro che quando giocava Benatia qualche ex lamentasse la mancanza di picchiatori in difesa come ai suoi tempi. Tempi che qualche altro ex a sua volta definiva privi di cagnacci mordi-caviglie in area. E così via, all’infinito. Buon Natale, stronzi.

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Autore
Il Foglio

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