Ue-big tech, cosa non piace agli Usa e chi rischia di più
- Postato il 18 dicembre 2025
- Economia
- Di Formiche
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Le regole europee continuano a penalizzare le big tech. Le quali, agli occhi del presidente Donald Trump, subiscono da tempo un trattamento impari.
Non solo tasse, come la digital tax, ma anche una raffica di multe contro i colossi a stelle e strisce. Solo nelle ultime settimane, infatti, le autorità europee hanno multato X per 140 milioni di dollari e hanno intentato cause contro Google, Microsoft, Amazon e Meta. Tutto ciò rappresenta secondo Washington un netto contrasto, dal momento che i fornitori di servizi europei hanno potuto operare liberamente negli Stati Uniti per decenni, beneficiando dell’accesso al mercato americano in condizioni di parità.
Di qui la nuova minaccia di ritorsioni qualora la musica non dovesse cambiare. La firma è quella del Rappresentante per il Commercio degli Usa, organo consultivo della Casa Bianca per le questioni legate al commercio internazionale, sintetizzata in un post su X. In cui si legge che “qualora fossero necessarie misure di risposta, la legge statunitense consente, tra le altre azioni, la valutazione di tariffe o restrizioni sui servizi esteri. Gli Stati Uniti adotteranno un approccio simile a quello degli altri Paesi che perseguono una strategia in stile Ue in questo settore”.
Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, l’amministrazione statunitense intende in particolare avviare una indagine commerciale, usando la Sezione 301 del Trade Act del 1974, che prevede rappresaglie, tra le quali tariffe, in caso di determinazione di comportamenti discriminatori, ingiustificati o dannosi per gli Stati Uniti da parte di nazioni estere.
Tra i marchi europei sui quali Trump potrebbe rivalersi ci sono Accenture, Siemens e Spotify. E vengono menzionati anche DHL, SAP, Amadeus, Capogemini, Publicis e Mistaral AI. Ed ecco la notizia. Secondo un report di Signum Global Advisors, l’Italia resterebbe fuori dal raggio d’azione di possibili rappresaglie. Chi rischierebbe di più sarebbe la Francia, con tre società, la Germania, anch’essa con tre industrie e Spagna, Irlanda e Svezia con una società ciascuna. Ma l’Italia, per ora, non c’è.