Ue, approvato il diciottesimo pacchetto di sanzioni alla Russia
- Postato il 18 luglio 2025
- Di Panorama
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Dopo settimane di trattative, i Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sul 18esimo pacchetto di sanzioni alla Russia. Ieri sera, infatti, il Primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che avrebbe tolto il veto del suo Paese al nuovo pacchetto. «Respingere ulteriormente le sanzioni danneggerebbe la Slovacchia», ha scritto il premier sul suo canale ufficiale di Facebook.
Bratislava richiedeva maggiori garanzie riguardo al settore energetico russo, in particolare per quanto concerne il piano di Bruxelles per l’eliminazione graduale del gas russo entro il 2027. La Slovacchia resta contraria ad eliminare del tutto l’importazione di gas russo nell’Ue, ma negli ultimi giorni la Commissione avrebbe fornito non meglio precisate garanzie.
«L’Unione europea ha appena approvato uno dei pacchetti di sanzioni più forti contro la Russia», ha annunciato, senza ironia, la capa della diplomazia dell’Ue, Kaja Kallas, secondo la quale «Stiamo tagliando ulteriormente il budget bellico del Cremlino, sanzionando altre 105 navi della flotta ombra e i loro armatori, limitando l’accesso delle banche russe ai finanziamenti».
Spazio anche per il nuovo price cap sul petrolio russo, ovvero quella misura che impone un tetto massimo al prezzo di acquisto del greggio di Mosca. Nel caso specifico, la nuova misura approvata dall’Unione andrà a rafforzare il price cap già in vigore (che limita a 60 dollari a barile il prezzo per l’acquisto di greggio russo).
La nuova restrizione stabilirà un prezzo inferiore del 15% rispetto alla media del mercato del greggio russo, che attualmente si aggira sui 64 dollari al barile. Questa restrizione è naturalmente valida solo per i Paesi aderenti all’iniziativa, vale a dire i Paesi Ue e del G7, oltre alle relative flotte mercantili e agli operatori occidentali.
Viene inoltre introdotto un nuovo divieto sulle transazioni relative a Nord Stream 1 e 2, con lo scopo di impedire una loro possibile rimessa in funzione, nonché sull’importazione di prodotti petroliferi raffinati derivanti da greggio russo, anche se lavorato in Paesi terzi (fatta eccezione per Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Svizzera).
Questa misura ha l’obiettivo di chiudere una lacuna che permetteva alla Russia di esportare indirettamente petrolio greggio destinato alla raffinazione. Anche in questo caso, la misura si applica ai soli Paesi aderenti.
Dopo l’approvazione del nuovo pacchetto di sanzioni la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha potuto esultare: «Accolgo con favore l’accordo sul nostro 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Stiamo colpendo il cuore della macchina da guerra di Mosca, colpendo i suoi settori bancario, energetico e militare-industriale. La pressione è alta. E continuerà finché Putin non porrà fine a questa guerra».
Chissà, magari per l’Europa la 18esimo volta sarà quella buona. Certo, nei vari tentativi portati avanti si potrebbe essere incorsi in qualche “danno collaterale”, ad esempio la recessione tedesca, la stagnazione economica di molti Paesi europei (Italia inclusa), e aver aggravato il processo di deindustrializzazione del continente. Tuttavia, per il momento, la cosa sembra interessare assai poco.