Ucraina, oggi i colloqui a Istanbul. Tregua, regioni contese, riarmo di Kiev: i punti sul tavolo. Ma Putin alla fine diserta (e Trump fa lo stesso)

  • Postato il 15 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Vladimir Putin ha proposto giorno e luogo – oggi, giovedì 15 maggio, a Istanbul -, poi di fronte alla proposta di un faccia a faccia avanzata da Volodymyr Zelensky prima ha fatto dire di valutare la possibilità, poi ha deciso di non esserci. Donald Trump, dal canto suo, aveva detto che sarebbe andato sul Bosforo solo se ci fosse stato anche il presidente russo: avuta notizia dell’assenza del capo del Cremlino, il tycoon ha fatto sapere che neanche lui andrà in Turchia. Con buona pace del capo del governo di Kiev, che per giorni ha provato a stanare l’avversario per farlo sedere al tavolo. Invano. Secondo la stampa d’oltrecortina, non sarà della partita anche il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, nonostante qualche indiscrezione lo desse per presente. Nella tarda serata di ieri l’annuncio: sarà Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e attuale consigliere del presidente Vladimir Putin, a guidare la delegazione russa ai negoziati. Si apre all’insegna dell’occasione mancata la tornata di negoziati per la pace in Ucraina fissata per oggi nella città gioiello della Turchia.

Al momento sul tavolo c’è la tregua incondizionata di 30 giorni chiesta da Kiev per avviare le trattative. Mosca ha promesso di valutarla, ma al momento nulla più. Teme, dice, che una pausa così breve possa servire a Kiev per riorganizzarsi e riarmarsi. Una delle poche certezze è che per far tacere le armi Putin vuole le quattro regioni occupate (Crimea, Donetsk, Lugansk e Kherson), anche se non le controlla del tutto, e chiede lo stop degli aiuti militari a Kiev, che da parte sua invece pretende che gli Stati occidentali proseguano sulla strada del rafforzamento delle sue forze di difesa.

Il nodo centrale è quello dei territori contesi, ha confermato nelle scorse ore Steve Witkoff, che negli ultimi mesi ha fatto la spola tra Washington e Mosca ed è atteso a Istanbul venerdì con il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Tra questi c’è anche quello di Zaporizhzhia, che con la sua centrale nucleare è “un piccolo gioiello della corona” nella definizione dell’inviato della Casa Bianca, per la quantità di elettricità che può produrre e che attualmente è “una parte importante di questa discussione”. Tra “i problemi principali” da affrontare c’è anche il modo in cui gli ucraini possano usare il fiume Dnepr e raggiungere” il Mar Nero, strategico per arrivare al Mediterraneo e da lì gli oceani, ha spiegato ancora Witkoff. Dell’ingresso di Kiev o nell’Ue nella Nato che Zelesnky invoca da mesi, poi, lo zar non vuole neanche sentire parlare.

Per la prima volta in oltre tre anni, quindi, Russia e Ucraina sono sul punto di tenere colloqui di pace in Turchia, un Paese “diventato uno dei centri della diplomazia di pace” come ha affermato ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan. La sede scelta è Istanbul, la stessa che nel 2022, a poche settimane dall’invasione, ospitò – dopo le riunioni a Gomel e Brest, in Bielorussia, il 28 febbraio ed il 3 marzo – un incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi in guerra. Quel round negoziale sfociò sostanzialmente in un nulla di fatto, con l’eccezione di un’intesa sui corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili, mentre i colloqui che si tennero alcuni mesi dopo sempre nella metropoli sul Bosforo e che il 27 luglio portarono all’Accordo sul grano, sottoscritto da Russia ed Ucraina con la mediazione di Turchia e Nazioni Unite.

I negoziati si arenarono sostanzialmente perché in quel preciso momento storico la situazione sul campo di battaglia sembrava volgere a vantaggio dell’Ucraina. Il suo esercito, infatti, aveva respinto le forze russe intorno a Kiev e mostrato al mondo prove di presunti crimini di guerra russi che avevano provocato la condanna internazionale. I Paesi occidentali stavano aumentando gli aiuti militari, inasprendo le sanzioni contro Mosca: tutti fattori che rendevano Kiev meno propensa ad accogliere le richieste russe. Ora, il Cremlino – come ha chiarito il consigliere per gli Affari internazionali Yuri Ushakov, atteso a Istanbul- pretende che il nuovo round di colloqui previsti domani riprenda da dove le parti avevano interrotto “tenendo conto della situazione reale“.

Secondo il Wall Street Journal e il New York Times, la bozza parzialmente concordata dei protocolli del 2022 prevedeva che l’Ucraina potesse entrare nell’Ue, rinunciasse ad aderire alla Nato e accettasse di modificare la propria Costituzione per aggiungere una clausola di neutralità che le avrebbe vietato di aderire ad alleanze militari, concludere accordi militari o ospitare sul proprio territorio personale militare, addestratori o sistemi d’arma stranieri. Mosca chiedeva che l’esercito ucraino fosse limitato a 85mila soldati e che i missili in sua dotazione non superassero la gittata di 40 chilometri. La questione dello status della Crimea sarebbe stata affrontata negli anni a venire. In cambio, l’Ucraina avrebbe ricevuto garanzie di sicurezza da un gruppo di Paesi, inclusi i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Gran Bretagna, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia.

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