Ucraina, i ministri indagati nello scandalo tangenti? Zelensky provò a “coprirli” nel rimpasto di governo di luglio

  • Postato il 4 dicembre 2025
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Nel maxi scandalo delle tangenti per 100 milioni di dollari che sta terremotando il governo ucraino sono coinvolti 5 tra ministri e viceministri. Gli stessi 5 sono stati protagonisti del rimpasto voluto da Volodymyr Zelensky a luglio, quando già era noto che almeno uno di loro era indagato dall’Ufficio nazionale (Nabu) e dalla Procura specializzata anticorruzione (Sapo). Una riorganizzazione nella quale a subire i maggiori cambiamenti sono stati i ministeri di Energia e Difesa. Quelli più sferzati dall’inchiesta.

L’operazione “Midas” al momento ha acceso i fari su 4 ministri. C’è Herman Haluschenko, titolare della Giustizia, sospeso dall’incarico dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Medesima sorte ha avuto Svitlana Hrynchuk, fino al 12 novembre responsabile dell’Energia. Ci sono anche Oleksiy Chernyshov, ex titolare dell’Unità nazionale, e Rustem Umerov, ex ministro della Difesa. C’è anche Yuriy Sheyk, ex vice ministro dell’Energia, arrestato martedì in un’inchiesta condotta non da Nabu e Sapo, ma dalla Procura di Kiev. Tutti e 5 sono stati rimossi o “spostati” la scorsa estate, quando il presidente e il suo potentissimo ex capo di gabinetto Andriy Yermak misero mano alla più importante redistribuzione di cariche del mandato.

Accade tutto in neanche un mese. Il 23 giugno la Nabu rende noto che Chernyshov è indagato con l’accusa di essere stato corrotto con uno sconto da 297mila euro su un immobile. Chernyshov non è uno qualsiasi: ministro dello Sviluppo delle Comunità e dei Territori, è anche vice primo ministro ed è molto vicino a Zelensky: le loro famiglie si frequentano, il 12 novembre l’Ukrainska Pravda ha pubblicato un foto in cui i due si troverebbero insieme per le feste del Natale 2022. In quei giorni Chernyshov è fuori dal paese ed è Zelensky in persona a garantire che il ministro non era fuggito e che a breve sarebbe tornato per chiarire la propria posizione. Chernyshov in effetti rientra, il 17 luglio il Parlamento lo rimuove da tutti gli incarichi e abolisce il suo ministero.

Quello stesso giorno Halushchenko, al tempo ministro dell’Energia, viene spostato alla guida della Giustizia. Al suo posto viene promossa Hrynchuk, che fino ad allora era stata la sua vice. Cambia anche il vertice del dicastero della Difesa: Umerov viene messo alla guida del Consiglio nazionale per la sicurezza e il suo ex ministero viene fuso con quello delle Industrie strategiche. Quattro giorni dopo, il 21 luglio, anche Sheyk viene rimosso dalla carica di Primo viceministro dell’Energia.

Oggi tutti e quattro questi personaggi li ritroviamo coinvolti nel più grande scandalo di corruzione della storia dell’Ucraina. Chernyshov è accusato di aver intascato tangenti per 1,2 milioni di dollari e per lui è stata disposta la custodia cautelare. Haluschenko è accusato di aver fatto parte dell’organizzazione che avrebbe incassato mazzette per 100 milioni. Hrynchuk sarebbe stata lo strumento tramite il quale Halushchenko avrebbe mantenuto una forte influenza sul settore energetico. Umerov è stato intercettato mentre discuteva di un appalto con Timur Mindich, ex socio di Zelensky considerato il capo dell’organizzazione criminale: non è formalmente indagato ed è stato sentito come testimone. Sheyk, infine, è accusato di aver gonfiato il costo di un contratto di assicurazione nel settore nucleare in un’inchiesta parallela a quella di Nabu e Sapo.

In quegli stessi giorni accadono anche altri due fatti degni di nota. Il 21 luglio Ruslan Kravchenko, Procuratore generale nominato da e considerato molto vicino a Zelensky, invia poliziotti e servizi segreti negli uffici di Nabu e Sapo che indagavano su Chernyshov. Ma anche su un altro membro del governo: Olha Stefanishyna, ministro della Giustizia e vice primo ministro, accusata di alcuni episodi di abuso d’ufficio, sostituita il 17 luglio alla guida della Giustizia proprio da Haluschenko.

Il 22 luglio, poi, il Parlamento di Kiev – con 263 sì, 185 dei quali espressi da Servitore del Popolo, il partito di Zelensky – approva un disegno di legge il cui proposito era porre Nabu e Sapo sotto la diretta autorità del Procuratore generale, a sua volta nominato dal presidente. La decisione provoca le prime proteste di massa nel paese dall’inizio della guerra e il piano sarebbe andato in porto se non fosse intervenuta l’Unione europea, che minaccia di tagliare diversi programmi di finanziamento se Kiev non fosse tornata indietro sulla decisione. Solo allora Zelensky, che in un primo momento aveva difeso la legge, è costretto a intervenire di persona per ritirarla.

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