Ucraina, ecco la lista delle armi bloccate da Trump: ora per Kiev sarà più dura resistere all’offensiva russa

  • Postato il 2 luglio 2025
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Con 50mila soldati russi pronti a partire all’assalto di Sumy, l’Ucraina dovrà fare a meno anche della risorsa che più di tutte le altre le ha permesso di resistere a tre anni e mezzo di offensiva russa: il sostegno militare americano. La comunicazione della Casa Bianca è la peggiore che potesse arrivare a Kiev in questo momento perché a rimanere bloccati al di là dei confini del Paese di Volodymyr Zelensky sono anche sistemi d’arma fondamentali per frenare l’avanzata russa verso ovest.

L’elenco delle armi bloccate
A fornire la lista è stato Politico e in essa sono contenuti armamenti già noti per l’importanza che è stata loro attribuita negli anni in cui gli alleati discutevano in che modo poter sostenere Kiev. È quindi impressionante trovare tra di esse i PAC-3 per le batterie Patriot, fondamentali per intercettare i missili balistici di Mosca che, usati in maniera massiccia, sono in grado di ridurre in macerie le città ucraine, annientare le linee difensive e aprire così la strada alle truppe di terra della Federazione. I PAC-3 rappresentano la versione più avanzata e leggera dei PAC-2 e sfruttano la tecnologia hit-to-kill che li fa esplodere solo a diretto contatto con il bersaglio. Il tutto li rende in grado di coprire un’area sette volte maggiore rispetto al precedente modello.

C’è poi il datato ma pur sempre utile AIM-7 Sparrow. Questo missile aria-aria non è più in dotazione all’esercito americano ed è considerato obsoleto, ma permetteva comunque alla contraerea ucraina di colpire i velivoli russi. Stesso impiego dei famigerati Stinger, missili terra-aria spalleggiabili resi famosi dalla resistenza dei mujaheddin, armati proprio dagli Stati Uniti, nella guerra russo-sovietica degli Anni 80 e impiegati in altri noti teatri di guerra per abbattere aerei ed elicotteri nemici. Anche questi verranno presto rimpiazzati dagli Usa con sistemi d’arma più recenti e avanzati, ma Washington ha deciso di toglierli comunque dalla disponibilità dei soldati ucraini.

Anche per quanto riguarda il munizionamento, Kiev vedrà calare in maniera importante il numero di proiettili a sua disposizione. La perdita più importante sono senza dubbio le munizioni d’artiglieria da 155 millimetri. Già a inizio 2025 Kiev aveva lamentato la lentezza con la quale gli alleati fornivano questo tipo di munizioni, fondamentali per combattere il nemico russo, e il blocco americano potrebbe presto trasformare quella che fino a oggi era una mancanza in una emergenza.

Non solo artiglieria e sistemi antiaerei sono però oggetto di tagli. Ad esempio, il missile anticarro AGM-114 Hellfire che Kiev monta soprattutto sui droni armati. La sua efficacia è evidente soprattutto quando prende di mira postazioni nemiche e veicoli blindati, grazie anche a un sistema di puntamento laser in grado di colpire un bersaglio fino a 8 chilometri di distanza. Infine, a rimanere fermi nei depositi americani saranno anche i discussi Guided Multiple Launch Rocket System (GMLRS), missili ‘esclusivi’ degli Stati Uniti con una gittata massima di 45 miglia che, secondo quanto emerso in questi anni di guerra, sono stati equipaggiati con bombe a grappolo col doppio scopo di risultare fatali in un’area più vasta per le truppe russe e creare zone minate che rallentino o addirittura blocchino l’avanzata della Federazione in Donbass.

Le conseguenze sulla tenuta ucraina
Difficile credere che dietro alla decisione di Trump si nascondano motivazioni economiche. Più facile pensare che dopo i vari tentativi, tutti falliti, di far sedere al tavolo Putin e Zelensky il presidente americano abbia deciso di ricorrere a metodi meno diplomatici per chiudere il conflitto che in campagna elettorale aveva promesso di “terminare in 24 ore“. Così, mettere alle strette Kiev favorendo l’offensiva russa è l’idea nata nelle stanze della Casa Bianca. E in effetti questa decisione rischia di accelerare sensibilmente la caduta di Kiev. Anche perché, contestualmente, la pressione russa si è intensificata. A giugno, ad esempio, Mosca ha scagliato contro le postazioni ucraine oltre 5.438 droni contro i poco più che 300 dello stesso periodo dell’anno precedente. Raddoppiati anche i missili piovuti sul Paese di Zelensky (225), con le percentuali di successo di tali attacchi che è aumentata sensibilmente. Con le difese sguarnite e gli alleati europei incapaci di sopperire alle mancanze statunitensi, l’esercito ucraino potrebbe essere costretto in poco tempo a battere in ritirata.

X: @GianniRosini

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