Ucraina, Canfora: “Patetismo e faziosità hanno invaso i giornali. E chi tenta di spiegare viene aggredito, come d’Orsi”

  • Postato il 2 dicembre 2025
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Guerra tra Russia e Ucraina? Da quando Biden decise che bisognava passare dalla guerra strisciante iniziata nel 2014 alla guerra aperta nel 2022, c’è stata la militarizzazione dell’informazione e anche della cultura in maniera molto netta dall’oggi al domani. Questa militarizzazione ha preteso che ci si schierasse, pena l’essere emarginati.” Sono le parole di Luciano Canfora, professore emerito di filologia greca e latina presso l’Università di Bari, durante la presentazione del suo nuovo libro, Il porcospino d’acciaio. Occidente ultimo atto (Laterza), in dialogo con lo storico Armando Pepe.
Da questo nucleo si irradia l’intera analisi dello studioso, che descrive un Occidente avvitato in una retorica bellica capace di colonizzare l’informazione e perfino l’ambiente culturale. Canfora ricorda come, “dal primo giorno della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2022”, i grandi giornali si siano lanciati in una copertura totalizzante e faziosa, “mettendoci dentro tutto il patetismo e la faziosità possibile occultando i dati”: tra questi, la dichiarazione di Papa Francesco secondo cui la Nato “abbaia ai confini della Russia” o le parole pronunciate da Sergio Mattarella a Mosca nel 2017 per invitare a fermare un conflitto che era già in atto.

La rimozione di questi elementi, secondo Canfora, crea un clima che non incoraggia la discussione ma la disciplina.
“Quelli che tentano di spiegare spesso subiscono reprimende aspre e fastidiose – osserva, evocando l’esempio del professor Angelo d’Orsi – Lui, che è un notevole storico italiano, quando per la sua generosità accetta di andare in qualche trasmissione viene letteralmente aggredito o gli viene tolta la parola o appena parla tutti quanti gli danno addosso. Quindi, il clima è da guerra e non mi stupisce che storici più o meno profondi nel loro mestiere si siano voluti collocare come soldati in trincea, ma questo non ha niente a che fare con la ricerca storica”.

E aggiunge episodi personali: “Ricevo spesso lettere da personaggi insospettabili che hanno responsabilità anche di carattere ufficiale. Uno ieri mi ha detto: ‘Sono io che ho perso il senno o finalmente si può dire che la guerra era incominciata in Ucraina nel 2014?’. Io l’ho consolato dicendo che sì, effettivamente ci sono le prove oggettive di questo. Dunque non c’è da stupirsi”.
Lo storico sottolinea: “Del resto, questo è accaduto anche in occasione di altri conflitti epocali. Penso alle coalizioni contro la prima repubblica francese descritta come del luogo del crimine, alle guerre contro Bonaparte, che era definito ‘il tiranno’. Con il tempo questo modo di esprimersi e di giudicare lascerà spazio a menti più fredde”.

Quando Pepe sposta l’attenzione su Gaza, la riflessione assume lo stesso registro critico. Canfora osserva come ogni tentativo di analisi venga subito neutralizzato dall’accusa di antisemitismo: “La cosa non mi sorprende, visto che oggi i principali e più accesi difensori dell’aggressore israeliano sono i partiti di estrema destra“.
Il professore cita il caso di Marine Le Pen, notando la sua paradossale posizione: “Marine Le Pen appartiene a una dinastia apertamente antisemita rispetto alle vicende della seconda guerra mondiale. Allora vuol dire che è cambiato qualche cosa. Non è che la virtù, il dolore o il martirio si ereditano. Ogni generazione risponde per sé – spiega – Le generazioni affiorate al governo dello Stato d’Israele hanno scelto una politica di carattere razzistico e terroristico da quando hanno occupato i territori dopo la Guerra di sei giorni e non li hanno mai mollati. Hanno creato una specie di apartheid in Cisgiordania e tutto questo non può non essere denunciato, parlarne non è antisemitismo, semmai il contrario. Anna Foa ha scritto un bellissimo libro Il Suicidio di Israele, in cui denuncia esattamente questa torsione terroristica dello Stato d’Israele. Parla la figlia di Vittorio Foa, famiglia ebraica, democratica, insospettabile”.

Il dialogo approda poi al cuore del libro. “La origine di questo lavoretto non era propriamente politica, ma storiografica”, spiega Canfora, illustrando il percorso che lo conduce dalle guerre antiche — dai Greci contro Priamo alle guerre persiane, da Cartagine a Cleopatra — fino alle demonizzazioni moderne, dalle letture distorte dell’Impero bizantino alle fratture interne dell’Occidente tra Rivoluzione francese e Prima guerra mondiale. Il concetto di Occidente emerge come “assolutamente prescientifico, propagandistico”, impiegato da chi, di volta in volta, intende aggredire.
È qui che Canfora richiama Arnold Toynbee e il suo Il mondo e l’Occidente, ricordando come tre quarti del pianeta abbiano conosciuto l’Occidente principalmente sotto forma di aggressione coloniale. E indica nella fase attuale una nuova lacerazione: “il presunto sempre molto aggressivo Occidente è dilaniato ancora una volta al proprio interno”.
La guerra dei dazi, le divergenze su Ucraina, gli appetiti per le ricchezze del Paese: “Il tutto si ammanta come guerra santa”, mentre giornali e telegiornali riproducono con zelo una narrazione puramente retorica.

Video tratto da Radio Radicale


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Il Fatto Quotidiano

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