Ucraina ancora sotto attacco, e Zelensky si ritira dalla Convenzione sulle mine antiuomo

  • Postato il 30 giugno 2025
  • Di Panorama
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Ieri il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto per il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo. Il trattato, entrato in vigore nel 1999 e firmato da 165 Paesi, mira a eliminare le mine antipersona ovunque nel mondo. Per questo scopo la convenzione vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento, imponendo anche la distruzione degli stock esistenti. Tale trattato non è mai stato firmato né dalla Russia, né dagli Stati Uniti e dalla Cina.

Vi aveva invece aderito Kiev, assieme alla maggior parte degli altri Paesi europei, ora non più: «Oggi l’Ucraina ha deciso di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa che vieta le mine antiuomo. Ho firmato un decreto che attua la decisione del Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa dell’Ucraina in merito alla Convenzione di Ottawa, la convenzione che vieta le mine antiuomo. La Russia non ha mai aderito a questa convenzione e utilizza le mine antiuomo in modo estremamente cinico».

La decisione è stata annunciata all’indomani del più grande attacco russo combinato, che ha visto circa 537 fra droni e missili colpire diversi obiettivi all’interno dell’Ucraina, in particolare nelle regioni occidentali. Mentre la contraerea rispondeva all’assalto russo un F-16 in dotazione all’Aeronautica ucraina è stato abbattuto, probabilmente dal fuoco amico, uccidendo anche il pilota.

La decisione di ritirarsi dalla convenzione di Ottawa non è certo una risposta al raid occorso nella notte fra sabato e domenica, ma un semplice atto formale volto a cristallizzare una realtà operativa già ben delineata. Dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022 le mine antiuomo sono state utilizzate estensivamente, dalla Russia, che non ha mai aderito alla convenzione, e anche dall’Ucraina, che pure vi aveva aderito nel 2005. Il decreto presidenziale dovrà ora essere approvato dalla Rada (il parlamento ucraino), dopodiché la decisione verrà notificata all’Onu, dove occorreranno 6 mesi prima che la decisione diventi effettiva.

D’altra parte una simile decisione era già stata presa anche da tutti i membri della Nato posizionati sul fianco orientale dell’Alleanza. Lo scorso marzo i ministri della Difesa di Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia hanno annunciato congiuntamente l’intenzione di ritirarsi dalla convenzione, motivando la scelta con il deterioramento della situazione di sicurezza lungo i confini con Russia e Bielorussia.

Dopo il dovuto corso legislativo, il parlamento lettone ha approvato la proposta il 16 aprile, mentre quello lituano ha dato il via libera l’8 maggio. In Estonia la legge di ritiro è stata adottata il 4 giugno e il 25 giugno è stato il turno del parlamento polacco, a completare il ritiro dalla convenzione dei Paesi del fianco orientale è stata la Finlandia. L’obiettivo dichiarato è quello di minare il confine con la Russia e la Bielorussia, in una sorta di riedizione della cortina di Ferro.

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Panorama

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