Uccisero il padre violento, il 25 marzo per i fratelli Scalamandré nuovo processo per ottenere uno sconto di pena

  • Postato il 29 gennaio 2025
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Alessio e Simone Scalamandré

Genova. E’ stato fissato il 25 marzo, davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano, il nuovo processo d’appello (il terzo) per i fratelli Scalamandré accusati di aver ucciso il padre Pasquale nella loro abitazione di San Biagio il 20 agosto 2020.  

La Corte d’appello di Milano, nel processo bis di secondo grado, aveva condannato Alessio e Simone Scalamandré alla pena rispettivamente di 21 e 14 anni di reclusione, ma la Cassazione a fine novembre aveva annullato per la seconda volta la sentenza. 

La Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dai legali di Alessio Scalamandré, Luca Rinaldi e Andrea Guido, sostenendo che deve essere rivalutata l’attenuante della provocazione e anche quella derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale che aveva detto in sostanza che l’aggravante dell’omicidio tra parenti stretti (introdotto dal codice Rosso) non deve per forza prevalere sulle altre attenuanti. 

Per Simone, difeso da Riccardo Lamonaca e Nadia Calafato, il ricorso è stato accolto unicamente sulla quantificazione della pena: non potrà essere assolto ma secondo la Suprema Corte anche per lui la pena dovrà essere ridotta e rivalutare il peso delle attenuanti generiche. Nel suo caso gli avvocati in udienza potrebbero invocare anche l’attenuante della provocazione, che non è stata ‘esplicitata’ dalla Cassazione perché non è stato motivo di ricorso.

Il processo si svolgerà davanti a una Corte d’assise d’appello diversa da quella che li ha condannati a 21 e 14 anni di carcere che dovrà tener conto (anche se non è tecnicamente obbligata a farlo) dei rilievi sollevati dalla Cassazione, in particolare quello derivante dalla sentenza della Corte costituzionale. In ogni caso, anche dopo questa ennesima sentenza che sarà pronunciata a marzo (la sesta) i difensori potranno nuovamente ricorrere in Cassazione per la terza volta.

Il delitto era avvenuto nell’ambito di un contesto famigliare difficile: Pasquale Scalamandré era stato denunciato per maltrattamenti e minacce nei confronti della moglie, madre dei due imputati, che si era dovuta allontanare dalla città, trovando rifugio in una comunità protetta in Sardegna. Quel giorno il padre era andato a casa dei figli per chiedere insistentemente ad Alessio di di ritirare la denuncia contro di lui. Alessio si era sempre assunto in prima persona la responsabilità del delitto, avvenuto al culmine dell’ennesima lite e da allora si trova agli arresti domiciliari.

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Genova24

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