Uccise il padre a martellate e avvelenò la madre con i bigné: confermata in Appello la condanna a 24 anni per l’ex concorrente de L’Eredità Marco Eletti
- Postato il 13 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ventiquattro anni e due mesi di reclusione. È la condanna riconfermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna nei confronti di Marco Eletti, il 36enne ex concorrente del quiz preserale di Rai 1 L’Eredità reo confesso dell’omicidio del padre Paolo e del tentato omicidio della madre Sabrina Guidetti, avvenuti il 24 febbraio 2021 nella loro abitazione di San Martino in Rio, nel Reggiano. La Corte bolognese si è pronunciata per la seconda volta sul caso, dopo che la Cassazione, nel novembre scorso, aveva annullato con rinvio la precedente sentenza d’appello, chiedendo specificamente una nuova valutazione sulla sussistenza dell’aggravante della premeditazione. Anche oggi, i giudici hanno ritenuto che Eletti agì con un piano ben preciso.
I fatti
La tragedia si consumò in un contesto familiare apparentemente normale. Paolo Eletti, 58 anni, fu ucciso a martellate dal figlio. La madre, Sabrina Guidetti, fu invece trovata narcotizzata accanto al cadavere del marito: Marco Eletti le aveva fatto ingerire dei bignè riempiti di benzodiazepine e le aveva poi tagliato i polsi. La donna, fortunatamente, si salvò. Marco Eletti confessò i delitti, ma la sua difesa ha sempre negato la premeditazione per quanto riguarda l’omicidio del padre, sostenendo che fosse scaturito da un gesto d’impeto e che solo l’aggressione alla madre fosse stata pianificata. Una tesi che non ha convinto né i giudici di primo grado a Reggio Emilia, né le due diverse sezioni della Corte d’Appello di Bologna che si sono occupate del caso.
Il movente: segreti e soldi
Secondo la Procura, il movente del duplice, efferato gesto sarebbe da ricondurre a due filoni principali: la scoperta da parte di Marco di una presunta doppia vita del padre, legata, secondo l’accusa, a un’altra identità di genere. A questo si sarebbero aggiunte questioni di natura economica e patrimoniale, in particolare relative alla casa di famiglia che i genitori non intendevano lasciare, ma che il figlio avrebbe voluto ereditare il prima possibile. Durante il processo, un’altra aggravante inizialmente contestata, quella dei rapporti parentali con la vittima (il padre Paolo), era caduta in udienza preliminare. Un esame del Dna aveva infatti rivelato che Paolo Eletti non era il padre biologico di Marco.
Il ricorso in Cassazione
Nonostante la riconferma della condanna e della premeditazione, la battaglia legale non è finita. La difesa di Marco Eletti ha già preannunciato un nuovo ricorso in Cassazione, una volta che verranno depositate le motivazioni della sentenza odierna (attese entro 90 giorni). La linea difensiva continuerà probabilmente a puntare sull’assenza di un piano preordinato per l’omicidio del padre, insistendo sulla tesi del raptus improvviso.
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