Tutti si allarmano per l’arrivo del Ponte sullo Stretto, tranne la Commissione Antimafia
- Postato il 22 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Con l’avvento del Ponte sullo Stretto di Messina fioccano allarmi da ogni parte, ma c’è una istituzione che ostenta una sfacciata indifferenza: la Commissione parlamentare antimafia guidata dalla on. Chiara Colosimo. Proprio lei, l’apostola del rapporto “mafia-appalti” come causale della accelerazione della strage di Via D’Amelio, davanti alla più gigantesca riproposizione del medesimo pericolo dai tempi del “sacco di Palermo” e del terremoto in Irpinia, cosa fa? Niente!
Non è bastato che il Presidente della Repubblica in persona intervenisse per sollecitare un ripensamento governativo sulla modifica al sistema dei controlli antimafia in origine prevista dal decreto “infrastrutture” fortemente voluto dal vice premier Matteo Salvini (a parte qualche timido segnale, ndr). Non è bastato che il capo centro DIA di Catanzaro, Beniamino Fazio, invitasse caldamente a togliersi dalla testa di poter costruire il ponte “tranquillamente”, immaginando cioè che la ‘ndrangheta non provi a “metterci lo zampino”, avvertendo inoltre che gli interessi della ‘ndrangheta sullo stretto di Messina sono radicati ed altolocati.
Non è bastato che il presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac), Giuseppe Busia, intervenendo il 9 giugno, in audizione alle Commissione congiunte Trasporti ed Ambiente della Camera dei Deputati, a proposito della legge di conversione del dl Infrastrutture, paventasse il rischio di conflitto con le autorità europee, le quali pretendono (udite! Udite!) che a fronte di un’opera pubblica di queste dimensioni, il governo rediga un progetto esecutivo chiaro che definisca l’entità della spesa pubblica preventivata. Non c’è! Ha denunciato il presidente Busia e quindi non si capisce nemmeno come potrà essere governato il delicatissimo tema delle “varianti in corso d’opera”, col rischio fondato che i costi per la collettività esplodano. Peraltro sul medesimo punto grandi e gravi sono le perplessità universalmente manifestate in relazione allo strumento previsto e cioè il “Collegio consultivo tecnico”, un organismo negoziale composto di volta in volta dalle contro parti (Stato committente e EuroLink costruttore) e formato da professionisti pagati con parcelle calcolate sul valore dell’opera stessa (pudicamente il decreto Infrastrutture si è premurato almeno di calmierare queste percentuali, che però su un’opera che vale in partenza oltre 13 miliardi di euro, sono cifre con cui “sistemarsi a vita”, come scrivono Di Foggia e Grasso su Il Fatto).
Ma se tutti questi campanelli d’allarme non fossero bastati e purtroppo non sono bastati, sappiamo che nel mese di aprile ne scattò uno tanto grande da sembrare una campana: nessuno dimentica infatti la inquietante vicenda del pranzo in trattoria tra Michele Prestipino (allora procuratore aggiunto alla Direzione Nazionale antimafia ed antiterrorismo, il braccio destro di Melillo per intenderci), Gianni De Gennaro (presidente di Eurolink), Franco Gratteri (responsabile legalità all’interno del medesimo consorzio aggiudicatario dell’opera), il pranzo che, cotto e mangiato, la Procura di Caltanissetta intercettò, sentito il Procuratore Melillo e che la stampa immediatamente raccontò con ogni dettaglio possibile (ci manca di sapere che vino bevvero). Così l’universo mondo apprese quasi in diretta che De Gennaro era intercettato (da anni?!) nell’ambito dell’indagine (bruciata!) sulla Agenda Rossa di Paolo Borsellino e che diverse distrettuali antimafia, coordinate dalla dna, stavano lavorando sugli arrembaggi già in atto da parte di diverse articolazioni mafiose ai cantieri del Ponte sullo stretto (anche queste indagini sono state bruciate?).
Conseguenze: il Procuratore Melillo, forse parafrasando Paolo Borsellino, commentò “Mi sento tradito”, togliendo immediatamente ogni delega all’incauto Prestipino, il quale preferì l’approdo (già da tempo agognato, dirà) del pensionamento. Ma la campana suonò invano.
Ed il fatto colpisce tanto di più se si richiama alla mente la reazione subitanea e poderosa della Commissione parlamentare antimafia alla notizia dei presunti dossieraggi confezionati all’interno della dna, da altrettanto presunti infedeli servitori dello Stato nel marzo del 2024. In quel caso, apriti cielo! Tutti convocati, che manco la nazionale di “Ringhio”: Il procuratore nazionale Melillo, il procuratore di Perugia Cantone, i vertici della SOGEI.
E’ vero che nel caso “dossieraggi” la denuncia era partita dall’ineludibile gigante di Marene che non aveva digerito alcuni articoli usciti su Domani (notizie vere e di interesse pubblico), ma la disparità di trattamento tra la vicenda “dossieraggi” e la vicenda “ponte sullo stretto” è clamorosa ed inaccettabile. Non fa che alimentare l’accusa di faziosità nell’utilizzo della Commissione Antimafia da parte della Colosimo, non fa che gettare discredito su una istituzione fondamentale per il Paese, non fa che svuotare di credibilità la centralità enfaticamente attribuita alla lezione di “mafia appalti”.
A proposito: giovedì mattina è attesa la terza audizione del duo Mori-De Donno. Tutti convocati, senza eccezione alcuna!
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