Tutti i dubbi in casa Milan: dalla multa a Theo Hernandez agli atteggiamenti di Sergio Conceiçao

  • Postato il 19 febbraio 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Rabbia, delusione, frustrazione. Tra un Ibrahimovic che pensa (e dichiara) a quanto sia più forte il Milan di quest’anno rispetto a quello che ha vinto lo Scudetto con lui in campo; tra una società che multa Theo Hernandez per la follia che gli è costata l’espulsione e che ha di certo contribuito all’uscita dalla Champions League; tra una squadra che riparte dopo una dolorosissima indifferenza (e allo stadio c’erano 55mila persone su 75mila posti disponibili), più che i fischi; c’è di mezzo un Sergio Conceiçao che in parte difende il suo lavoro, ma che sa pure di non essere più un punto saldo del presente e soprattutto del futuro rossonero.

Sia chiaro: al momento l’allenatore è tutt’altro che in discussione. Di esonero non si parla per niente, non è nei pensieri della dirigenza che vuole ora la concentrazione massima per raggiungere la qualificazione alla prossima Champions League. Che si fa difficile, visto che il Ranking Uefa quasi sicuramente andrà a penalizzare l’Italia, portando a 4 e non più 5 i posti. Ma che diventa fondamentale per i conti del Milan, più ancora che il passaggio alla fase finale mancato ieri.

Il Milan riparte però così, con dei musi lunghi e qualche considerazione sulla condotta del suo allenatore che da sergente di ferro non sempre ha convinto. L’episodio di Calabria ha lasciato comunque molto perplessi, così come la gestione delle conferenze stampa che sono state spesso disertate o che sono durate pochissimo (quella a Rotterdam contro il Feyenoord è stata interrotta dopo un minuto). Scelte che non corrispondono precisamente allo stile del Milan, sempre molto attento all’aspetto mediatico, e che non sono sembrate sempre condivisibili in momenti delicati della stagione. L’esempio è proprio alla vigilia della gara di ritorno contro il Feyenoord, quando Conceiçao è volato in Portogallo per i funerali del suo ex presidente Pinto da Costa, lasciando Milano e la squadra a un giorno da una delle partite più importanti della stagione.

Il portoghese si difende: “Abbiamo vinto l’unico trofeo per cui eravamo davvero in corsa (cioè la Supercoppa, ndr), e siamo in semifinale di Coppa Italia. In campionato abbiamo raccolto 14 punti in 7 gare. Però le scelte sono mie, e se sbaglio mi fanno fare le valigie e mi fanno andare via”. La chiosa alla conferenza stampa (non disertata) di ieri sera è però abbastanza amletica: “C’è un ambiente esterno che non mi piace, così non è facile risollevarsi. Ma conosco un solo modo: vincere”.

A cosa si riferisse precisamente non è chiaro, per quanto abbia voluto specificare che non si tratti dei tifosi. Forse, quel malumore generale che non sta aiutando la squadra a trovare la sua identità, nonostante un mercato scoppiettante a gennaio che ha portato in dote un attaccante, Gimenez, che non sta per nulla tradendo le attese. Ma adesso il Milan chiede al suo allenatore di cambiare marcia davvero: non solo a livello di punti, ma anche di consapevolezza di un gruppo molto sfiduciato. Forse, modificando anche un po’ il suo atteggiamento. Prima che diventi più nocivo, che benefico.

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Il Fatto Quotidiano

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