Tutte prese, "non è un lavoro per uomini": clamoroso in Friuli, la carica delle donne saldatrici
- Postato il 16 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Tutte prese, "non è un lavoro per uomini": clamoroso in Friuli, la carica delle donne saldatrici
Ma chi l'ha detto che è un lavoro da maschi? Chiedetelo a Chiara (24 anni) oppure a Martina (21) o a Jessica (30) o a Tiziana (53) o a Sonia (44): fare la saldatrice è un gioco da ragazze. Guardale lì, queste cinque donne udinesi (abitano tutte in città o nei paesini dell'hinterland), con la maschera autoscurante e la tuta verde smeraldo della Pilosio, coi guantoni e il sorriso sulle labbra che non manca mai. Tenaci, risolute, allegre.
Una carriera in pasticceria? Ma per favore: in fabbrica va molto meglio, sgobbi di meno (zero alzatacce la mattina presto, liberi tutti i fine settimana) e guadagni di più (controllare la busta paga per rendersene conto). Da metterci la firma.
La Pilosio, un'azienda di Tavagnacco, appunto in provincia di Udine, in Friuli Venezia Giulia, che si occupa di produzione di ponteggi e casseformi, ha scommesso su di loro: e ha fatto jackpot. Chè di candidature ne arrivano sempre meno epperè è sempre più difficile trovare personale e, allora, se per una volta si presentano loro, vuoi fartele scappare? Quote rosa sì, ma quote rose “anomale”: di quelle che stanno in officina (e che sono contente di starci perché i tabù, le etichette, il pensare comune valgono fino a un certo punto: poi, grazie al cielo, c'è chi li supera).
«Ovviamente noi non abbiamo mai avuto nessuna preclusione di genere», racconta Alessandro Zanatta che è il direttore generale del gruppo di aziende di cui fa parte la Pilosio, «ma il giudizio a posteriori può essere tutto solo in positivo. Queste donne sono grandi lavorarci, nessuna di loro si è mai lamentata dicendo, per esempio, che l'impiego fosse troppo duro, al contrario sono sempre precise e puntuali. Be', come lo sono le donne, non ci piove...». Signore, è il nostro momento: ci abbiamo impiegato un po', non l'hanno capito proprio tutti, ma Zanatta ha ragione da vendere. Siamo brave, siamo in gamba, possiamo fare qualsiasi cosa (e abbiamo anche il dovere di ricordarcelo di tanto in tanto): «È successo», spiega Zanatta, «che grazie alla loro presenza si sia creato uno sprint in più generale». Pare di vederli, i saldatori maschietti, colti bonariamente sul vivo: «Si sono spronati a fare ancora meglio. È nata una sorta di competizione, sana però. Di quelle senza animosità. Siamo contenti di aver perseguito questa strada, noi guardiamo solo le competenze e non ci sono competenze differenti in base al sesso di una persona».
Dovrebbe essere così anche altrove. «Nessuno mi ha mai mancato di rispetto, a me piace sporcarmi le mani», dice Sonia. Jessica prima faceva l'estetista, ora è riuscita a conciliare il lavoro in officina con gli studi in economia e marketing (si è diplomata da poco); Martina è figlia d'arte perché la meccanica era una passione di suo padre; Tiziana ha quattro nipotini di undici, sette e sei anni; «Questo è un ambiente che mi piace», chiosa Chiara, «quello che accade qui è il frutto della passione per questo lavoro e dei preziosi insegnamenti dei miei colleghi, in primis di Max». Ci si aiuta reciprocamente, alla Pilosio. Non si guarda alle differenze ma ci si dà una mano.
In azienda, al momento, sono contrattualizzati 125 dipendenti tra cui diciannove donne: il 25% di loro ha ruoli operativi in officina che sfidano gli stereotipi di genere e dimostrano che quello che conta, semmai, è la volontà. Specie quando la carenza di manodopera è un fenomeno generalizzato (non solo a Udine, non solo nel settore della saldatura anche se questo resta uno tra i più problematici. A Roma, a Brescia, a Torino: il posto c'è, sono le candidature che mancano). Però c'è pure l'altra faccia della medaglia, ed è la faccia che ci piace di più.
Quella delle 21mila aziende a guida femminile nell'ambito dell'edilizia e delle costruzioni; quella delle 12mila ditte con a capo un'imprenditrice donna nel comparto dell'autoriparazione; quella delle quasi 11mila società che fanno affari nel trasporto sia di merci che di persone e che sono gestire da una donna (tutti i questi dati sono le ultime cifre nazionali che Confartigianato ha confezionato per l'8 marzo del 2024). A loro vanno aggiunte 3mila donne-ragazze-signore che fanno i fabbri (o le fabbre?), 480 che sono elettriciste, circa un migliaio di tappezziere, 300 falegname, 3mila camioniste e 1.200 meccaniche. Il futuro è femmina, colleghi maschi fatevene una ragione.
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