Turista ucciso da uno squalo a Marsa Alam, la moglie: “Nessun imprudenza. Le segnalazioni erano sbagliate, soccorsi inadeguati”
- Postato il 11 marzo 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Gianluca non è stato imprudente, non ha varcato alcuna soglia inibita, non ha sfidato il suo destino”. Parola della moglie di Gianluca Di Gioia attaccato e ucciso da uno squalo tigre a Marsa Alam, nei pressi del resort egiziano dove alloggiavano. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la moglie del turista ha ricostruito quei momenti facendo luce su dettagli legati soprattutto alla lentezza con cui i soccorsi sono intervenuti sul luogo dell’attacco.
Innanzitutto, ha precisato la donna, lei e il marito stavano facendo snorkeling in una zona sicura, o almeno tracciata come tale perché “al di qua delle boe che indicano l’inizio delle acque più rischiose”. Nessuno li aveva avvertiti del pericolo. Quando ha visto che lo squalo si stava dirigendo verso il marito, la donna ha urlato all’uomo di allontanarsi, invocando “disperatamente aiuto”. Urla inutili perché né un bagnino né un mezzo di soccorso erano preparati ad intervenire. Arrivata al pontile “l’unica cosa che faceva il bagnino – spiega la donna – era soffiare in un fischietto”. Senza che però al fischio corrispondesse alcuna azione perché “nessuno si decideva a mandare un mezzo”. Oltre al danno la beffa: “C’erano due gommoni legati, ma non trovavano le chiavi. E quando sono riusciti e hanno riportato Gianluca a riva hanno perso altri dieci minuti prima che arrivasse un’ambulanza“.
Secondo la moglie e la madre della vittima (anche lei testimone oculare) la tragedia si poteva evitare. In vari modi: utilizzando il gommone, chiamando subito un mezzo di soccorso. Persino legando la gamba ferita affinché l’emorragia rallentasse. Solo Giuseppe Fappani, l’odontotecnico originario di Genivolta (Cremona) che si è tuffato in soccorso udite le grida, ha fatto il possibile per salvare la vittima. Intanto dall’Egitto silenzio stampa: nessun aggiornamento in merito alle indagini aperte per accertare eventuali responsabilità di terzi. Alla domanda dei giornalisti circa un potenziale ricorso contro il resort, la moglie del turista ucciso ha risposto titubante ma anche ferma: “Non lo so e in questo momento non è la priorità. Ciò che vogliamo ora è che sia fatta giustizia del ricordo di Gianluca. Vogliamo un risarcimento della sua immagine e che venga ristabilita la verità dopo tante bugie“.
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