Turchia, l’atto d’accusa contro Imamoglu, principale avversario di Erdogan: 142 reati per migliaia di anni di carcere

  • Postato il 14 novembre 2025
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Mentre prosegue il tentativo del governo turco di realizzare un accordo di pace definitivo con i curdi, molto probabilmente per ottenere dal partito filo curdo per la democrazia e l’ uguaglianza dei popoli, DEM – terzo partito per numero di seggi in Parlamento – l’ok a un referendum per cambiare la Costituzione e permettere al presidente-autocrate Recep Tayyip Erdogan di presentarsi per la terza volta alle presidenziali del 2028, la magistratura assesta un ulteriore colpo, finora inedito, contro il principale rivale del Sultano proprio alle presidenziali: il sindaco sospeso di Istanbul, Ekrem Imamoglu, in carcerazione preventiva dallo scorso marzo. Ieri è stato finalizzato l’atto di accusa nell’ambito di un’indagine, prefabbricata, per corruzione nella Municipalità Metropolitana di Istanbul, controllata dall’opposizione, che include Ekrem İmamoglu tra i 402 imputati, 105 dei quali sono attualmente in stato di arresto.

L’atto di accusa, lungo 3.700 pagine, accusa İmamoğlu di 142 reati distinti e richiede una pena detentiva compresa tra 828 e 2.352 anni. Tra le accuse figurano “costituzione e direzione di un’organizzazione criminale”, nonché “corruzione” e “accettazione di tangenti”. Mai si era vista finora avanzare una richiesta di pena detentiva di migliaia di anni. Si tratta di una richiesta insensata oltre che provocatoria.

İmamoglu, dato per vincente alle prossime presidenziali, secondo i sondaggi, è l’esponente più popolare e di spicco del Partito Popolare Repubblicano (CHP), la formazione socialdemocratica e kemalista che rappresenta il maggior partito di opposizione; è stato arrestato assieme a decine di altre persone, tra cui dipendenti comunali e imprenditori. Pochi giorni dopo l’arresto di İmamoğlu, che ha scatenato proteste in tutto il paese, il CHP lo ha dichiarato candidato alle elezioni presidenziali del 2028. Da quando è diventato sindaco di Istanbul nel 2019, İmamoğlu è emerso come una figura di spicco all’interno del CHP ed è ampiamente considerato un rivale politico di Erdogan. L’atto d’accusa, presentato davanti alla 40ª Corte Penale di Istanbul, utilizza ripetutamente l’espressione “come i tentacoli di una piovra” per descrivere la presunta rete criminale guidata da İmamoglu, un’espressione spesso utilizzata dal presidente Erdogan.

I pubblici ministeri accusano inoltre İmamoglu di aver tentato di “prendere il controllo del CHP” e di “aver formato un’organizzazione per raccogliere fondi per la propria campagna presidenziale”. L’atto d’accusa sostiene che la presunta rete criminale abbia causato perdite pubbliche per 160 miliardi di lire e 24 milioni di dollari. La prima sezione dell’atto di accusa descrive la “struttura generale e le caratteristiche” della presunta organizzazione criminale. La seconda sezione fornisce una sintesi dell’indagine. La terza sezione si concentra sul periodo in cui İmamoglu è stato sindaco del distretto di Beylikdüzü tra il 2014 e il 2019, descrivendolo come il “leader dell’organizzazione”. La quarta sezione descrive in dettaglio le presunte azioni compiute durante il suo mandato come sindaco di Istanbul, affermando che la rete si è estesa “in tutta la città come i tentacoli di una piovra”. La quinta e la sesta sezione affrontano le accuse relative alle filiali del comune di Istanbul. L’ultima sezione classifica le accuse contro i sospettati e delinea gli articoli pertinenti del codice penale.

L’atto di accusa elenca 92 individui come “membri dell’organizzazione”, inclusi sei “leader”, mentre centinaia di altri sono descritti come “collegati all’organizzazione ma non membri” e chiede la punizione per 142 atti criminali presumibilmente commessi da İmamoglu, tra cui “costituzione di un’organizzazione criminale”, 12 capi d’imputazione per “corruzione”, sette capi d’imputazione per “riciclaggio di denaro”, sei capi d’imputazione per “frode contro istituzioni pubbliche”, cinque capi d’imputazione per “truffa di appalti pubblici”, due capi d’imputazione ciascuno per “falsificazione di documenti ufficiali”, “occultamento e diffusione di documenti ufficiali” e “distruzione di prove penali”, nonché “danneggiamento di proprietà pubblica” (quattro capi d’imputazione), “diffusione di informazioni fuorvianti al pubblico” (tre capi d’imputazione) e violazioni relative ai dati personali (sette capi d’imputazione in totale). Ulteriori accuse includono la mancata segnalazione alla Commissione Investigativa sui Reati Finanziari (MASAK), il riciclaggio di beni ottenuti tramite contrabbando, l’inquinamento ambientale e le violazioni della Legge Forestale e del Codice Civile.

Una serie di accuse che sarebbero ridicole se non fossero tragiche perchè Imamoglu rischia di passare ancora degli anni in carcere, almeno fin oltre le presidenziali del 2028, così che non potrá presentare la propria candidatura permettendo a Erdogan di rimanere al potere dopo più di vent’anni. Il leader del CHP, Özgür Özel, ha respinto l’atto d’accusa definendolo “scritto da Erdogan”, descrivendo la detenzione di Imamoglu come un colpo di Stato. “Questo non è un atto d’accusa, ma un memorandum dei golpisti che prende di mira la politica”, ha affermato. “Ciò che stiamo vivendo non è di natura legale, ma puramente il risultato dell’ambizione politica di una persona”.

Imamoglu ha anche risposto sui social media, affermando: “L’atto d’accusa che avete scritto consiste in menzogne ​​estorte attraverso minacce, coercizione e calunnia, che legano le persone in catene di paura”. “Avete davvero il coraggio? Allora vi sfido!”, ha aggiunto. “Trasmettete il processo in diretta. Lasciate che il pubblico assista alle vostre bugie e calunnie. Confidate per una volta nella coscienza della società e nel senso di giustizia della gente. Lasciate che sia la gente a decidere: siamo noi i criminali o quelli che conducono questa indagine illegale?”

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