Tunisia, in migliaia in piazza contro il regime e Saied arresta gli oppositori: in carcere anche la leader Chaima Issa

  • Postato il 2 dicembre 2025
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Nel 2023, il presidente tunisino Kais Saied definì i politici “traditori e terroristi”. Fedele a quella dichiarazione, ha avviato quella che l’opposizione ha definito una “purga politica”. Come parte di questa fitta trama, sabato 29 novembre le forze di polizia hanno arrestato Chaima Issa, figura di spicco dell’opposizione, durante una manifestazione nella capitale. Un video dell’arresto, subito diventato virale sui social, mostra Issa circondata da agenti in uniforme nera mentre viene portata via, visibilmente scossa. Secondo i suoi avvocati, l’arresto è stato eseguito “per dare esecuzione” a una condanna a 20 anni di carcere. Il giorno precedente, la Corte d’Appello aveva confermato condanne pesantissime per 37 persone — tra oppositori politici, avvocati, imprenditori e giornalisti — con pene comprese tra 5 e 45 anni, con le accuse di “cospirazione contro la sicurezza dello Stato” e “appartenenza a un gruppo terroristico”.

Ventuno di questi condannati risultano in carcere o detenuti da tempo, altri — circa venti — sono fuggiti all’estero e sono stati condannati in contumacia. Secondo quanto riporta Middle East Eye, tra i condannati figurano, oltre a Chaima Issa, altri esponenti noti dell’opposizione: ad esempio Ahmed Najib Chebbi, leader del Fronte di salvezza nazionale, la principale coalizione che sfida Saied, condannato a 12 anni, e Ayachi Hammami, che ha ricevuto 5 anni. Altri nomi citati tra i condannati sono Khayyam Turki, che ha ricevuto una pena di 35 anni, e l’imprenditore Kamel Ltaif, condannato a 45 anni. L’attivista femminista Bochra Belhaj Hmida e l’intellettuale francese Bernard-Henri Levy, processati in contumacia, hanno visto confermate in appello le loro condanne a 33 anni.

Il processo è stato descritto da gruppi internazionali per i diritti umani come una “farsa giudiziaria”. Secondo Human Rights Watch, le accuse si basano su “prove fragili e deposizioni anonime”, senza che fosse garantito un giusto processo. Amnesty International ha parlato di “strumentalizzazione della giustizia per eliminare il dissenso politico”, richiedendo l’annullamento immediato delle condanne e la liberazione di tutti gli imputati. Anche l’Onu ha condannato la purga politica per bocca dell’Alto Commissario delle per i diritti umani, Volker Turk, che ha denunciato “violazioni della legge che sollevano serie preoccupazioni circa le motivazioni politiche”.

Il cosiddetto “caso di cospirazione”, infatti, non si concretizza nel vuoto: dalla sospensione del Parlamento da parte del presidente Kais Saied nel luglio del 2021 e dalla concentrazione dei poteri esecutivi nelle sue mani, la Tunisia ha assistito a una progressiva erosione delle garanzie democratiche. Organizzazioni indipendenti e gruppi per i diritti civili sono stati ripetutamente sospesi o sottoposti a misure restrittive. Solo nelle ultime settimane, ad esempio, gli uffici dell’Organizzazione mondiale contro la tortura e l’Associazione delle donne democratiche sono stati chiusi, nell’ambito di una repressione sistematica della società civile.

Nonostante la repressione, la popolazione tunisina continua a mobilitarsi contro il crescente autoritarismo di Saied. Negli ultimi mesi, migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Tunisi e in altre città per denunciare la repressione politica e rivendicare il ripristino dei diritti civili. Le manifestazioni riflettono un’opposizione popolare in crescita, con slogan contro l’ingiustizia e a favore della libertà politica, a dimostrazione di una società civile determinata a resistere anche di fronte a un regime sempre più autoritario. Il 22 novembre, migliaia di persone, vestite di nero e con fischietti e nastri rossi, hanno marciato per le strade di Tunisi, scandendo slogan che ricordano i primi giorni della rivoluzione dei gelsomini del 2011, tra cui Il popolo vuole la caduta del regime e Nessuna paura, nessun terrore, la strada appartiene al popolo. “Tutti i progressi degli ultimi 14 anni sono stati vanificati”, ha dichiarato all’Associated Press Ayoub Amara, uno degli organizzatori delle mobilitazioni.

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