Trump-Xi, sorrisi e strette di mano ma niente accordo sui dazi

  • Postato il 30 ottobre 2025
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Trump-Xi, sorrisi e strette di mano ma niente accordo sui dazi

Roma, 30 ott. (askanews) – Alla fine, le aspettative di molti rispetto all’attesissimo summit tra il presidente Usa Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping a Busan, in Corea del Sud, sono andate deluse. Il vertice non ha prodotto un accordo commerciale complessivo tra le due prime economie del mondo, come pure il numero uno americano aveva ventilato, non ha prodotto neanche un comunicato congiunto. Solo alcuni annunci parziali, come il taglio dei dazi su alcuni prodotti cinesi legati al fentanyl e aperture sui chip, e tanti sorrisi e strette di mano.

Il summit si è tenuto nella base aerea di Gimhae. I due leader si sono stretti la mano, hanno sorriso, hanno fatto dichiarazioni di circostanza. Xi ha detto che Cina e Usa devono essere “partner e amici”, perché è la storia che glielo impone. “Ho sempre creduto che lo sviluppo della Cina vada di pari passo
con la vostra visione di rendere l’America di nuovo grande”, ha
affermato ancora il presidente cinese. “Sono pronto a continuare a lavorare con lei per costruire una base solida nelle relazioni tra Stati uniti e Cina e creare un clima favorevole allo sviluppo dei nostri due Paesi”.

Xi ha auspicato che Cina e Stati uniti si concentrino sui benefici a lungo termine della cooperazione, evitando di “restare intrappolati in un circolo vizioso di ritorsioni reciproche”, secondo quanto ha riferito l’agenzia statale Xinhua nel resoconto diffuso al termine dei colloqui. “Il commercio e la cooperazione economica – ha detto ancora – devono rimanere il motore delle relazioni tra Cina e Stati uniti, non un ostacolo o un punto di scontro”.

Il faccia a faccia è durato 100 minuti, molto meno di quanto prospettasse Trump alla vigilia. Alla fine, il capo della Casa bianca dall’Air Force One l’ha definito un incontro “straordinario”, in cui s’è preso “un eccellente gruppo di decisioni”. E ha dato anche un voto: “12 su 10”. Però ha dovuto ammettere che si è concluso senza un accordo commerciale, pur sostenendo di ritenere che questo verrà “presto” perché tra le due potenze “non ci sono molti ostacoli seri”.

Probabilmente, non ha contribuito a rendere più fruttuoso l’evento neanche l’annuncio, fatto a ridosso del summit da Trump, di una ripresa dei test nucleari americani, che erano stati fermati da una moratoria in vigore ormai dal 1992. Trump ha detto di averla decisa perché altri li stanno conducendo e di non ritenere che questa decisione possa inasprire la situazione globale, già pesantemente deteriorata.

Tra gli annunci fatti da Trump alla fine dei colloqui con Xi, c’è il dimezzamento da 20% al 10% dei dazi Usa sui prodotti cinesi correlati alla produzione del fentanyl, l’oppioide considerato responsabile di una vera e propria epidemia di dipendenze negli Stati uniti. Chissà se nelle trattative ha pesato la sensibilità di Xi al tema. Ieri il New York Times ha segnalato che il presidente cinese, quando ancora era un oscuro funzionario, teneva sulla sua scrivani un poema di Lin Zexu, il funzionario imperiale cinese che cercò di bloccare il contrabbando di oppio della Compagnia delle Indie britannica e di tanti trafficanti anche statunitensi (spesso appartenenti a grandi famiglie americane che devono la loro fortuna proprio a questo sporco commercio). L’azione di Lin, celebrato oggi come un eroe nazionale, portò alle Guerre dell’Oppio (1839-1842 e 1856-1860) che ebbero effetti disastrosi per la Cina.

Ora, a parti rovesciate, è Washington che accusa Pechino di favorire il traffico di uno stupefacente. Trump, però, oggi ha annunciato il taglio del dazio. “Come sapete, avevo imposto un dazio del 20% alla Cina per il fentanyl che entrava nel Paese, un dazio elevato, e sulla base delle dichiarazioni di Xi di oggi l’ho ridotto al 10%. Quindi ora è del 10% invece del 20%, con effetto immediato”, ha dichiarato a bordo dell’aereo presidenziale diretto a Washington.

Un altro tema cruciale affrontato nel vertice, secondo Trump, è stato quello delle restrizioni alle esportazioni di terre rare, cruciali per le industrie tech, da parte della Cina, e della fornitura di chip avanzati per l’intelligenza artificiale da parte Usa. Xi ha detto che Pechino parlerà con Jensen Huang, il fondatore del gigante NVIDIA, “per vedere cosa è possibile fare”. Non si è discusso degli avanzati chip Blackwell, ha detto ancora Trump. Ci si è invece concentrati sulle terre rare “che continueranno a essere fornite, ed è una cosa piuttosto importante”.

Per quanto riguarda gli aspetti politici, Trump ha detto che con Xi ci sarà una collaborazione per aiutare a portare a termine la guerra in Ucraina, ma non è stato affrontato il tema scottante degli acquisti cinesi di petrolio russo. Un’altra patata bollente, la questione di Taiwan, non è stata altrettanto toccata tra i due leader, che hanno tenuto il summit più breve tra quelli che hanno mai fatto tra loro.

Invece Trump ha confermato la tempistica dei prossimi vertici con Xi. Ad aprile si recherà in visita di stato in Cina, mentre il leader di Pechino si recherà negli Stati uniti in seguito e i due si vedranno o a Washington o a Palm Beach, ha dichiarato il presidente americano.

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