Trump vuole estendere gli Accordi di Abramo all’Africa
- Postato il 15 luglio 2025
- Di Panorama
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Il rilancio degli Accordi di Abramo potrebbe interessare anche l’Africa. La settimana scorsa, il Times of Israel aveva riportato che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, era pronto a incontrare a Washington il presidente della Mauritania, Mohamed Ould Ghazouani. Il faccia a faccia, mediato dalla Casa Bianca, sarebbe stato finalizzato ad affrontare il tema dell’eventuale ripristino delle relazioni diplomatiche tra Gerusalemme e Nouakchott: relazioni che erano state interrotte nel 2010. L’ambasciata della Mauritania negli Stati Uniti ha tuttavia successivamente smentito che l’incontro fosse in programma.
Come che sia, allo scadere del suo primo mandato, Donald Trump era stato sul punto di riuscire a ottenere un reciproco riconoscimento tra Israele e la Mauritania stessa. Tutto questo senza trascurare che Ghazouani era tra i leader africani che il presidente americano aveva ricevuto alla Casa Bianca la settimana scorsa. Se dovesse entrare negli Accordi di Abramo, la Mauritania non sarebbe il primo Paese africano a farlo. Nel dicembre 2020, fu il Marocco a instaurare relazioni diplomatiche con Israele. A gennaio 2021, fu invece il Sudan ad aderire agli Accordi di Abramo, nonostante la mossa non sia stata ancora ratificata. Va inoltre ricordato che, nel novembre 2023, il presidente tunisino, Kais Saied, si è opposto a una proposta di legge, volta a definire un “crimine” l’eventuale normalizzazione dei rapporti tra Tunisi e Gerusalemme. Negli anni scorsi, Israele ha avuto inoltre contatti sia con il governo di Tripoli che con il circolo di potere gravitante attorno al generale Khalifa Haftar.
Insomma, varie parti dell’Africa nutrono interesse per gli Accordi di Abramo: un elemento, questo, che a Trump non sfugge di certo. Il presidente americano punta a un celere rilancio di queste intese: è in tal senso che si sta dando da fare sia per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza sia per rendere l’Iran inoffensivo dal punto di vista nucleare. La Casa Bianca spera innanzitutto che a normalizzare le relazioni con Israele siano l’Arabia Saudita e la Siria. Tuttavia, in secondo luogo, guarda anche all’Africa: il che spiega il suo recente tentativo di organizzare un faccia a faccia tra Ghazouani e Netanyahu.
Più in generale, Trump, rispetto al primo mandato, sta mostrando un maggiore interesse verso il continente africano. Da quando è tornato alla Casa Bianca, ha ordinato di bombardare l’Isis in Somalia e ha inviato una delegazione di Africom a incontrare le autorità libiche dell’Est e dell’Ovest. Inoltre, come già detto, la settimana scorsa ha ricevuto vari leader africani a Washington, parlando soprattutto di commercio e investimenti. Evidentemente l’attuale presidente americano teme la crescente influenza di russi e cinesi in varie parti del continente. E si sta attivando per cercare di arginarla. Il suo tentativo di estendere gli Accordi di Abramo all’Africa si inserisce quindi anche all’interno di questo quadro. Per l’Italia si tratta di una buona notizia. Il governo Meloni potrebbe infatti ritagliarsi un ruolo di mediazione, facendo anche leva sul Piano Mattei.