Trump tende il ramoscello d’ulivo: “Adesso ci sia la pace in Medio Oriente”
- Postato il 23 giugno 2025
- Di Panorama
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La quiete dopo la tempesta? Donald Trump è intervenuto dopo la ritorsione iraniana, che aveva messo nel mirino due basi statunitensi in Medio Oriente. E, nell’occasione, il presidente americano si è mostrato disposto a tendere un ramoscello d’ulivo a Teheran.
“L’Iran ha ufficialmente risposto alla nostra distruzione dei loro impianti nucleari con una reazione molto debole, come ci aspettavamo, e che abbiamo contrastato in modo molto efficace”, ha dichiarato su Truth. “Voglio ringraziare l’Iran per averci avvisato tempestivamente, il che ha permesso di non perdere vite umane e di non ferire nessuno. Forse l’Iran può ora procedere verso la pace e l’armonia nella regione, e incoraggerò con entusiasmo Israele a fare lo stesso”, ha aggiunto il presidente americano.
Poche ore prima di questo post, il regime khomeinista aveva attuato un attacco in ritorsione all’operazione militare americana che, sabato, aveva colpito tre siti nucleari iraniani: un attacco – quello di Teheran – che si era mostrato tuttavia piuttosto blando. Non solo. Il New York Times aveva anche rivelato che, nel lanciare i missili contro la base americana in Qatar, gli ayatollah si erano addirittura coordinati preventivamente col governo di Doha. Non solo. Come testimoniato anche dallo stesso Trump, Axios aveva rivelato che gli americani erano stati avvertiti in anticipo. D’altronde, il regime khomeinista aveva la necessità di salvare la faccia. Ma non poteva al contempo permettersi una ritorsione in grande stile senza attirarsi addosso una rappresaglia durissima da parte dell’amministrazione Trump. Da qui l’esigenza di un’offensiva, quella iraniana, rivelatasi essenzialmente simbolica e de facto concordata.
Da quanto si riesce a capire, con l’attacco di sabato, il presidente americano non puntava a un cambio di regime ma a mettere in ginocchio Teheran per costringerla a tornare al tavolo delle trattative, facendole abbandonare le sue ambizioni in materia di arricchimento dell’uranio. Non dimentichiamo d’altronde che Trump aveva dato il via libera agli attacchi israeliani del 13 giugno dopo la scadenza dell’ultimatum negoziale che lui stesso aveva imposto agli ayatollah nelle trattative sul nucleare. Nonostante quindi avesse iniziato quasi ad accarezzare l’idea di un regime change domenica sera, i nuovi sviluppi suggeriscono che questo non sia il vero obiettivo di Trump.
Bisognerà comunque innanzitutto vedere se i negoziati tra americani e iraniani ripartiranno. E, in caso, se gli iraniani verranno incontro alle richieste di Washington. Tuttavia, indipendentemente da quello che succederà, la strategia di Trump è chiara. Il presidente americano ha trasmesso nei fatti un messaggio cristallino agli ayatollah: con me non si scherza, se tergiversate, la pagherete. La pace, ha lasciato capire l’inquilino della Casa Bianca, deve fondarsi reaganianamente sulla proiezione della forza. E gli Stati Uniti non sono disposti a lasciarsi prendere in giro.
La domanda adesso è: Israele continuerà a coordinarsi con Washington su questo dossier, accettando una ripresa del dialogo tra Washington e Teheran? Benjamin Netanyahu potrebbe teoricamente disallinearsi, è vero. Ma il premier israeliano sa anche di non avere una grande convenienza a mettersi contro la Casa Bianca. L’obiettivo di Trump è d’altronde duplice: scongiurare definitivamente un Iran con la bomba atomica e, al contempo, ritagliarsi il ruolo di grande pacificatore del Medio Oriente, rilanciando gli Accordi di Abramo.