Trump spaventa G20, cauta Meloni: non dividere Occidente

  • Postato il 19 novembre 2024
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Trump spaventa G20, cauta Meloni: non dividere Occidente

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Rio de Janeiro, 19 nov. (askanews) – Il convitato di pietra Donald Trump agita il G20 di Rio de Janeiro, in particolare per la posizione che la nuova amministrazione americana potrebbe assumere sull’Ucraina e sulla politica dei dazi nei confronti dell’Europa. Temi che spaventano, ma su cui Giorgia Meloni invita alla calma.

La presidente del Consiglio incontra i giornalisti all’uscita dall’hotel a Rio de Janeiro, prima della seconda e ultima giornata del G20, al termine del quale si sposterà a Buenos Aires, dove domani è in programma un bilaterale con il presidente argentino Javier Milei, il ‘turbo-liberista’ che proprio nei giorni scorsi ha auspicato un asse con “gli Stati Uniti nel Nord, l’Argentina nel Sud, l’Italia nella vecchia Europa e Israele come sentinella nella frontiera in Medio Oriente”.

Per Meloni, però, non è il momento di intese asimmetriche, anzi, in particolare sull’Ucraina bisogna “non divaricare il fronte occidentale”. In attesa di “vedere che cosa accade” su un eventuale disimpegno Usa a favore di Kiev, il dato di fatto, per lei, è che c’è una “aggressività senza precedenti” della Russia, e il via libera di Joe Biden all’uso di missili a lungo raggio è la “risposta” a questa aggressività. Poi “l’Italia ha fatto un’altra scelta, ma comprendo il punto di vista di altre nazioni”. Quel che è certo – sottolinea – è che da parte di Mosca non c’è volontà di trattare. Meloni, a differenza di altri leader europei, non si “scandalizza” per la telefonata dei giorni scorsi del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Vladimir Putin perchè “non è la prima volta che un leader occidentale parla con Putin” e le posizioni espresse da Scholz sono “in linea” con il sostegno all’Ucraina. Piuttosto la questione è che “oggi non mi pare che Putin sia disposto a qualsiasi forma di dialogo”. Per questo “finché c’è una guerra in Ucraina noi siamo a fianco dell’Ucraina”, anche rinnovando la fornitura di armi in scadenza.

Anche sull’altro tema, quello di un eventuale innalzamento dei dazi, la premier invita alla cautela. “Bisogna aspettare a vedere che cosa accade”, afferma, aggiungendo però che la questione di un disavanzo commerciale tra Stati Uniti ed Europa non è nuova ed è stata posta, da ultimo, anche dall’Inflation Reduction Act (Ira) lanciato da Joe Biden. Pur continuando a “dialogare” con gli Usa perchè “siamo tutti preoccupati dai dazi”, per la presidente del Consiglio il tema è cosa può fare l’Europa per “rafforzare la sua competitività”, come affermato anche nel report stilato da Mario Draghi. “La mia impressione – spiega – continua a essere che noi ci dotiamo di grandi strategie ma poi non ci dotiamo degli strumenti che sono necessari a perseguire quelle strategie. Credo che ci voglia più coraggio”.

Per quanto riguarda il G20, la premier è soddisfatta perchè “ci sono molte cose che ci stanno a cuore che vengono riprese nelle conclusioni in linea con i lavori del G7: intelligenza artificiale, migrazioni, la questione della tassazione internazionale”. Anche nella lotta alla fame, con il lancio dell’Alleanza contro la fame e la povertà a cui l’Italia aderisce, c’è una “sinergia” tra G7 e G20. “Sinergia” che deve essere stretta anche nella lotta ai cambiamenti climatici, per una transizione energetica “giusta”, “equa” e “sostenibile”, che eviti ogni “approccio ideologico” e “inutili radicalismi”, puntando a un mix energetico che includa tutte le forme di produzione di energia, compreso il nucleare da fusione su cui l’Italia è “in prima linea”.

Per quanto riguarda la riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, altro tema al centro del summit, la premier ha ricordato la posizione italiana, diversa – ad esempio – da quella portata avanti dagli Usa. Per Meloni “condividiamo la necessità di una riforma non gli obiettivi” perchè “l’Italia è contraria a nuovi seggi permanenti, devono esserci nuovi seggi temporanei distribuiti per aree geografiche a rotazione. La riforma ha un senso se consente alle istituzioni multilaterali di essere più inclusive, non di aggiungere disfunzionalità a quelle che abbiamo già conosciuto”.

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