Trump sfida il mercato auto: “Voglio prezzi più alti per le auto straniere”

  • Postato il 31 marzo 2025
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  • Di Virgilio.it
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Il mercato dell’auto sta vivendo una delle fasi più caotiche della sua ultracentenaria storia. Da un lato c’è la questione della transizione ecologica, con i costruttori che stanno provando a spingere sull’elettrico, dall’altro c’è una delicata situazione geopolitica che potrebbe avere ripercussioni a cascata su tutta la filiera. In particolare, a tormentare i sogni dei manager, di recente ci sta pensando Donald Trump. Neoeletto presidente degli Stati Uniti, sta proseguendo su una linea già tracciata nella sua precedente esperienza politica alla guida degli States.

Sin dal primo mandato, infatti, Trump ha sempre ostentato un certo protezionismo nei confronti delle auto prodotte internamente agli Stati Uniti. Un sovranismo che ora è sfociato in pesanti dazi applicati a quei costruttori che decideranno di importare su suolo Usa vetture non prodotte negli States. Si tratta del 25% di rincaro, che verrà applicato a partire dal prossimo 2 aprile.

La volontà di Trump

Una vera e propria mazzata per i costruttori, che inevitabilmente si ritroveranno davanti a un bivio: alzare i propri prezzi o spostare la produzione in America facendo felice Trump. In tanti speravano in una misura estemporanea, una sorta di minaccia per ottenere una risposta da parte delle Case, ma il tycoon sembra più intenzionato che mai ad andare dritto sulla sua strada.

Durante un’intervista rilasciata alla Nbc, il presidente ha così dichiarato: “Se produci la tua auto negli Stati Uniti guadagnerai tanti soldi. Perché se la produci qui non ci sono tariffe. Non mi importa se aumentano i prezzi, perché vorrà dire che la gente comincerà ad acquistare auto prodotte in America. Anzi io spero che i prezzi aumentino, così la gente compra auto americane, che ne abbiamo in abbondanza”.

Margini di manovra?

Trump si è poi scagliato anche contro i partner internazionali: “I dazi sono assolutamente permanenti. Il mondo per 40 anni ha derubato gli Stati Uniti. Siamo solo giusti e francamente sono molto generoso”. Allo stesso tempo però il presidente ha anche lasciato margini per una possibile trattativa: “Dovranno offrirci qualcosa di grande valore, altrimenti non ci sarà spazio per negoziare”.

Insomma la situazione è abbastanza intricata e i margini di manovra sembrano essersi ridotti davvero all’osso. Chi spera di beneficiare da questa situazione è Tesla, che produce le proprie auto  negli Usa. Siamo però nel 2025 e quello che il sovranismo ti concede, dall’altro lato te lo toglie. Il colosso americano, infatti, potrebbe pagare con altrettanti dazi in altri mercati la mossa di Trump. Insomma questo è un cane che si morde la coda in epoca di globalizzazione.

Intanto Tesla deve già fare i conti con una profonda crisi dovuta tra le altre cose proprio alla stretta collaborazione tra Trump e il suo ad Elon Musk. Quest’ultimo, infatti, dopo aver sostenuto il neoeletto presidente durante tutta la sua campagna elettorale è entrato a far parte della sua stretta cerchia di collaboratori diventando capo del Dipartimento dell’Efficienza Governativa. Le sue recenti esternazioni politiche hanno attirato su Tesla così tanto astio, che si sono verificati, in giro per il mondo, atti di vandalismo su alcuni di questi veicoli. Una situazione che ha addirittura spinto alcuni proprietari di queste auto ad apporre su di esse degli adesivi dove si specifica di non condividere le idee del magnate americano proprietario di X.

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