Trump inaugura la distensione con Damasco
- Postato il 14 maggio 2025
- Di Panorama
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Donald Trump ha appena incontrato Ahmad al-Sharaa a Riad. A confermarlo è stata l’Associated Press. Si tratta del primo incontro di questo tipo da 25 anni a questa parte. Il meeting è avvenuto poco prima dell’inizio del summit del Consiglio di cooperazione del Golfo e il giorno dopo che l’inquilino della Casa Bianca aveva annunciato di voler revocare le sanzioni alla Siria. Secondo Al Jazeera, al faccia a faccia hanno preso parte anche il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, e, in videoconferenza, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. L’evento è, di per sé, storico, anche se non privo di rischi. Questo faccia a faccia si inserisce infatti nello sforzo di pacificazione che Trump sta cercando di portare aventi nella regione mediorientale. Tuttavia le incognite restano svariate.
Innanzitutto, secondo l’Associated Press, il mese scorso, Benjamin Netanyahu aveva chiesto al presidente americano di non revocare le sanzioni alla Siria: nonostante sia soddisfatto della caduta di Bashar al Assad, il premier israeliano non si fida affatto del nuovo leader siriano. Trump dovrà quindi muoversi con circospezione per salvaguardare i rapporti tra Stati Uniti e Israele. D’altronde, nella sua strategia, il disgelo con Damasco dovrebbe accompagnarsi al rilancio degli Accordi di Abramo: non a caso, martedì Trump ha auspicato che Riad possa presto entrare a farne parte. In secondo luogo, al-Sharaa è storicamente vicino alla Fratellanza musulmana: quella Fratellanza musulmana che storicamente non è affatto benvista dal Partito repubblicano americano. Trump dovrà quindi fare attenzione anche alle possibili ricadute di politica interna.
Ciò detto, è abbastanza chiaro come, tendendo la mano ad al-Sharaa, il presidente americano stia portando avanti una distensione nei confronti di Erdogan: non dimentichiamo del resto che il nuovo leader di Damasco è riuscito a prendere il potere grazie al fondamentale appoggio della Turchia. Non si può quindi affatto escludere che Trump si stia muovendo guardando al dossier ucraino. Il presidente americano si è più volte detto frustrato dal comportamento di Vladimir Putin nel processo diplomatico dedicato alla guerra in Ucraina. Quel Putin che ha visto una netta riduzione dell’influenza russa sul Medio Oriente a seguito della caduta di Assad l’anno scorso. In tal senso, giocando di sponda con Erdogan, l’inquilino della Casa Bianca sta probabilmente cercando di colpire lo zar proprio sul fronte mediorientale: Mosca sa d’altronde molto bene che la propria perdita di terreno in Siria è stata principalmente dovuta alle mosse di Ankara. Le manovre di Trump potrebbero quindi spiegarsi anche come un modo per mettere il Cremlino sotto pressione.
Infine, andando al di là della questione ucraina, è un dato oggettivo che l’Arabia Saudita si sta sempre più rivelando il perno della politica mediorientale, portata avanti dal presidente americano. Riad gode di buoni rapporti con Israele e, soprattutto negli ultimi mesi, ha anche rafforzato i legami con la Turchia. Come abbiamo accennato, bin Salman ha altresì avuto un ruolo nell’incontro tra il presidente americano e al-Sharaa. In tal senso, non è assurdo ipotizzare che Trump stia cercando di cooptare in qualche modo Ankara nella logica degli Accordi di Abramo. È quindi probabilmente anche in questo quadro che va letta la distensione tra Washington e Damasco. Solo il tempo ci dirà se la strategia del presidente americano darà dei frutti.