Trump in Medio Oriente a cercare miliardi e concludere affari. Ma il successo della missione non è scontato

  • Postato il 13 maggio 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Basta leggere la lista di chi affiancherà Donald Trump nella sua missione in Medio Oriente per capire di che tipo di viaggio si tratti: affari, affari, affari. Con il presidente ci saranno l’amministratore delegato di BlackRock Larry Fink, quello della banca Citigroup Jane Fraser, quello di Blackstone Stephen Schwarzmann, il fondatore di Nvidia Jensen Huang, il numero uno di Ibm Arvind Krishna, l’amministratore delegato di Amazon Andy Jassy, quello di OpenAI. E poi il finanziere Ray Dalio, il numero uno della Boeing Kelly Ortberg e i vertici di Alphabet (Google).
Con buona pace del conflitto di interessi, per la famiglia Trump il terreno è già stato preparato dai figli del presidente Eric e Donald jr che, nelle scorse settimane, si sono recati nei paesi del Golfo. Qui hanno discusso della realizzazione di un campo da golf e di un complesso di ville in Qatar, di un hotel di lusso a Dubai e di un possibile investimento da 2 miliardi da parte di Abu Dhabi in World Liberty Financial, la società di criptovalute della famiglia del presidente.
Il viaggio di Trump alla ricerca di fondi da portare in America non sarà però una passeggiata. La Casa Bianca vorrebbe assicurarsi investimenti e impegni commerciali da parte dell’Arabia Saudita, il paese più ricco dell’area, per mille miliardi di dollari, 400 miliardi in più rispetto a quanto annunciato a gennaio. In particolare gli accordi a cui punta Washington riguardano commesse di armi e investimenti nell’Intelligenza artificiale.
L’Arabia Saudita ha appena dato vita ad la nuova società di intelligenza artificiale Humain, con Riyad che si propone di divenire un polo globale dell’Ia. Elon Musk di Tesla e Sam Altman di OpenAI, al seguito di Trump, discuteranno di eventuali sinergie e collaborazioni. Il progetto necessità, oltre che di capitali, di chip avanzati, forniture energetiche e strutture logistiche.
Il principe regnante Mohammad bin Salman promette molto, a parole. Ma secondo gli analisti è tutt’altro che scontato che si passi poi ai fatti. La priorità del principe saudita è quella di convertire l’economia del paese, sganciandola dal legame con il petrolio. Una transizione che potrebbe richiedere fino a 2mila miliardi di dollari da destinare ai titanici progetti già pianificati da Riyad. Il fondo sovrano ha in cassa circa 940 miliardi. L’Arabia, insomma, è in questo momento un paese alla ricerca di capitali, più che uno con la necessità di investirli altrove.
Mercoledì la nutrita delegazione statunitense si sposterà in Qatar e giovedì negli Emirati Arabi, anche qui per trattare dossier prevalentemente economici.

Non sono invece previste tappe in Israele. Gli emiratini hanno promesso investimenti negli Stati Uniti per 1.400 miliardi di dollari in 10 anni. Gli Emirati hanno da poco creato G42, progetto per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale in cui Microsoft ha investito 1,5 miliardi di dollari. Abu Dhabi ha un fondo di investimento dedicato all’intelligenza artificiale che potrebbe investire denaro negli Usa.

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Il Fatto Quotidiano

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