Trump fa il duro e promette Marte
- Postato il 21 gennaio 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 2 Visualizzazioni
Il Quotidiano del Sud
Trump fa il duro e promette Marte
Il neo presidente, Donald Trump, alla cerimonia di insediamento, mostra i muscoli e annuncia
una nuova età dell’oro per gli Stati Uniti
L’America è stata tradita dall’amministrazione democratica e dagli stessi alleati, ma adesso è il momento di arrestare il declino e renderla più grande e rispettata. “Comincia oggi l’età dell’oro”. Sembra questo il senso più profondo del discorso del giuramento di Donald Trump che ieri ha giurato sulla Bibbia come 47 presidente degli Stati Uniti, lanciando quello che appare in tutta la sua forza un grido di battaglia piuttosto più che un invito alla pace e all’unità: «Non ci faremo sfruttare più dagli altri. Darò la priorità all’America», assicura. Il neopresidente usa un tono di voce basso e caldo, apparentemente sorvegliato. Ma il contenuto è bellicoso, all’interno, nei confronti degli avversari politici, all’esterno, nei confronti dei nemici, ma anche di quelli che credevano di essere amici dell’America. Per certi versi nulla di sorprendente, dopo la campagna presidenziale che abbiamo vissuto e dopo le ultime recenti esternazioni. E tuttavia colpisce ascoltare al posto di un discorso del giuramento, che avrebbe potuto toccare vette di retorica più elevate, un discorso della vittoria o, meglio, della rivincita. Se Biden aveva annunciato semplicemente «America is back!», ovvero l’America è tornata, Trump sceglie di mostrare i muscoli per minacciare una serie di iniziative concepite apposta per mettere in guardia o addirittura intimorire gli interlocutori che si troverà sul cammino nel quadriennio che si è aperto ieri.
TRUMP PROMETTE UNA «NAZIONE RICCA E LIBERA»
Prima di tutto, il presidente entrante si rivolge alla popolazione americana. Promette «una nazione orgogliosa, prospera, ricca e libera» che sarà «più grande e forte più eccezionale di prima». Per farlo, «serve ripristinare la crisi di fiducia, risistemare i pilastri» del sistema americano e «gestire crisi nazionale per avere rispetto a livello internazionale». Si tratta di un esplicito attacco all’amministrazione uscente, accusata di aver causato negli anni recenti il declino del paese. Per invertire la rotta, Trump avverte che bisognerà cambiare profondamente il sistema sanitario, accusato di sprechi di denaro pubblico, e il sistema scolastico, «di cui si vergognano insegnanti e studenti». Ma bisognerà anche fermare la criminalità diffusa presidiando le frontiere e aumentando i fondi per la polizia. È l’occasione per ringraziare anche alcune categorie specifiche di elettori – gli afroamericani, i latinos e gli asiatici, ma anche i residenti dei centri urbani insieme con quelli delle aree interne – che in passato avevano normalmente premiato i democratici ma che alle recenti elezioni di novembre si sono spostati in maggioranza verso destra, premiando il candidato repubblicano. «Grazie, non me ne dimenticherò», dice.
Dal discorso inaugurale apprendiamo che è pronta una batteria formidabile di ordini esecutivi che attueranno le promesse elettorali premiate dal consenso e trasformeranno le politiche americane degli ultimi anni.
LA POLITICA DI EMERGENZA NAZIONALE CONTRO L’IMMIGRAZIONE
Il primo riguarderà la politica di emergenza nazionale contro l’immigrazione ai confini meridionali con il Messico. Non soltanto “tutti gli ingressi illegali saranno fermati”, ma promette “l’espulsione e il respingimento” degli immigrati irregolari. Per mettere fine a questa “invasione disastrosa”, Trump manderà truppe regolari al confine e classificherà i cartelli criminali messicani come organizzazioni terroristiche straniere. Allo stesso modo, con un altro ordine aumenterà il potere delle forze di polizia per eliminare le bande criminali anche al centro delle città americane.
C’è, poi, il tema dell’economia. Il primo obiettivo – centrale nella campagna per la Casa Bianca – è l’impegno per “sconfiggere l’inflazione elevatissima” e “rendere più accettabili i prezzi dei prodotti”. Trump dichiara dunque lo “stato di emergenza energetica nazionale” e promette di continuare a perforare il suolo nazionale per estrarre petrolio e altre risorse energetiche. “Abbiamo più metano e petrolio di qualsiasi altro paese e – assicura – li useremo: esporteremo l’energia americana in tutto il mondo”. Affida la ripresa economica statunitense, anche a livello globale, all'”oro liquido”, ma c’è parecchio da dubitare che l’aumento delle trivellazioni possa da sola abbattere il costo della vita che assilla gli americani. Per dare nuova spinta all’economia, poi, Trump promette di cancellare le politiche del green deal comprese quelle sui veicoli elettrici) e di aumentare l’autoproduzione di automobili nel paese: “comprate la macchina che vi piace di più”. Insomma, una rivoluzione alla rovescia. Con la più classica delle fanfaronate populistiche avvisa: “invece di tassare i nostri cittadini” – esplicita accusa ai democratici – “aumenteremo i dazi sui prodotti degli altri paesi”. Infine, promuove la costituzione del dipartimento per l’efficientamento del governo: un modo per scrivere la parola fine sulle politiche neokeynesiane di Biden.
MISURE DI RESTAURAZIONE SOCIALE E CULTURALE
Quindi annuncia una serie di misure di restaurazione sociale, costituzionale e culturale. Una legge contro la censura: un modo per sciogliere dai lacci “etici” le piattaforme social. Un’iniziativa per il ripristino del sistema giuridico che, nel linguaggio del tycoon, serve a sottolineare l’uso politico della giustizia contro di lui da parte degli avversari democratici. Un ordine per riabilitare e riassumere nell’esercito quei militari no-vax che hanno rifiutato le vaccinazioni contro il Covid. Infine, una serie di misure per combattere l’ideologia woke: basta «parlare di razza e di genere in tutti gli aspetti della vita pubblica e privata», società basata sul matrimonio e «ci saranno solo due generi: uomini e donne».
RIASSETTO DELL’ORDINE INTERNAZIONALE
Ma le parole più inquietanti riguardano il riassetto dell’ordine internazionale. Nella visione del 47° presidente, l’America opta per una brutale risposta muscolare alle minacce esterne che potrebbero minare la sua leadership globale. Tra le azioni previste c’è la ridenominazione del “Golfo del Messico che diventerà Golfo d’America”. Ma soprattutto c’è un nuovo esplicito attacco a Panama e alla Cina. Trump chiarisce che “lo spirito del trattato” con il quale gli Usa hanno ceduto il canale a Panama “è stato violato” e “le navi americane sono trattate iniquamente”, mentre la Cina fa il bello e il cattivo tempo nell’area. «Se l’è preso la Cina, ce lo riprenderemo», minaccia Trump crudamente, lanciando la sfida contro il colosso asiatico che cerca di conquistare spazi di influenza geopolitica in America Latina, da sempre considerata da Washington il giardino di casa degli Stati Uniti. Lo fa, pertanto, con uno stile che emula quello di Vladimir Putin nei confronti dell’Ucraina e quello di Xi Jinping nei confronti di Taiwan.
TRUMP: «È GIUNTA L’ORA DI AGIRE CON VIGORE»
«Il mio messaggio: è giunta l’ora di agire con coraggio, vitalità, vigore», promette Trump. Un’affermazione che si trasforma in una minaccia quando aggiunge: “espanderemo il nostro territorio”. La frase non è ulteriormente sviluppata ma aumenta l’attesa per comprendere i rischi di un nuovo disordine globale al quale la Casa Bianca rischia di dare un contributo diretto. Le parole del presidente sono incendiarie: solo un modo per alzare la posta e ottenere il massimo da future negoziazioni o, piuttosto, l’inizio di una offensiva revanscista e bellicosa di Washington? I prossimi mesi ci diranno di più sulle scelte di politica estera della nuova amministrazione.