Trump fa affari con Kazakistan e Uzbekistan: accordi miliardari dai Boeing alle materie prime
- Postato il 27 settembre 2025
- Mondo
- Di Il Fatto Quotidiano
- 4 Visualizzazioni
.png)
Oltre 12 miliardi di dollari. È il valore degli accordi che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha portato a casa da Kazakistan e Uzbekistan in sole 24 ore. Senza nemmeno doversi spostare dal territorio Usa, considerato che i leader delle due repubbliche centro asiatiche in questi giorni si trovano a New York per partecipare all’ottantesima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Spacchettando la somma, otto miliardi vanno attribuiti al governo uzbeco, che ha annunciato la volontà di procedere all’acquisto di oltre venti velivoli dalla Boeing per dare spinta ulteriore alla crescita di Uzbekistan Airways. A voler essere precisi, si tratta della commessa singola più significativa mai portata avanti dalla compagnia di bandiera del paese. Oltre quattro miliardi sono invece legati all’ordine effettuato dal Kazakistan per fare sue 300 locomotive e altro materiale ferroviario dall’azienda Wabtec Corporation. Un record anche qui: il Dipartimento del Commercio di Washington lo ha definito il più grande accordo nel settore mai siglato da un’azienda a stelle e strisce. Il leader statunitense ha dichiarato via social che sarebbero decine di migliaia i posti di lavoro creati grazie alle intese siglate con i due governi asiatici.
Più sottotraccia ma forse ancora più significativo dei due già descritti è l’accordo concluso tra l’Uzbekistan e l’azienda mineraria Traxys, per sviluppare iniziative di estrazione e sfruttamento di minerali critici sul territorio uzbeco. Probabilmente il tema sarà toccato anche durante il primo evento della Camera di Commercio Usa in Uzbekistan, già annunciato per il mese di ottobre. Qui si entra nel vivo degli obiettivi di Trump in Asia Centrale, legati soprattutto al settore delle terre rare e di tutte le altre materie prime strategiche. Un impegno che ha preso il via già quando presidente era Joe Biden ma che l’attuale inquilino della Casa Bianca sta dimostrando di voler portare avanti con grande determinazione. È di fine agosto la notizia dell’inizio delle esplorazioni a caccia di terre rare nella zona settentrionale del Kazakistan, operazioni che sono gestite congiuntamente da un consorzio di aziende kazache e statunitensi.
Oltre al consolidamento della relazione commerciale con gli Stati Uniti, la visita del presidente kazaco Kassym-Jomart Tokayev a New York ha avuto anche un altro riscontro geopolitico. Il leader della repubblica centro asiatica ha infatti avuto un incontro con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, a margine del quale è stato ribadito il supporto di Astana all’integrità territoriale del paese est europeo e la necessità di una risoluzione per via diplomatica del conflitto iniziato nel febbraio del 2022 con l’invasione da parte della Russia.
Quest’ultimo passaggio è indicativo delle due parallele spinte che fanno del riavvicinamento tra Stati Uniti e cancellerie dell’Asia Centrale una realtà sempre più evidente. Da un lato, infatti, come già indicato, l’amministrazione Usa sta mettendo in campo grandi risorse politiche e diplomatiche per tornare a giocare un ruolo di primo piano nella regione. Un posizionamento che era consolidato almeno fino a una quindicina di anni fa ma che nel corso del tempo si è progressivamente sfaldato, con Washington più disposta a investire risorse su altri scenari, quello mediorientale e dell’estremo oriente su tutti. Dall’altro, le cancellerie centro asiatiche, Kazakistan e Uzbekistan in primis, stanno dimostrando di avere le idee molto chiare dal punto di vista della loro proiezione internazionale: non potendo recidere per ragioni storiche, politiche e militari, il legame con la Russia, percepita però sempre più come un partner poco affidabile, e vedendo la relazione con la Cina toccare quasi ogni giorno nuove vette in termini di penetrazione economica e affinità politica, la diversificazione dei tavoli diplomatici su cui sono impegnate è fondamentale per ottenere concessioni di varia natura.
In questo, come detto, si inseriscono gli Stati Uniti, accolti a braccia aperte da Astana e Tashkent, ma il ragionamento vale anche per l’Unione Europea. Lo scorso aprile sono stati annunciati investimenti targati UE in Asia Centrale per 12 miliardi di euro, e l’attivismo regionale riguarda una pletora di altri paesi come la Turchia, l’Iran, l’India, il Giappone, la Corea del Sud e numerosi paesi europei, tra cui l’Italia, che si muovono anche in autonomia rispetto alle decisioni prese a Bruxelles. Ovviamente da Mosca e Pechino si guarda con malcelato fastidio, soprattutto nel caso del Cremlino, a queste “intromissioni” ma al momento sembra si tratti una dinamica difficilmente arginabile.
(nella foto Trump insieme al presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev)
L'articolo Trump fa affari con Kazakistan e Uzbekistan: accordi miliardari dai Boeing alle materie prime proviene da Il Fatto Quotidiano.