Trump contro smart working come Musk: “Se la gente non tornerà al lavoro in ufficio verrà licenziata”

  • Postato il 18 dicembre 2024
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Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump si impegna a dichiarare guerra al lavoro da casa dei dipendenti federali. Il futuro inquilino della Casa Bianca annuncia che si batterà per rimuovere l’esenzione al lavoro da casa concessa dall’amministrazione Biden. “Ci batteremo” ha annunciato il tycoon. Ma la guerra al telelavoro o allo smart working sicuramente incontrerà la resistenza dei sindacati. “Speriamo che Donald Trump rispetti gli accordi sindacali per lo smart working dei dipendenti federali. Altrimenti siamo pronti a lottare per far rispettare i nostri diritti” ha dichiarato il principale sindacato dei dipendenti federali, American Federation of Government Employees, replica al presidente eletto che ha detto che sfiderà in tribunale il contratto, che garantisce il lavoro da remoto fino al 2029, bollandolo come “un regalo al sindacato”.

“Se la gente non tornerà al lavoro in ufficio verrà licenziata”, ha detto nella conferenza stampa a Mar a Lago Trump riecheggiando le minacce di Elon Musk (che per le sue aziende già da due anni minaccia licenziamenti), a cui il tycoon ha affidato la guida dell’ufficio per l’efficienza governativa e che intende lanciare una crociata contro lo smart working, con il dichiarato intendo si sforbiciare drasticamente il numero dei dipendenti federali.

“Gli accordi di contrattazione collettiva sono vincolanti per legge, noi confidiamo nel fatto che la prossima amministrazione rispetti i suoi obblighi e onori i contratti sindacali – è la replica di Everett Kelley, presidente nazionale del sindacato – se non lo farà noi siamo pronti a far valere i nostri diritti”. Inoltre, Kelley ha definito come “infondate” le narrazioni di una forza lavoro federale che lavora in gran parte da remoto: “Solo il 10% dei dipendenti federali lavora in smart working, con accordi ibridi per trascorrere il 60% delle ore in ufficio”, ha detto ricordando che questo tipo di accordo “è nell’interesse di lavoratori e contribuenti” perché aiuta “produttività e efficienza”.

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Il Fatto Quotidiano

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