Trump al Congresso per convincere i Repubblicani a votare il “Big beautiful bill” con le sue promesse elettorali gonfia-debito
- Postato il 20 maggio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Donald Trump fa pressione sui Repubblicani della Camera perché entro mercoledì notte approvino il maxi disegno di legge da lui battezzato “One Big, beautiful bill”: un pacchetto di oltre mille pagine che vale migliaia di miliardi di dollari e contiene le sue principali promesse elettorali – dal rinnovo dei tagli fiscali del 2017 all’aumento della spesa per la difesa delle frontiere – ma minaccia di far esplodere il debito statunitense appena declassato da Moody’s, mettendo a rischio la sostenibilità delle finanze federali.
Poco importa al presidente, che martedì mattina è andato a Capitol Hill a dare manforte allo speaker Mike Johnson nel cercare di convincere sia l’ala più conservatrice del partito, che chiede maggiori sforbiciate a Medicaid e agli incentivi per l’energia green per compensare le minori entrate, sia quella moderata, che teme ripercussioni sociali e politiche visto che il programma di assistenza sanitaria pubblica per persone a basso reddito, disabili e anziani coinvolge 70 milioni di americani. Mentre i deputati di stati ad alta tassazione, come New York, che per dare via libera chiedono maggiori agevolazioni per i propri elettori.
“Quello che stiamo tagliando sono gli sprechi, le frodi e gli abusi, per il resto lasciamo tutto”, ha sostenuto Trump nonostante i prospettati tagli a Medicaid per oltre 800 miliardi di dollari equivalgano a lasciare milioni di persone senza copertura. “Non approvare il progetto si tradurrà in un forte aumento” delle imposte, ha poi avvertito. Infatti in caso di mancato rinnovo i tagli non permanenti del Tax cuts and jobs act (Tcja) del 2017 scadranno a fine anno.
La parte più importante del pacchetto è appunto l’estensione del Tcja. In più ci sono l’esenzione fiscale per le mance e gli straordinari e agevolazioni fiscali per i prestiti auto, a condizione che l’assemblaggio finale negli Stati Uniti. Secondo stime indipendenti, nei prossimi dieci anni la legge aumenterebbe di oltre 3mila miliardi il debito Usa, che già supera i 36mila. Quello detenuto da investitori è attualmente intorno al 100% del pil, il livello più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, e a legislazione vigente era previsto salire al 117% tra un decennio, ma se passasse il “Big beautiful bill” toccherebbe il 125% (129% se tutte le agevolazioni fiscali diventassero permanenti). Il tutto peraltro in uno scenario ottimistico che vede i rendimenti dei titoli di Stato decennali invariati o in discesa, invece che in salita come avvenuto da due mesi a questa parte.
Storicamente gli Usa sono stati in grado di indebitarsi a cuor leggero grazie alla forte richiesta globale di Treasury e di dollari, valuta di riserva del mondo. Ma questo “privilegio esorbitante” ora pare in discussione: le preoccupazioni per il debito e per i dazi stanno rendendo gli investitori molto più timorosi. Per finanziare il governo federale chiedono rendimenti più alti, il che nel lungo periodo contribuirà a gonfiare ulteriormente il debito. Uno scenario che l’Italia e gli ex “Piigs” conoscono bene ma per Washington è terreno inesplorato “È come essere su una barca che sta andando verso gli scogli e vedere i governanti discutere su quale direzione prendere”, ha detto al Financial Times Ray Dalio, miliardario fondatore del fondo speculativo Bridgewater Associates. “Non mi interessa se girano a sinistra o a destra, l’importante è che girino per riportare la nave sulla rotta”.
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