Trump al Congresso: “Ho apprezzato il messaggio di Zelensky in favore della pace, segnali anche dalla Russia”. E insiste: “Prenderemo pure la Groenlandia”
- Postato il 5 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Un’ora trentanove minuti trentuno secondi. È stato il discorso di un presidente Usa davanti al Congresso più lungo della storia americana. Ma a sei settimane dal suo arrivo alla Casa Bianca, Donald Trump non ha solo pronunciato il discorso più lungo, ha pronunciato anche il discorso più aggressivo e divisivo della storia americana. Ha insultato il suo predecessore, Joe Biden, descritto come “un incompetente e un incapace”. Ha deriso i suoi avversari politici – la senatrice democratica Elizabeth Warren è stata ancora una volta definita “Pocahontas”. Ha dipinto un’amministrazione pubblica imbottita di fannulloni che non vanno a lavorare, gravata da un esercito di disonesti che rubano sussidi al governo federale fingendo di avere centossessant’anni – elogiando chi, Elon Musk, sta lavorando per “ripulire lo stagno”. Ha raccontato storie di un’America devastata da gang, droga, migranti assassini, stupratori, corruzione dilagante. Ha sparato cifre e fatti spesso a caso, attaccando l’Europa, le persone transgender, il woke, il mondo che si approfitta dell’America. Ha sorvolato su ciò che non va bene – il prezzo esagerato delle uova è stato attribuito al suo predecessore – esaltando un’agenda di tagli alle tasse e dazi – “tariffe, non è una parola meravigliosa?”. E si è di nuovo presentato come l’uomo che Dio ha salvato dalla pallottola di Butler per portare a termine la sua missione di rinascita dell’America.
In un discorso che ha ricalcato quello dei suoi comizi elettorali, l’unica vera novità riguarda forse l’Ucraina. Trump ha infatti letto in pubblico il messaggio di “impegno a favore della pace” e di disponibilità a “lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump” che Volodymyr Zelensky ha pubblicato sui social – l’ha definita, in modo inesatto, una “lettera” a lui indirizzata pochi minuti fa”. Trump ha affermato di aver “apprezzato” il messaggio di Zelensky, che sarebbe pronto a firmare l’intesa sui minerali delle terre rare. Ha anche aggiunto di aver ricevuto “forti segnali” da parte della Russia, ansiosa di fare la pace con l’Ucraina. “Non sarebbe meraviglioso? Non sarebbe meraviglioso?” ha ripetuto. Il tono più conciliante nei confronti di Kiev non è stato comunque accompagnato da concessioni sulla questione delle garanzie per la sicurezza, che gli ucraini continuano a chiedere e che l’amministrazione USA continua a negare. Quello sull’Ucraina è stato comunque l’unico momento di apertura sul futuro in un discorso segnato da un’immagine aggressiva e rivendicativa dell’America First. Il presidente USA ha ancora una volta attaccato l’Europa per non aver speso a sufficienza per la guerra in Ucraina. “Purtroppo, l’Europa ha speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanti ne abbia spesi per difendere l’Ucraina. Noi abbiamo speso forse 350 miliardi di dollari. E loro hanno speso 100 miliardi di dollari” (non è vero, gli Stati Uniti hanno speso in Ucraina 174 miliardi, meno di quanto ha spesso complessivamente l’Europa).
Al Medio Oriente è stato riservato solo un fuggevole, succinto riferimento, con la definizione “è un posto bello duro”. Non è tornata fuori la proposta di fare di Gaza una “riviera” di spiagge e hotel di lusso, né Trump ha fatto alcun accenno a una possibile seconda fase nella tregua a Gaza. Non ci sono invece buone notizie per Panama e la Groenlandia. Per quanto riguarda il canale, il presidente ha spiegato che gli Stati Uniti intendono riprenderselo: “Jimmy Carter l’aveva dato a Panama per un dollaro, non ai cinesi”, che ora lo amministrerebbero di fatto. Agli abitanti della Groenlandia, Trump ha lanciato invece un messaggio contraddittorio, comunque preoccupante. “Sarete i benvenuti negli Stati Uniti” ha spiegato “se lo scegliete”. Un attimo dopo ha però aggiunto: “Penso che ci prenderemo la Groenlandia, in un modo o nell’altro. Ce la prenderemo”. Una parte importante del discorso è stata dedicata ai dazi, nel momento in cui l’amministrazione ha lanciato una guerra commerciale contro tre dei suoi principali partner commerciali – Messico, Canada, Cina – che ha fatto precipitare i mercati finanziari e sollevato nuove preoccupazioni su un rialzo dell’inflazione. Trump ha promesso una politica di continue rappresaglie: “Qualunque tariffa ci applichino, noi l’applichiamo loro” e ha insistito sul fatto che le nuove imposte faranno crescere l’economia, riportando negli Stati Uniti la produzione e creando nuovi posti di lavoro. “Le tariffe servono a rendere l’America di nuovo ricca e grande”, ha spiegato, aggiungendo: “Ci saranno piccole turbolenze, ma non saranno molte”. Nuove tariffe entreranno in vigore il 2 aprile: “Sono superstizioso. Non voglio che vengano scambiate per un pesce d’aprile”.
Una parte ampia del discorso, proprio all’inizio, è stata dedicata all’azione di Elon Musk, che Trump ha ringraziato per l’azione sua personale e del Dipartimento all’efficienza governativa. “Qualcuno di voi ha sentito parlare del DOGE?”, ha scherzato Trump, citando l’acronimo del dipartimento e alludendo all’ondata di panico che si è diffusa tra i dipendenti dell’amministrazione pubblica per le migliaia di licenziamenti in corso. Per rendere ancora più paradossali le politiche democratiche del passato – e ancora più necessaria l’azione sua e di Musk – il presidente è andato avanti diversi minuti elencando, e deridendo, programmi e aiuti che sono stati cancellati. “Otto milioni di dollari per promuovere i diritti LGBTQI+ nella nazione africana del Lesotho, di cui nessuno ha mai sentito parlare”, ha ricordato tra le risate dei repubblicani. Altro pilastro dell’intervento di Trump è stata la rivendicazione della battaglia contro l’ideologia woke: “Stiamo riportando la salute mentale in America”, ha affermato, ricordando l’episodio di January Littlejohn, una madre della Florida che ha accusato la scuola della figlia di averne favorito la transizione all’insaputa della una serie di consulti con le autorità scolastiche). Fortissima è stata anche la rivendicazione delle politiche sull’immigrazione: “Stiamo operando la più grande operazione di deportazione di massa della storia americana. I democratici sostenevano che ci voleva una nuova legge. Non è così. Ci voleva un nuovo presidente”.
Quello di Trump è stato dunque un discorso duro, rivendicativo, segnato dall’idea forte di un’America che rinascerà sotto la sua guida. I democratici lo hanno ascoltato levando cartelli come “salviamo il Medicare”, “paga le tue tasse”, “è una menzogna”. Uno di loro, il settantottenne deputato del Texas Al Green, si è alzato e agitando il bastone che lo sostiene gli ha urlato “non hai il mandato”, continuando a protestare fino a quando non è stato espulso dallo speaker della Camera Mike Johnson. I repubblicani si sono levati in piedi centinaia di volte, manifestando un incontenibile entusiasmo con urla, applausi, fischi, slogan di “U-S-A U-S-A”. Lui è andato avanti imperterrito, esibendo parenti di donne stuprate dai migranti, bambini con il cancro che vogliono diventare poliziotti ed eroici agenti di frontiera. Alla fine, ha pronunciato la frase che per alcuni è una benedizione, per altri una minaccia esistenziale: “Sono solo all’inizio”.
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