Trovati microbi vivi di 2 miliardi di anni fa

  • Postato il 15 aprile 2025
  • Di Focus.it
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Una scoperta nelle profondità della Terraha ha cambiato il nostro modo di vedere la resilienza della vita: microbi, sigillati in una frattura di roccia risalente a 2 miliardi di anni fa, sono stati trovati vivi. Un ritrovamento - i cui risultati sono stati esposti sulla rivista Microbial Ecology - che ridefinisce i confini della sopravvivenza. Yohey Suzuki, professore associato presso la Graduate School of Science dell'Università di Tokyo, ha spiegato così l'importanza della scoperta: «Non sapevamo che rocce di questa età potessero ospitare la vita: fino a oggi, l'ambiente più antico in cui erano stati trovati microrganismi viventi era un deposito di 100 milioni di anni sotto il fondale oceanico».. Un rifugio sotterraneo. Il campione che ospita questi antichi microbi proviene dal Bushveld Igneous Complex (BIC), nel nord-est del Sudafrica, un'area vasta quanto un quinto dell'Italia, famosa per le sue immense riserve minerarie: circa il 70% del platino mondiale proviene da qui. Grazie alla sua formazione da magma raffreddato lentamente, il BIC ha mantenuto condizioni stabili per la vita microbica per miliardi di anni. Con il sostegno dell'International Continental Scientific Drilling Program (ICDP), il team dell'Università di Tokyo ha estratto un campione di carotaggio lungo 30 centimetri da circa 16 metri sottoterra. La roccia, con spessori fino a 8,8 chilometri, è rimasta pressoché indisturbata, offrendo un habitat ideale per la sopravvivenza microbica su scale temporali geologiche. Quando gli scienziati hanno analizzato sottili sezioni di roccia, hanno trovato cellule microbiche raggruppate all'interno di minuscole crepe, sigillate da strati di argilla che le hanno protette dalle interferenze esterne. Questi organismi hanno vissuto al rallentatore, evolvendosi nel corso di milioni di anni.. L'autenticità della scoperta. Per accertare che i microbi fossero realmente autoctoni e non contaminanti, i ricercatori hanno utilizzato una combinazione di spettroscopia a infrarossi, microscopia elettronica e microscopia a fluorescenza. Colorando il DNA delle cellule ed esaminando proteine e argilla circostante, hanno confermato che gli organismi erano vivi e nativi dell'antico campione. L'argilla ha avuto un ruolo chiave nella loro conservazione, creando una barriera naturale che ha sigillato le fratture e impedito scambi con l'ambiente esterno. Questo meccanismo di protezione solleva un quesito intrigante: processi simili potrebbero esistere altrove, magari su Marte? Se così fosse, le possibilità di trovare forme di vita preservate su altri pianeti potrebbero essere molto più alte di quanto immaginiamo.. Ricerca della vita primordiale. Questo ritrovamento offre agli scienziati una straordinaria opportunità: osservare organismi sopravvissuti per miliardi di anni e studiare la loro capacità di adattarsi a condizioni estreme. «Sono molto interessato alla possibilità di trovare microbi nel sottosuolo di altri pianeti», ha dichiarato Suzuki. La NASA, con il rover Mars Perseverance, sta attualmente raccogliendo campioni marziani di età simile a quelle analizzate in questo studio. Le tecniche perfezionate in questa ricerca potrebbero rivelarsi fondamentali per studiare campioni di roccia extraterrestri. L'idea che la vita possa persistere in isolamento per tempi così lunghi sfida la nostra idea di adattamento e sopravvivenza. Questi microbi sono vere e proprie capsule del tempo viventi e offrono un'istantanea della vita di milioni di anni fa..
Autore
Focus.it

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