Travaglio: “Il silenzio di Mattarella sugli attacchi israeliani? È la quintessenza dell’ipocrisia occidentale”

  • Postato il 21 giugno 2025
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Sembra un manicomio organizzato“. Così Marco Travaglio, ospite della trasmissione Battitori Liberi, su Radio Cusano Campus, sintetizza lo stato della narrazione mediatica italiana dopol’attacco israeliano all’Iran.
Hanno passato tre anni a romperci i timpani e anche qualcos’altro sull’aggressore e l’aggredito – aggiunge il direttore del Fatto QuotidianoQui c’è un aggressore indiscutibile, Israele, e c’è un aggredito indiscutibile, l’Iran. E allora si sono inventati che per Israele vale il diritto all’attacco preventivo perché non c’era un minuto da perdere”.
Nello specifico, Israele avrebbe colpito per impedire un presunto imminente attacco iraniano con armi nucleari. Ma, sottolinea Travaglio, “il problema è che l’Iran l’arma atomica non ce l’ha, ce l’ha Israele dalla fine degli anni ’60. Netanyahu dal 1995, cioè da quando ancora non era nemmeno premier per la prima volta, racconta al mondo che l’Iran è lì lì per avere l’atomica. Quindi, sono esattamente 30 anni che è lì lì per avere l’atomica, però non ce l’ha mai“.

E spiega: ” Fonti non certamente di parte, come la AIEA, l’ente delle Nazioni Unite incaricato di sorvegliare il rispetto del trattato di non proliferazione nucleare, ci ribadisce che l’Iran non ha il nucleare. Ha arricchito l’uranio al 60%, per poter cominciare a preparare un’arma nucleare che dovrebbe averlo almeno al 90%. Dopodiché non ci sono prove che voglia arrivare al nucleare – continua – e soprattutto non ci sono prove che, nel caso in cui arrivasse ad averlo, lo userebbe immediatamente per attaccare Israele. Ci sono molte potenze nucleari nel mondo. Nessuna di queste ha mai fatto ricorso all’arma nucleare, tranne una: gli Stati Uniti, nel lontano 1945 a Hiroshima e Nagasaki“.

A chi paventa che Teheran possa voler distruggere Israele, Travaglio risponde: “Naturalmente non escludo che, se fossi un israeliano, mi sentirei minacciato dall’eventuale nucleare iraniano. Perché l’Iran da quando è nato Israele è uno dei tanti paesi islamici che non lo riconoscono, lo considerano una semplice entità sionista. Ma non hanno e non hanno mai avuto la possibilità di distruggere Israele. La possibilità di distruggere Israele – prosegue – ce l’avevano l’Egitto, la Siria, la Giordania, l’Arabia Saudita, quando attaccarono Israele nel 1948, nel 1967 e nel 1973. Oggi, diciamoci la verità, sia i paesi che lo riconoscono come la Giordania e l’Egitto, sia quelli che non lo riconoscono come l’Iran o la Siria, non hanno nessuna potenzialità militare per minacciare la sopravvivenza dello Stato di Israele“.

Il discorso tocca anche le motivazioni “umanitarie” dell’intervento. Il conduttore della trasmissione, Savino Balzano, chiede: “Un altro argomento che viene utilizzato dai sostenitori dell’iniziativa israeliana è questo: “Staremmo liberando il popolo iraniano dalla dominazione del regime del male”. Qualcuno, proprio qualche ora fa, ha detto che quest’operazione consentirà alle donne di mettere la minigonna a Teheran“.
Travaglio risponde: “Naturalmente sono favorevolissimo a che tutte le donne che vogliono indossare la minigonna la possano indossare, tutte le donne che non vogliono indossare il burka possano non indossarlo. Dopodiché preferisco sempre delle donne vive a delle donne morte in minigonna“.

Poi entra nel merito del “regime change”: “Mi domando quanti fallimenti l’Occidente dovrà ancora inanellare prima di arrendersi all’evidenza che il cambio di regime è positivo innanzitutto a una condizione: che avvenga spontaneamente per la maturazione di un popolo. Quando un popolo non accetta più un certo tipo di regime, il regime implode dall’interno. Questo accadde con la caduta del muro di Berlino e il successivo crollo a effetto domino dei paesi dell’Est comunista: non ci fu nessun attacco, nessun bombardamento, nessun intervento esterno. Può darsi che in futuro, e me lo auguro, succeda anche contro la teocrazia iraniana. Ma dubito che il cambio di regime possa avvenire su gentile richiesta di Benjamin Netanyahu e delle sue bombe“.

Al contrario, nota Travaglio, le bombe potrebbero rafforzare il regime: “I regimi, quando sono attaccati dall’esterno, fanno appello al nazionalismo. E anche coloro che cominciavano a dubitare della bontà del loro regime si stringono intorno al loro governo. Perché è comunque il loro governo. Lo insegna anche la storia di Netanyahu, che fa guerre continue. Finché il paese è in guerra, anche quelli che non amano il presidente del Consiglio e i suoi ministri comunque si sentono solidali, perché è il loro paese. Di solito le guerre rafforzano i regimi. Questo succederà sicuramente anche in Iran».

Il giornalista ricorda l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria: “In Iraq abbiamo pensato di liberare Baghdad dal regime di Saddam Hussein, che era sunnita. Abbiamo insediato dei fantocci sciiti, cioè amici dell’Iran che adesso non ci piacciono più. Alla fine ci ritroviamo sempre con le armi che forniamo ai buoni del momento. Adesso – puntualizza – il tema è buttare giù gli sciiti perché ci piacciono i sunniti. Ma non dimentichiamoci che i sunniti sono quelli che hanno creato lo Stato Islamico, il Daesh. Sono quelli che hanno destabilizzato la Siria, dove certamente c’era un dittatore feroce, Assad. Adesso abbiamo uno al-Jolani, uno jihadista che stava nell’Isis e prima ancora in Al-Qaeda, uno che nel 2001 esultava al crollo delle Torri Gemelle e che credo sia ancora nella lista nera dei più ricercati. A leggere invece certi giornali sembra Forlani”.

E aggiunge una riflessione amara sullo scenario internazionale: “Il problema è che questi cambi di regime ci hanno dimostrato che o avvengono per una iniziativa interna, o, se imposti dall’esterno, peggiorano tutto: durano poco, scatenano guerre civili, e non liberano nessuno. Per fortuna gli americani sono vaccinati. I nostri guerrafondai europei ci hanno costretti a tifare per Steve Bannon, non so se mi spiego».

Alla domanda sul silenzio di Sergio Mattarella, che sulla guerra in Ucraina si è espresso più volte, Travaglio risponde netto: “Il silenzio del capo dello Stato è perfettamente coerente con il doppio standard delle leadership europee. Il paragone con Hitler e col Terzo Reich lo tirano fuori solo quando l’aggressore appartiene al mondo dei cattivi. Quando l’aggressore è un nostro alleato, si parla d’altro. E poi Mattarella era il vicepremier del governo D’Alema che partecipò ai bombardamenti di Belgrado per 78 giorni contro ogni parere dell’Onu. Quindi, lui è proprio la quintessenza dell’ipocrisia occidentale“.

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