Trattenere il gettito fiscale dei porti? Rixi: “Possibile con l’autonomia, il centrosinistra non vuole”

  • Postato il 12 ottobre 2024
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Generico ottobre 2024

Genova. Il viceministro Edoardo Rixi, leader e capolista della Lega in Liguria, condivide l’appello lanciato nelle scorse ore da venti esponenti della società civile genovese: chiedere al Governo di aprire una trattativa per trattenere sul territorio almeno una parte dei 9 miliardi di gettito Iva generato dai porti di Genova, Savona e La Spezia. E lo fa rilanciando su una questione più che mai divisiva per la politica nazionale: l’autonomia differenziata.

“La Regione Liguria ha chiesto la possibilità di inserire la materia portuale nel tema dell’autonomia che potrebbe prevedere che parte del gettito fiscale rimanga sul territorio, ovviamente destinato a migliorare le attività portuali ma anche il territorio circostante e la qualità dei servizi – ricorda Rixi -. Questo vorrebbe dire eliminare quella sindrome Nimby che spesso c’è quando si aumenta la massa movimentata dai porti perché le esternalità negative nei confronti del territorio a volte sono superiori a quanto si percepisce come creazione di valore aggiunto”.

La giunta Toti, con un documento approvato nel 2019, aveva manifestato interesse alla concessione di autonomie in ambito portuale, puntando a istituire un fondo per trattenere sul territorio una quota dei tributi pari al 3% dell’Iva, dei dazi e delle accise generate annualmente e a trasformare le Autorità portuali in società per azioni con nomina diretta del presidente. Se il centrodestra rimarrà al governo della Regione è prevedibile che si vada avanti su questa strada.

Intanto bisogna aprire la trattativa a livello nazionale. visto che l’attuale presidente facente funzioni Alessandro Piana si è presentato con gli altri presidenti di Regione alla trattativa col Governo sull’autonomia. Dispiace che il centrosinistra su questo abbia cambiato completamente posizione, per la Liguria sarebbe un’opportunità incredibile”, punge Rixi.

D’altra parte non è forse un caso che alcuni firmatari dell’appello appartengano al mondo riformista che negli ultimi anni è stato poco organico al centrosinistra: c’è ad esempio l’ex assessore Arcangelo Merella, candidato nel 2017 con una lista autonoma Ge9Si che al ballottaggio aveva sostenuto Crivello, salvo poi confluire nei movimenti civici di Bucci. Uno degli autori dell’iniziativa è l’economista e giornalista Andrea Acquarone, che con Merella si era candidato sette anni fa (smarcandosi però nel 2022), sostenitore di posizioni regionaliste nell’ambito dell’europeismo progressista. E poi Aristide Fausto Massardo, ingegnere e docente universitario, candidato presidente di Italia Viva alle regionali del 2020.

Ieri Marco Bucci ha risposto prontamente l’appello: “Se tante volte il tema delle risorse necessarie è lo scoglio più difficile da superare per realizzare le opere necessarie, è assurdo che la Liguria sia sempre pronta a dare quello che incassa, ma non a ricevere quel che le spetta. Spero che l’esperienza e la credibilità che mi sono conquistato in questi anni, anche e soprattutto quando si trattava di andare a ottenere attenzione e risorse per la nostra terra, possa essere considerata la migliore garanzia dell’impegno che mi assumo nell’accogliere in toto questa richiesta“.

Dopodiché il coordinamento regionale per il no all’autonomia differenziata capitanato dalla Cgil ha ricordato che in Liguria sono state raccolte 40mila firme contro il ddl Calderoli: “Il sindaco di Genova dovrebbe sapere che il nostro territorio riceve più risorse dallo Stato di quelle che versiamo a Roma e che l’unica cosa che succederebbe con l’autonomia differenziata sarebbe quella di ridurre le nostre entrate. Se passasse la tesi sostenuta dal sindaco, la Liguria non potrebbe neppure garantire servizi, già scalcagnati per la cattiva gestione, come scuola e sanità. Stessa sorte toccherebbe alle grandi infrastrutture che sono sostenute da risorse che non sono a bilancio della Regione né tanto meno del Comune. A questo punto Bucci dovrebbe spiegare come si pagano le infrastrutture sociali, tecnologiche e logistiche sulle quali si auto vanta di essere l’uomo del fare”.

I porti liguri generano quasi il 45% del gettito di tutti i porti italiani – osserva Rixi -. Questo vorrebbe dire riuscire a minimizzare gli elementi di impatto ambientale, migliorare i servizi di trasporto ma anche tutti i servizi essenziali per i cittadini genovesi e liguri. Mentre a livello nazionale ci deve essere un sistema sinergico, bisogna fare in modo che ci siano ricadute territoriali”. Secondo Rixi l’autonomia “non andrebbe a marginalizzare il porto, ma lo aiuterebbe ad avere un buon rapporto coi territori circostanti, anche sul tema delle emissioni in porto, sull’elettrificazione, l’insonorizzazione e anche l’elettrificazione dei mezzi che movimentano nell’ultimo miglio”.

D’altro canto i proponenti non chiedono l’autonomia tout court, ma solo un intervento di natura fiscale perché “solo una quota minima di queste risorse resta sul territorio, che sopporta pertanto una servitù a beneficio dello Stato senza ricevere stabili contropartite in cambio”. Resta da capire se Andrea Orlando accoglierà in qualche modo lo spunto o sposerà integralmente le posizioni del fronte anti-autonomia.

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Genova24

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