Trattative ancora in alto mare per la Consulta. Si cerca l'intesa bipartisan

  • Postato il 14 gennaio 2025
  • Di Agi.it
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Trattative ancora in alto mare per la Consulta. Si cerca l'intesa bipartisan

AGI - È andato a vuoto anche il tredicesimo scrutinio per l'elezione del giudice che dovrà sostituire Silvana Sciarra alla Corte costituzionale, posto vacante da oltre un anno, così come il quarto scrutinio per la sostituzione di altri tre giudici, chiamati a subentrare al presidente Augusto Barbera e ai suoi vice Franco Modugno e Giulio Prosperetti, il cui mandato è terminato a dicembre.

A decretare l'ennesima fumata nera del Parlamento in seduta comune è stato il mancato accordo sulla rosa di quattro nomi che maggioranza e opposizioni, fino a ieri, sembravano essere vicini a siglare. E invece, dopo contatti e interlocuzioni anche a livello di vertici dei partiti, arriva lo stop, che rende sempre più in salita la strada per riuscire a garantire il plenum in occasione dell'udienza della Consulta del prossimo 20 gennaio, ultima data utile per la decisione sull'ammissibilità o meno dei referendum abrogativi sull'autonomia, il jobs act e la legge sulla cittadinanza.

Per tentare in extremis l'elezione dei quattro giudici mancanti, il Parlamento potrebbe essere nuovamente convocato giovedì, così da avere i tempi 'tecnici' per l'espletamento delle formalità ufficiali e arrivare al 20 con la Consulta a ranghi pieni. La decisione dovrebbe essere presa domani in Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, ma le chance sono basse. Intanto, i partiti tentano di riavvolgere i fili di una matassa che è tornata a ingarbugliarsi tra ieri sera e oggi, con tanto di consueto 'scaricabarile' sulle responsabilità: per le opposizioni i problemi sono da rintracciare nel centrodestra e, in particolare, dentro Forza Italia che, a dire dei parlamentari delle minoranze, non sarebbe ancora pronta a indicare il suo nome.

Per la maggioranza, al contrario, la causa dell'impasse sarebbe da ricercare nelle opposizioni e, nello specifico, in casa Pd, che avrebbe posto il veto sul nome del giudice 'tecnico', in quanto considerato "troppo vicino a FI". Il che avrebbe rimesso tutto in discussione, facendo saltare l'accordo. Nulla di tutto ciò, "non abbiamo posto alcun veto", è la replica dem. Al momento, dunque, i punti fermi risulterebbero essere due: il nome in quota FdI, che resta quello di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di palazzo Chigi e 'padre' della riforma sul premierato, e il nome in quota Pd, ovvero il costituzionalista Massimo Luciani. Si navigherebbe in alto mare invece per i nomi in quota FI e sul 'tecnico', da scegliere con accordo bipartisan.

Forza Italia smentisce senza esitazioni l'esistenza di problemi interni (o con gli alleati) sul proprio candidato. Ed è qui che entrano in gioco le 'ricostruzioni' delle opposizioni: gli azzurri non trovano la quadra sul nome da votare, dicono fonti parlamentari del Pd. Dello stesso avviso anche Avs e diversi deputati di minoranza. Gli azzurri - accantonati 'a malincuore' i nomi del viceministro Sisto e del senatore Zanettin (ci sarebbero perplessità nella maggioranza e nel governo sul fatto di eleggere alla Consulta dei parlamentari) - starebbero valutando altre opzioni.

Tra queste si fa il nome di Andrea Di Porto, professore universitario della Sapienza. Tra le ipotesi che si susseguono tra i Palazzi spunta anche il nome della magistrata Augusta Iannini, con un curriculum di rispetto e nota ai più per essere la moglie del giornalista Rai Bruno Vespa. Ma anche di Roberto Cassinelli, avvocato ed ex parlamentare.

Da Forza Italia si smentiscono problemi: "Noi siamo pronti, abbiamo i nostri nomi e aspettiamo solo che il segretario ci dica chi votare", spiega in Transatlantico il capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri, che attribuisce l'intoppo a un errore contenuto in un articolo pubblicato ieri: "È stato scritto che il nome del candidato 'tecnico'", ovvero il quarto giudice da eleggere che, per intesa sul metodo raggiunta settimane or sono sarebbe dovuto essere un nome terzo, "è stato dato invece per 'vicino' a FI, nulla di più lontano dalla realtà", assicura. Si tratta dell'avvocata generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, ieri sera in pole position rispetto all'altro nome circolato, Valeria Mastroiacovo, presidente dei giuristi cattolici. Entrambi i nomi, secondo alcuni parlamentari, sarebbero tuttavia stati presi in considerazione anche come possibili candidati in quota azzurri, ma dai parlamentari FI appunto non arriva alcuna conferma.

Ad anticipare che la strada era ancora tutta in salita è in mattinata il capogruppo di FI alla Camera Paolo Barelli: "Non sono sicuro che oggi si troverà ancora la quadra", dice ancor prima della seduta del Parlamento. Piu' tardi aggiunge: "Il tema è il quarto nome, che deve essere concordato anche con l'opposizione". E la presidente dei deputati dem, Chiara Braga, conferma: "Non sono ancora mature le condizioni per un accordo complessivo".

Per l'azzurro Giorgio Mulè "su tre nomi pare che ci sia l'accordo" con l'opposizione, "sul nome condiviso si sta lavorando. È un po' come la storia dei moschettieri: ci sono Athos, Porthos, Aramis e manca D'Artagnan. Per quanto ne so io siamo vicini a trovare un accordo". Ma il risiko, salvo sorprese, è al momento lungi dall'essere composto, il che rischia di far slittare alla prossima settimana la nuova votazione del Parlamento, consegnando cosi' il dado della decisione sui referendum a una Consulta a ranghi ridotti. 

 

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Autore
Agi.it

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