Trame, misteri, accordi e duelli tra le due sponde del Tevere: "Linea Segreta", il libro di Antonio Preziosi
- Postato il 16 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Trame, misteri, accordi e duelli tra le due sponde del Tevere: "Linea Segreta", il libro di Antonio Preziosi
Anni fa i cronisti di lunga navigazione e di provata esperienza, passando davanti alla sala stampa vaticana, nei pressi del colonnato di San Pietro, indicavano il luogo e spiegavano, ai novellini alle prime armi nel giornalismo, che era da lì, dal Vaticano, e specialmente da quella sala stampa, che si poteva comprendere veramente quel che succedeva in Italia.
Anzi nel mondo. Ci sono pochi chilometri a dividere le due sponde del Tevere, eppure quel breve spazio ha misurato, e continua a misurare, la storia e la politica, attraverso una “linea” non visibile, spesso, magari sotto traccia, ma dai risultati eclatanti e duraturi. Antonio Preziosi, giornalista direttore del Tg2, consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, studioso di questioni religiose e vaticane e scrittore, in questo suo ultimo saggio Linea Segreta. I retroscena tra Stato e Vaticano" (edito da San Paolo, pp.320, euro 20), offre una chiave di lettura trasversale ma assolutamente centrale della storia del nostro Paese.
I Patti Lateranensi ricuciono la ferita provocato dalla Questione romana e proprio da questo punto l'autore comincia a narrare la storia delle fila tese tra le due sponde del Tevere nell'Italia repubblicana. Un tessuto di rapporti personali i vari presidenti della Repubblica e i Pontefici e i presidenti del Consiglio. Con l'obiettivo di sviluppare concordia, collaborazione, stima reciproca ma anche tentativi di influenzare le sorti politiche. E momenti di tensione quasi drammatica. Episodi noti e meno noti emergono dal racconto puntuale, preciso, vivido dell'autore, disegnando una storia in controluce, sulla quale si stagliano figure come Amintore Fanfani, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Aldo Moro, Giorgio Napoltano, Karol Wojtyla, Silvio Berlusconi, Benedetto XVI, fino ai protagonisti degli ultimi anni.
Andiamo indietro nel tempo, primi anni Cinquanta. Precisamente nel 1955, Fanfani è protagonista di veri e propri “duelli” con l'Osservatore Romano ai cui tentativi di intervenire in favore o contro le formule di governo lo statista democristiano oppone la sua volontà di non confondere o identificare la propria azione con quella della Chiesa. Le tensioni culminano in editoriali come quello del cardinal Alfredo Ottaviani che sull'organo di stampa dell'Azione Cattolica, ai politici democristiani lanciò un avvertimento: «Servire la Chiesa e non servirsene». Difficoltà e asprezze che riprendono vigore negli anni Settanta, tra referendum sul divorzio, terrorismo, aperture, reali o presunte, a sinistra.
Arrivano gli anni di Piombo e il drammatico rapimento di Aldo Moro da parte delle Br, con i tentativi in extremis di Papa Paolo VI, amico intimo del leader Dc, di scongiurare l'esecuzione dello statista. Persino la raccolta, segreta, di dieci miliardi di lire, conservate a Castel Gandolfo, che sarebbero dovute servire per pagare il riscatto per la liberazione richiesto dai brigatisti. La vicenda precipita in tragedia, con l'assassinio del presidente della Dc. Due giorni prima della messa esequiale per Moro a San Giovanni in Laterano, a cui non partecipa la famiglia, un sedicente brigatista telefonò al direttore dell' Osservatore Romano per annunciare un attentato durante la funzione. Nonostante questo clima di tensione , Paolo VI decide comunque di presenziare, e rinuncia all'elicottero che il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti gli avrebbe messo a disposizione per rafforzarne la protezione.
Passano gli anni. Nei mesi immediatamente precedenti alla sua morte, Giovanni Paolo II, pur fiaccato dalla malattia, si impegna con grande forza per l'inserimento delle radici cristiane nella Costituzione Europea. Attraverso un “alto esponente politico italiano”, il Papa poi divenuto Santo fa avere una lettera in proposito a Valéry Giscard d'Estaing, presidente della Convenzione europea che lavora al testo. «Se la può tenere in tasca», dichiara sprezzante il politico francese al mediatore, e quando Giovanni Paolo II ne viene a conoscenza, prova un grande dolore, come sottolinea Preziosi. Inizia l'era Berlusconi. «Dal Vaticano», si legge nel saggio, «si guarda la situazione con una certa silenziosa attesa».
Scorrendo le pagine di quella fase, emerge quando rivelato recentemente anche dal cardinale Camillo Ruini in un'intervista, ossia della proposta avanzata dall'allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro (allo stesso Ruini, al cardinal Sodano e a monsignor Tauran) di un coinvolgimento della Santa Sede per far cadere il primo Esecutivo Berlusconi. Proposta respinta decisamente dai porporati. Seguono anni di continuo, serrato confronto soprattutto su temi “caldi”, come il complicato braccio di ferro istituzionale (interno all'Italia) sul caso Englaro e il referendum sulla Legge 40, consultazione che vide una sponda tra il governo Berlusconi e la CEI di allora. Fino ai nostri giorni, quando i protagonisti sono papa Francesco e Giorgia Meloni.
Sintonia, fin dalla formazione dell'Esecutivo, analizza Preziosi, che vede la presenza di due esponenti cattolici di rilievo, come il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il Pontefice, parlando dal Bahrein pochi giorni dopo il giuramento del governo, propone una riflessione che appare come un appello alle forze di opposizione affinché esercitino il loro ruolo con responsabilità e senza pregiudizi. Una successiva nota di Palazzo Chigi definisce le parole del Pontefice come “un perenne monito alla saggezza e alla carità”. Un dialogo mai venuto meno, e che avrebbe raggiunto l'apice con la partecipazione del Pontefice al G7. Però su un altro tema più che caldo, quello dell'immigrazione, ill confronto si è fatto più serrato e con punte di criticità.
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