Traghettopoli, cominciati gli interrogatori. Le difese: “Nessuna corruzione, mancano i presupposti”

  • Postato il 16 aprile 2025
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Genova. Nessuna corruzione ma una pratica “marinaresca” quella di regalare biglietti dei traghetti per la Sicilia e la Sardegna a ufficiali della capitaneria, ma anche a forze dell’ordine, magistrati e funzionari delle prefetture. E non ci sarebbero le esigenze cautelari per chiedere gli arresti domiciliari.

E’ quello che sostengono in sintesi gli avvocati di Raffaele Laurici, Dpa (Persona Designata a Terra) della Tirrenia, e Giuseppe Vicidomini, comandante di armamento della Moby e Tirrenia-Cin due sono accusati di corruzione per l’esercizio delle funzioni e il pm Walter Cotugno ha chiesto gli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta per i mancati controlli ambientali sulle navi della Tirrenia-Cin.

Laurici ha depositato una memoria e puntualizzato alcuni aspetti delle contestazioni attraverso una breve dichiarazione spontanea ma non ha risposto alle domande dalla gip Silvia Carpanini visto che le difese non hanno ancora visto tutti gli atti del fascicolo. Vicidomini (assistito dagli avvocati Luca Dellacasa e Angelo Paone) si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Gli avvocati: “Dagli atti manca qualsiasi presupposto alla corruzione”

I legali hanno però contestato la sussistenza dell’ipotesi di reato di corruzione visto che, dagli atti non emergerebbe alcuna “contropartita” ai biglietti omaggio, quindi nessuna controprestazione che sarebbe il presupposto dello scambio corruttivo.

Inoltre per gli avvocati degli indagati non ci sarebbe alcun pericolo di inquinamento o di reiterazione del reato dal momento che l’indagine è conosciuta da più di un anno e lo stesso comandante e la compagnia hanno collaborato con la procura per risolvere le presunte irregolarità sui traghetti. La settimana scorsa il pm aveva ottenuto il sequestro preventivo di 64 milioni.

Domani l’interrogatorio dell’ex ad di Tirrenia

Domani si svolgeranno altri tre interrogatori: quello di Massimo Mura, ex amministratore delegato di Tirrenia e quelli di due dipendenti della società. Gli ultimi interrogatori sono stati calendarizzati per il 24 e 29 aprile. Al termine di questa la giudice deciderà se accogliere o meno le richieste di misure (due domiciliari e 11 interdittive).

Secondo l’impianto accusatorio, le navi della società erano prive dei requisiti fissati dalla normativa internazionale in materia ambientale: alcuni componenti dei motori principali e dei diesel generatori di corrente sarebbero stati manomessi o sostituiti con pezzi di ricambio non originali e, quindi, non conformi alle norme, che sarebbero state aggirate con attestazioni fasulle riportate sui registri o attraverso la contraffazione dei segni di autenticazione di competenza delle autorità pubbliche.

Da questo primo filone, che vede indagato anche Achille Onorato (figlio di Vincenzo e amministratore delegato di Moby), è nata una seconda tranche di inchiesta per corruzione che vede coinvolte una quarantina di persone tra magistrati, forze dell’ordine e alti funzionari delle Prefetture. Per l’accusa, sostenuta dal pm Walter Cotugno, avrebbero viaggiato gratis o con forti sconti verso la Sicilia o la Sardegna.

Sui due magistrati saranno i pm di Torino a valutare eventuali reati

I nomi dei due magistrati genovesi emersi dalle indagini della guardia di finanza, entrambi sostituti procuratori presso la Corte d’Appello di Genova, sono stati inviati alla Procura di Torino che è competente in caso di vicende giudiziarie che coinvolgano magistrati del distretto genovese. Saranno quindi i pm torinesi a valutare se i viaggi gratuiti di cui secondo l’accusa avrebbero usufruito sui traghetti Moby possano oppure o no costituire un reato.

Uno dei magistrati coinvolti nella vicenda, ieri aveva chiarito ai cronisti di non sapere nulla circa le presunte contestazioni e comunque di non aver mai svolto indagini che coinvolgessero compagnie di navigazione. L’altro, avvicinato questa mattina, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.

Autore
Genova24

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