Tragedia di Arenzano, 52 anni dopo il ricordo del maggiore Enrico: fu l’eroe della London Valour

  • Postato il 11 maggio 2025
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enrico rinaldo

Genova. Sono passati 52 anni da quella domenica del 6 maggio 1973 in cui l’elicottero Agusta Bell 205 del maggiore pilota Rinaldo Enrico scomparve e cadde in mare in un’improvvisa quanto insolita caligo al traverso di Arenzano. Con lui persero la vita il pilota Ugo Vignolo, lo specialista Elio Mignanego e il pilota civile Ugo Rodo.

Una triste ricorrenza che ogni anno va ricordata in modo forte e doveroso, anche perché i valori e gli insegnamenti di Enrico non vadano perduti.

Le cause dell’incidente non furono mai chiarite, ma a tutti noi che seguivamo l’attività degli elicotteri dei vigili del fuoco piacque immaginare, come degna conclusione di una leggenda che, se Enrico fosse stato ai comandi della sua piccola libellula Agusta Bell J2, sarebbe uscito indenne da quella maledetta nebbia.

Già, la libellula. Era tanto minuscola da dover ospitare la barella per trasportare i feriti all’esterno, sui pattini. A Savona atterrava davanti alla statua di Garibaldi o addirittura all’incrocio tra corso Italia e corso Mazzini. Enrico in persona aveva inventato un cestello per recuperare i naufraghi, cosa che fece ripetutamente il 9 aprile del 1970 dopo il naufragio della London Valour, di fronte a Genova. E poté, come era solito fare, disegnare molti omini stilizzati sulla carlinga a ogni persona salvata.

Su quel volo doveva esserci anche Pietro Corrado, il capo controllo, cioè il responsabile degli specialisti, figure fondamentali del glorioso Nucleo elicotteri dei vigili del fuoco di Genova, per far volare Drago, nome in codice utilizzato ancora oggi. Si salvò perché aveva preso un giorno di permesso.

Nella storia del Nucleo non si può non citare il successore di Enrico, Sergio D’Agostino, che dieci anni dopo, l’8 febbraio 1983, atterrò sulla spiaggia di Albisola Superiore per portare soccorso dopo l’esplosione alla trattoria Stella. Fu l’inizio dell’elisoccorso moderno, nato in Liguria ed esportato dovunque, con a bordo sub e personale sanitario. Un soccorso pubblico che  non doveva costare al contribuente una lira in più dei costi tecnici.

Non è andata così, perché è arrivato l’elisoccorso privato. Ancora una volta chiediamo di fare il punto a Stefano Giordano, pompiere ora in aspettativa avendo assunto la carica di capogruppo in Regione del Movimento 5 stelle ed ex esponente nazionale dell’Usb, l’Unione Sindacale di Base, unico esponente politico a dedicarsi a questo argomento. 

Dice Giordano: “Intanto bisogna sottolineare che quel sacrificio non è dimenticato, di chi sacrifica la propria vita per salvare quella degli altri. Uomini straordinari che hanno gettato le basi di questo servizio con una visione che è sempre all’avanguardia”.

Purtroppo oggi i problemi, per il Nucleo dei vigili del fuoco, superano di gran lunga le prospettive. Spiega Giordano: “Mentre la Regione stipula una convenzione con i privati per nove anni, il Dipartimento dei vigili del fuoco non va oltre un anno, un anno e mezzo, nonostante si sia dotato del moderno elicottero AW 139. Una spesa ingente senza poterla sfruttare a dovere, soprattutto senza poter avere una vera pianificazione. Una scelta incomprensibile e sospetta, per la quale ho predisposto un ordine del giorno in Regione che sarà presto votato”.

Conclusione quasi d’obbligo affidata a Michele Costantini, a lungo vice comandante dei vigili del fuoco di Savona: “Enrico era una persona magnetica, con il suo sorriso e i suoi baffoni. Le sue idee sono state geniali, il suo esempio eroico per tutti noi pompieri, anche per quelli che semplicemente accorrevano con l’autopompa a spegnere un incendio”.

Autore
Genova24

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