Traffico di droga sul litorale romano, dall’inchiesta emerge un nome che riporta a Cosa Nostra e alle stragi
- Postato il 27 novembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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C’è un piccolo tassello legato a Cosa Nostra e alle stragi di mafia del 1992-93 che riemerge, più di 30 anni dopo, dalle inchieste sul traffico di droga nell’hinterland romano. Quel pezzo di puzzle porta il nome di Salvatore Spataro, 61 anni, palermitano, coinvolto nell’indagine sfociata nei giorni scorsi in 16 arresti ordinati dalla Procura di Roma ed eseguiti dalla Questura di Roma tra Latina, Aprilia e Nettuno (per Spataro l’istanza di arresto è stata respinta dal gip per “difetto dell’attualità delle esigenze cautelari).
Negli anni ’90, infatti, Spataro fu condannato, insieme a molte altre persone, per aver favorito la latitanza dei fratelli boss Giuseppe e Filippo Graviano, il primo dei quali, ricordano i pm della dda di Roma, “accusato da numerosi pentiti di aver azionato il telecomando utilizzato per far esplodere l’auto-bomba che causò la morte del magistrato Paolo Borsellino e degli uomini della scorta” e “ritenuto responsabile dell’omicidio di Salvo Lima”. Addirittura, secondo i pm, durante la latitanza Giuseppe Graviano utilizzava un documento d’identità falso intestato proprio a Spataro. Nel 1998 Spataro poi è diventato collaboratore di giustizia.
La nuova inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal pm Francesco Cascini, tocca di due figure emergente della criminalità romana, quella di Pasquale Iovinella, ritenuto in passato dalla Procura di Velletri vicino al clan camorristico dei Casalesi, e quella di Simone Massidda, la cui influenza negli ultimi anni si è allargata nell’area pontina. I legami tra Iovinella e Spataro, rilevano gli stessi pm, risalgono addirittura al 2015. In particolare, risulta agli investigatori che il siciliano nel 2021 utilizzasse un terreno nei pressi di Nettuno, a sud della Capitale, dove allevava bestiame, per gestire i suoi traffici di cocaina, nascondere la droga e incontrare quasi giornalmente i clienti che poi rivendevano al dettaglio sul territorio. “Quando doveva incassare il ricavato delle cessioni di droga, specie dai clienti morosi, si faceva raggiungere nei pressi della sua abitazione” di Nettuno, spiegano gli investigatori nell’ordinanza di custodia cautelare. “Quando interloquiva telefonicamente con gli acquirenti”, invece, “utilizzava comunque una terminologia attinente alla sua attività di contadino (mucche, uova fresche ecc.)”.
L’operazione, secondo fonti investigative, mostra ancora una volta la trasversalità del traffico di droga nell’area capitolina, dove esiste una saldatura tra le varie organizzazione, anche legate ad altri territori. Tra cui quella di Iovinella, accostato dai magistrati ai fratelli Genny e Salvatore Esposito, figli di Luigi Esposito detto “Gigino Nacchella”, famiglia legata al clan “Licciardi” della camorra napoletana.
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