Tra sicurezza e sviluppo, così la Somalia punta sul Piano Mattei. Parla l’amb. Shegow
- Postato il 19 aprile 2025
- Esteri
- Di Formiche
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La Repubblica Federale di Somalia è un Paese che ha avuto storici legami con l’Italia; è anche uno dei paesi chiave dell’Indo-Mediterraneo, che si estende dal Golfo di Aden, un importante snodo storico e geografico tra il Mar Rosso. È lì che si apre il Mare Somalo, se fasto dal nevralgico Canale di Guardafui, fino a sud-ovest dove si fonde con il Kenya. La Somalia uno dei Paesi strategici dell’Africa orientale e del Corno d’Africa, e darà questa sua importanza geografica, e i suoi legami storici con l’Italia, è anche una priorità per il Piano Mattei — la strategia per l’Africa lanciata dal governo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che si estende dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, collegando così l’Indo-Mediterraneo. S.E. Ibrahim Omar Shegow è il nuovo ambasciatore somalo in Italia e ha presentato le sue credenziali al Presidente Sergio Mattarella il 7 aprile 2025. Ingegnere, politico e diplomatico, parla fluentemente l’italiano: Formiche.net conversato con il diplomatico somalo e ragionato sul suo Paese e sui punti di contatto con l’Italia.
Qual è l’attuale situazione nel suo Paese?
Come sapete, la Somalia ha attraversato decenni di guerra civile, il che ha aggravato la situazione economica e umanitaria del paese. Continuiamo ad avere un problema di terrorismo, tuttavia l’attuale governo, sotto la guida del presidente Hassan Sheikh Mohamud, ha adottato una posizione decisa contro il terrore e ha liberato con successo ampie porzioni del territorio dal controllo di Al-Shabab. Speriamo che, entro la fine dell’anno, ci siano ulteriori sviluppi e che le forze di sicurezza somale, con il sostegno dei partner internazionali, riescano ad infliggere un colpo decisivo ai terroristi e a migliorare la situazione della sicurezza.
Questi buoni risultati sul piano securitario corrispondono anche ad evoluzioni socio-politiche?
Il presidente Mohamud, come promesso durante la campagna elettorale, sta anche mantenendo con successo l’impegno del voto “una persona, un voto”. I somali ora hanno carte d’identità che daranno loro il potere di votare alle prossime elezioni regionali e nazionali nel 2026. Come ricorderete, la formula del 4.5 è stata concepita come un accordo temporaneo nel 1997 per eleggere il parlamento e il governo. Questo sistema ha portato ad un aumento del clanismo e delle divisioni nel paese. Il voto “una persona, un voto” porterà alla fine della formula 4.5 e delle divisioni che essa ha creato tra il popolo somalo. Finalmente ogni somalo potrà partecipare al processo democratico di elezione del governo, il che contribuirà anche a una maggiore unità nazionale. Le carte d’identità ci permettono anche di offrire servizi sociali ai cittadini somali, tra cui istruzione e supporto sociale.
Stiamo incoraggiando gli investimenti internazionali in Somalia, perché, come sapete, per uno sviluppo economico reale è necessario che sia il settore privato a fare da traino. La Somalia è un Paese ricco di risorse naturali, tuttavia la ripresa è un processo lento. Gli investimenti internazionali sono iniziati e stanno lentamente prendendo piede. La presidenza desidera incoraggiare ulteriormente industriali e imprenditori a investire nel nostro paese. Naturalmente, maggiore sicurezza e investimenti nelle infrastrutture porteranno automaticamente a un aumento degli investimenti privati e alla creazione di posti di lavoro. I somali sono un popolo giovane e stiamo anche assistendo al lento ritorno della diaspora somala, che era stata esiliata dalla guerra, e che porta con sé nuove competenze e risorse.
Tornando al nodo della sicurezza, e al rischio che esso possa diventare un fattore regionale: su cosa ci state concentrando?
C’è un grave rischio legato alla sicurezza dovuto alla collaborazione tra diversi gruppi terroristici, in particolare gli Houthi dello Yemen che si infiltrano in Somalia, supportando Al-Shabab e altri gruppi terroristici, oltre a usare la Somalia come punto di transito e base operativa verso l’Europa e l’Africa. Il governo collabora strettamente con partner internazionali, soprattutto con l’Unione Europea, per contrastare la pirateria, che si è notevolmente ridotta. La Somalia ha una costa molto lunga, di oltre 3300 km, situata in una posizione strategica. Tuttavia, il governo federale attualmente non dispone di un sistema efficace per pattugliare e proteggere la costa. Pur essendo grati per il supporto dei nostri partner internazionali, la Somalia ha bisogno di risorse per creare una propria guardia costiera e una propria marina, e sviluppare capacità autonome per proteggere la propria costa e la Zona economica esclusiva (Zee).
Quali altre sfide e opportunità vede?
La costa somala ha anche un grande potenziale per la pesca e per la Blue economy. Attualmente, la pesca illegale nelle acque somale causa gravi perdite economiche e danni ambientali. Il potenziale della Somalia nell’economia blu va sviluppato, e qui l’Italia, con le sue istituzioni e la sua esperienza, può aiutarci molto a sviluppare il nostro potenziale. Abbiamo bisogno di infrastrutture e formazione affinché i pescatori somali possano esportare direttamente in Europa, senza dover passare da paesi terzi. L’Italia è una penisola e possiede questa esperienza: ciò potrà generare occupazione e prosperità in Somalia.
Qual è la sua aspettativa nei confronti dell’Italia e del suo mandato qui?
La presidente del Consiglio Meloni ha assegnato grande importanza alla Somalia all’interno del suo Piano Mattei, sul quale contiamo molto. Essendo stata una ex colonia italiana, i due Paesi sono culturalmente molto vicini. L’italiano è ancora insegnato in diverse scuole e facciamo parte della sfera culturale italiana, e continueremo a farne parte attiva. Oltre all’economia blu, l’assistenza nel settore agricolo è qualcosa che l’Italia può offrirci: dalla formazione dei giovani all’assistenza per pompe solari e altre fonti di energia rinnovabile, fino alla formazione agricola e alla fornitura di attrezzature. Questo aiuterà la Somalia a raggiungere una certa autosufficienza alimentare e sarà anche un motore per l’empowerment giovanile e l’occupazione.