Tra Guantanamo e l’India: la dottrina Trump sull’immigrazione
- Postato il 5 febbraio 2025
- Di Panorama
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Tra Guantanamo e l’India: la dottrina Trump sull’immigrazione
Prosegue la stretta di Donald Trump sull’immigrazione illegale. Martedì, la Casa Bianca ha confermato che sono iniziati i primi trasferimenti di immigrati irregolari al centro migranti di Guantanamo: una struttura che, istituita nei primi anni ’90, l’attuale amministrazione americana sta ampliando con l’obiettivo di mandarci i clandestini considerati più pericolosi. È in quest’ottica che il Pentagono ha già inviato 150 soldati nella baia.
Non solo. Sempre martedì, El Salvador si è offerto di trattenere nelle proprie carceri non soltanto gli immigrati con precedenti penali espulsi dagli Stati Uniti ma anche i detenuti in possesso di cittadinanza americana. L’annuncio è arrivato dopo l’incontro intercorso tra il presidente salvadoregno, Nayib Bukele, e il segretario di Stato americano, Marco Rubio. Il giorno prima, lo stesso Rubio aveva assistito personalmente a un rimpatrio di clandestini, mentre si trovava a Panama City.In tutto questo, Trump guarda con attenzione al rafforzamento dei confini. Ha infatti mandato 1.500 soldati aggiuntivi alla frontiera meridionale: frontiera che, nelle scorse ore, è stata anche visitata dal capo del Pentagono, Pete Hegseth, il quale ha garantito la linea dura contro i cartelli della droga, che sono già stati designati dal nuovo presidente americano come organizzazioni terroristiche. Nel mentre, sotto minaccia dei dazi, Canada e Messico hanno acconsentito a rafforzare i controlli alle loro frontiere con gli Stati Uniti. Nel frattempo, un aereo con 104 espulsi dagli Usa è arrivato in India poche ore fa: si tratta del rimpatrio a più lunga distanza finora condotto dall’attuale amministrazione americana.
Ma Trump sta adottando la linea dura anche sul territorio statunitense. Il Dipartimento di Giustizia ha avviato un’indagine su uno sceriffo dem dello Stato di New York, che avrebbe rimesso in libertà un clandestino con precedenti penali. Al contempo, il responsabile delle frontiere, Tom Homan, ha minacciato di perseguire il governatore dem del New Jersey, Phil Murphy, dopo che quest’ultimo aveva lasciato intendere di aver ospitato un migrante irregolare in casa sua. Ricordiamo che Homan ha letteralmente dichiarato guerra alle cosiddette “città santuario”: stiamo parlando di quelle amministrazioni municipali, cioè, che si rifiutano di collaborare con le autorità federali nel contrasto all’immigrazione illegale.Proseguono frattanto le retate. Lunedì, le forze dell’ordine hanno reso noto di aver arrestato, a fine gennaio, 32 clandestini nella contea di Palm Beach (in Florida), provenienti da Guatemala, Haiti, Messico, Honduras, El Salvador, Venezuela, Colombia, Brasile, Cuba e Nicaragua. Tra i reati di cui sono accusati figurano furto, rapina e possesso di droga. Ricordiamo che Homan ha adottato la linea di cosiddetti “arresti collaterali”: la precedenza viene, sì, data ai clandestini macchiatisi di reati, ma, nel corso delle retate, non vengono risparmiati dall’arresto anche gli altri immigrati irregolari che vengono scovati.
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