Torino si blinda per il corteo pro Askatasuna: attesi antagonisti da tutta Italia
- Postato il 20 dicembre 2025
- Politica
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Torino si prepara a una giornata ad alta tensione. Il corteo annunciato per oggi, sabato, si preannuncia “bollente” e partirà alle 14.30 da Palazzo Nuovo, dopo il cambio di location rispetto all’iniziale piazza Santa Giulia, da anni considerata la “piazza di Aska”. A scendere in strada saranno antagonisti provenienti da tutta Italia, mobilitati dopo lo sgombero del centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita, eseguito dalla polizia due mattine fa.
Il livello di allerta è massimo. Per garantire l’ordine pubblico sono stati inviati a Torino 400 agenti del Reparto mobile in rinforzo ai colleghi locali, provenienti da Milano, Genova, Bologna e Padova. Una presenza rafforzata resa necessaria non solo dalla manifestazione, ma anche dalla concomitanza con un altro evento delicato: il big match di Serie A Juventus-Roma in programma all’Allianz Stadium.
Antagonisti da tutta Italia
La chiusura di Askatasuna ha fatto da catalizzatore per i movimenti antagonisti nazionali. Dopo lo sgombero del Leoncavallo di Milano, avvenuto lo scorso 21 agosto, quello torinese era considerato l’ultimo grande simbolo dell’antagonismo nel Nord Italia. Ed è proprio dal “Leonca” che arriverà una delegazione significativa, insieme a militanti dalla Lombardia, da Genova e dal Nord-Est.
Secondo le stime delle forze dell’ordine, potrebbero essere almeno 5mila le persone in piazza. Una mobilitazione che richiama alla memoria quella del 4 marzo 2023 in solidarietà con Alfredo Cospito, giornata che si concluse con devastazioni, scontri e arresti. Anche oggi si teme uno scenario simile: tra i manifestanti potrebbero esserci antagonisti incappucciati e armati.
Il titolo scelto per il corteo è esplicito: “L’Aska non si tocca”. La manifestazione, destinata a protrarsi per diverse ore, potrebbe andare avanti fino a tarda sera. Le dichiarazioni circolate nei giorni successivi allo sgombero lasciano pochi dubbi sul clima: «Se sgomberano Askatasuna, la nostra casa diventeranno le strade»; «Dobbiamo farlo diventare il cantiere del Tav, se lo vorranno tenere dovranno militarizzarlo».
Città sotto stretta sorveglianza
Torino, nell’ultimo sabato di shopping natalizio, si presenta blindata. Sorvegliate speciali questura, caserme, prefettura e municipio, oltre ai principali obiettivi sensibili lungo il percorso del corteo. Gli agenti arrivati in città già giovedì, in occasione dello sgombero, non hanno mai lasciato il capoluogo.
Al civico 47 di corso Regina Margherita, intanto, si procede a murare le finestre per rendere inutilizzabile la palazzina che per trent’anni ha ospitato Askatasuna. Decine di mezzi e centinaia di uomini di polizia e carabinieri presidiano l’area, con idranti pronti a intervenire per impedire eventuali tentativi di rioccupazione.
Nel mirino dei manifestanti potrebbero finire la prefettura di piazza Castello e le forze dell’ordine che hanno eseguito lo sgombero. Un contesto che rende la gestione dell’ordine pubblico particolarmente complessa, anche per la necessità di garantire la sicurezza attorno allo stadio durante Juve-Roma.
Un quartiere spaccato
Vanchiglia appare oggi più divisa che mai sul futuro dell’immobile e sul significato di Askatasuna, considerato da una parte del quartiere un bene comune e un progetto politico-culturale, da altri una realtà ormai incompatibile con la legalità. Sul tema è tornato a intervenire anche il sindaco di Torino che, pur condannando la violenza e le responsabilità individuali, ha rivendicato sui social il percorso di regolarizzazione avviato due anni fa, prendendo le distanze dal centrodestra.
Un percorso che si è interrotto con le perquisizioni legate agli assalti al quotidiano La Stampa, alle Ogr e alla Leonardo, episodi che hanno portato allo sgombero di un edificio che, secondo i progetti, avrebbe dovuto essere già vuoto. Ora la città attende il pomeriggio, con il timore che la protesta possa trasformarsi, ancora una volta, in scontro.
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